Con una popolazione di oltre 3 milioni di capi la pecora è il mammifero più diffuso in Sardegna. Si tratta di un animale il cui legame con l’Isola è indiscutibile da millenni. La tradizione agropastorale sarda e le produzioni gastronomiche ad essa associate sono celebri in tutto il mondo.

Non è quindi un caso che la parola italiana pecora trovi decine e decine di traduzioni diverse nelle varie zone dell’Isola. Facendo alcune ricerche Vistanet ne ha individuato più di 30, ma probabilmente ne esistono almeno un’altra ventina.

Basta infatti cambiare paese per trovarsi di fronte a un lemma diverso, che si differenzia dal comune limitrofo per una consonante, una vocale o un accento diverso. Va detto che esistono più o meno quattro varianti facilmente individuabili nei vari distretti linguistici dell’Isola.

C’è parecchia uniformità nell’area campidanese dove è assolutamente dominante la denominazione “brebei”. Alcune varianti constano di un cambio di vocale (brabei), ma sostanzialmente nel Sud Sardegna, nel Sulcis, nell’Iglesiente e nel Campidano di Oristano ci si capisce facilmente.

La seconda variante è quella nuorese-barbaricina, riassumibile nei vari “Erbeghe”, “Berbeche” ecc. ecc.. In Ogliastra la sostanza è la stessa, ma con un troncamento anticipato della parola. Così nascono le forme “Erbei”, “Ervèe”, “Berbè”. Nel Logudoro la versione più diffusa è Arbeghe, declinato poi in decine di forme diverse. Nelle aree dei dialetti sardo-corsi (Gallura e Sassarese) il nome si avvicina decisamente all’italiano trovando le forme “Pecura”, “Pegura”, “Begura”e “Pegula”. Infine ci sono le aree di tradizione linguistica non sarda come Alghero, dove la pecora diventa “Uveglia” (molto simile al catalano-spagnolo “Ovella”) e Carloforte, dove l’ovino è chiamato “Pegua”.

Ecco una lista di nomi in sardo dell’animale:

Brebei, Brabei, Pegura, Pegula, Pecura, Aveghe, Arbèghe, Arbèi, Ervèche, Elveghe, Albeghe, Verbe, Albeghe, Erve, Ebrè, ‘Abrei, Aiveghe, Irvecche, Erbei, Ervèe, Aiveghe, Verveche, Alveghe, Aiveghe, Erbeghe, Berbeche, Vervehè, Berveche, Uveglia, Pegua, Aiveghe, Begura

L’articolo Lo sapevate? Come si dice “pecora” in Sardo? Esistono più di 30 versioni diverse proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Bruno Chillotti, 64 anni. Sono nato in Francia, a Lione, figlio di immigrati italiani che dopo aver cercato fortuna oltralpe scelsero di tornare in Sardegna. Sposato con Mirella e padre di  Stefano. Dopo la licenza superiore ho lavorato in vari settori per poi approdare nel mondo della Scuola come collaboratore scolastico, in pensione dallo scorso anno. Appassionato di  politica, fondata sul dibattito e il l confronto anche serrato e fatta di decisioni da prendere per far crescere la comunità.

Conosciamolo meglio.

Partiamo dalla sua scelta di scendere in campo e candidarsi. Che cosa pensa di poter offrire alla sua comunità, nel caso in cui venisse eletto Sindaco?

Il Sindaco è l’istituzione pubblica più vicina ai cittadini. Non solo perché rappresenta la propria comunità, ma perché vivendo a stretto contatto con i propri concittadini ha il privilegio di conoscerne le qualità, i punti di forza e i problemi della loro quotidianità. La scelta di scendere in campo è frutto di diversi fattori: la passione per la politica, che mi caratterizza sin dagli anni dell’adolescenza, quando si combatteva per i propri ideali con l’ardore della gioventù, si è unita alla consapevolezza del valore che una buona Amministrazione ha nel garantire lo sviluppo della propria comunità. Sono stati i cittadini di Perdasdefogu, gli amici e i compagni politici di una vita a convincermi a presentare la candidatura. Ma la spinta decisiva è arrivata dalle persone che hanno accettato di accompagnarmi in questo percorso. Sono loro che hanno concretizzato il mio proposito, quello di mettersi in gioco tutti insieme, ognuno con le proprie capacità, per proporre
alla nostra comunità un progetto politico che valorizzi il nostro territorio, la nostra storia e le nostre potenzialità. Vogliamo in modo particolare cancellare l’immagine di Perdasdefogu di qualche anno fa, quando siamo stati sottoposti ad un attacco senza precedenti. Ci hanno definito il “paese dei veleni”, sulla base di illazioni ingigantite da una campagna giornalistica non sempre obiettiva. Vogliamo affermare con forza che la nostra comunità ha vinto nelle aule di tribunale e le tesi che ci hanno dipinto come un luogo inquinato e inospitale sono state smentite totalmente e definitivamente. Non siamo il paese dell’uranio impoverito, è stato certificato da specialisti del settore, con sentenze della magistratura. Al contrario, siamo un paese sano, dove si vive a lungo, e si vive bene. Un paese che ora può ambire alla creazione di un marchio della Longevità, che valorizzi i nostri prodotti, il nostro territorio, il nostro stile di vita e la nostra comunità. Questo un motivo sufficiente per impegnarsi per la tutela e la valorizzazione del nostro paese.

Se dovesse vincere le elezioni quale sarà la priorità nella sua agenda politica?

L’agenda politica la decideremo tutti insieme a livello di squadra. Ognuno di noi ha un bagaglio di competenze, di passioni e di esperienze che costituiranno l’ossatura della nostra azione amministrativa. Individueremo gli ambiti di intervento prioritari su cui agire sulla base delle immediate necessità dei nostri cittadini, delle risorse disponibili e dei tempi tecnici necessari per la loro realizzazione. Sistemare un campo da bocce non ha la stessa tempistica che ha ampliare un parco eolico. Sicuramente una delle nostre priorità è rappresentata dalla situazione sociale dei nostri concittadini. Chiedere una
relazione circa eventuali criticità o situazioni particolari che devono essere gestite in maniere tempestiva, stiamo attraversano un periodo complesso e difficile, i cittadini e i loro problemi immediati costituiscono la nostra priorità. Procederemo per gradi, studiano con attenzione i dossiers aperti, valutando le capacità di spesa del nostro Ente,
individuano i servizi che possono essere migliorati, quali obiettivi possono essere raggiunti con le risorse presenti e quali invece necessitano di progettazione e reperimento delle risorse a livello sovracomunale. Un paese non è un’isola a se stante,
una comunità non vive in una bolla separata dal resto del Mondo e autosufficiente. Al contrario, una comunità sopravvive e si sviluppa se è in grado di stabilire legami di cooperazione con l’esterno. Per farlo è necessario tessere relazioni e bussare alle porte delle istituzioni regionali e nazionali, ottenere finanziamenti, partecipare ai bandi, difendere le proprie specificità e collaborare con gli attori economici presenti nel nostro territorio. Tutte le azioni che porremo in essere, tutti i progetti che cercheremo di realizzare, tutte le difficoltà che incontreremo, perché ci saranno, verranno comunicati e spiegati ai nostri cittadini, perché la trasparenza e l’informazione saranno fondamentali nel costruire con gli elettori un rapporto di fiducia franco e aperto.

Qual è la vocazione di Perdasdefogu? In cosa consisterà la sua azione amministrativa per sviluppare questo strategico settore? Ha dei progetti?

Perdasdefogu è un paese che ha grandi potenzialità. Ci hanno spesso accusato di esserci cullati sulla monocoltura incarnata dal Poligono militare, tralasciando altre vie per raggiungere un pieno sviluppo. Pensiamo che il Poligono rappresenti un’importante realtà nel nostro territorio, in termini di occupazione e crescita economica, ma non sia l’unico elemento su cui puntare. Abbiamo la fortuna di risiedere in un territorio ricco di bellezze naturali e archeologiche. Devono diventare la base su cui costruire uno sviluppo turistico sostenibile e improntato alla valorizzazione della nostra storia, delle nostre tradizioni e delle nostre produzioni agroalimentari che possono raggiungere l’eccellenza. Siamo il paese della longevità, degli anziani che rappresentano non solo la nostra memoria storica ma i custodi del segreto di una vita lunga e sana. Abbiamo avuto
l’opportunità in questi anni di essere i destinatari di forti investimenti e progetti innovativi, penso al Parco Eolico, all’Avio, al gruppo Leonardo. Sono eccellenze che non tutti i comuni possono vantare. Il compito delle istituzioni deve essere quello di
creare le condizioni per cui queste realtà possano operare in un contesto vivo, dinamico e capace di offrire servizi, competenze e forza lavoro qualificata. Vogliamo aiutare i nostri giovani a recuperare la speranza di poter vivere a Perdasdefogu. Vogliamo poter garantire a chi ha un lavoro di poterlo mantenere, a chi ancora non lo ha di poterlo trovare. La vocazione di Perdasdefogu credo sia questa: unire ciò che a prima vista potrebbe apparire in contraddizione se non in antitesi. Conciliare uno sviluppo sostenibile e calibrato con l’innovazione e lo sviluppo di nuove tecnologie. Recuperare la nostra storia e il nostro passato rendendoli accessibili e valorizzandoli perché risultino al passo con i tempi e i cambiamenti della modernità. È questo il nostro progetto: fare tutto il possibile per permettere alle nostre potenzialità di emergere, svilupparsi e fiorire.

I dati sull’emigrazione dalla Sardegna sono drammatici. Anche l’Ogliastra e Perdasdefogu non sono immuni da questo problema, quali politiche intende adottare per cercare di porre un freno a questa fuga – specialmente di giovani -?

Il fenomeno dello spopolamento è una piaga che affligge le zone interne della nostra regione, e la nostra comunità rientra perfettamente negli indici statistici. In un arco temporale di dieci anni abbiamo perso più di 500 abitanti, sostanzialmente per due fenomeni: il perenne saldo negativo tra nascite e decessi, e l’emigrazione di giovani e meno giovani. Purtroppo il fenomeno è una costante degli ultimi decenni, ma sta assumendo proporzioni drammatiche. L’Italia è un paese che non cresce in termini demografici, probabilmente decresce, e l’argine al decremento della natalità è rappresentato in larga parte dagli immigrati di prima e seconda generazione, che nella nostra comunità non sono presenti in modo significativo. Nel nostro paese nascono pochi bambini, una media di 4-5 ogni anno, mentre i decessi sono sei volte tanto, nella migliore delle ipotesi. Per la prima volta abbiamo visto l’istituzione di una pluriclasse, per il mancato raggiungimento del numero minimo di alunni, e temiamo che sia solo l’inizio di un processo irreversibile. Sempre più giovani vanno via. Molti compiono gli
studi universitari e per mancanza di lavoro e prospettive scelgono la strada dell’emigrazione. Spesso si fermano in Sardegna, principalmente a Cagliari, altre volte lasciano la nostra Isola così come fanno molti dei loro coetanei che non proseguono gli
studi all’Università. Il diploma è spesso uno spartiacque tra chi resta e chi parte, ma chi resta ha poche garanzie. Per cercare di invertire questa tendenza dobbiamo agire su più direttrici. Creare occupazione, ragionando a monte sulle nostre possibilità e portando i giovani a intraprendere percorsi scolastici che possano essere spendibili sul nostro territorio. Dobbiamo incentivare la nascita di nuove attività, perché una comunità senza servizi è una comunità di residenti ma non di cittadini. Dobbiamo rendere il nostro paese attrattivo, puntando su un’ottima qualità della vita che si realizza con servizi efficienti, attenzione a bambini e diversamente giovani, cultura, ambiente, sostenibilità. È di fondamentale importanza intercettare almeno una parte dei nuclei familiari che sempre più spesso lasciano le città e si trasferiscono in piccoli centri come il nostro. È un fenomeno in crescita, che riguarda italiani e stranieri, spesso con redditi elevati. Non si può pretendere che un giovane apra un’attività e si metta in gioco se poi l’offerta di quel bene non è sostenuta da una domanda adeguata. E la domanda la fanno le persone. In nostro obiettivo quindi è un obiettivo di medio-lungo periodo. Possiamo sfruttare i
cosiddetti “posti fissi” che garantiscono occupazione e sono legati alle realtà industriali, amministrative esistenti e ai pensionati, ma l’obiettivo e realizzare le condizioni per la difesa delle imprese esistenti e la nascita di nuove realtà imprenditoriali. Realtà vicine alla nostra hanno dimostrato che è possibile, sfruttando al meglio i nostri tesori e le nostre tradizioni, con interventi mirati, fornendo adeguato supporto e agendo di concerto con le istituzioni sovracomunali.

Pianificazione territoriale: quali saranno gli interventi che apporterete per migliorare il territorio? Ci può illustrare le opere e lavori urbanistici che propone di portare avanti con la sua lista?

La domanda che ha posto racchiude in se un elemento fondamentale della risposta: pianificazione. La pianificazione è fondamentale, senza uno studio adeguato si rischia di effettuare interventi a macchia di leopardo, scoordinati e in alcuni casi controproducenti. Agire sul territorio deve avere come presupposto la sua valorizzazione, altrimenti il rischio è di realizzare scelte che non sono sostenibili dal punto di vista ambientale. Ci sono due livelli di intervento: il primo è rappresentato dalle infrastrutture e dalle opere pubbliche in senso lato, che costituiscono l’ossatura su cui realizzare poi interventi di decoro urbano. Nel nostro programma abbiamo inserito progetti di tutela e valorizzazione delle aree verdi: abbiamo la fortuna di possedere un elevato numero di piazze, slarghi, giardini, localizzati in maniera diffusa nel tessuto urbano dell’abitato.
Alcuni dei nostri progetti prevedono il rifacimento delle aree di accesso al perimetro urbano per chi arriva da Jerzu, Tertenia e Escalaplano. Proponiamo il rifacimento delle aree verdi con la piantumazione di nuove alberature, l’eliminazione di larghe gettate di cemento, il rifacimento o il potenziamento dell’illuminazione pubblica con punti luce improntati al risparmio energetico. È necessario effettuare una mappatura delle strade e dei marciapiedi, con interventi di rifacimento in molte zone del paese, dal momento che versano in pessime condizioni. Ci sono poi beni architettonici che meritano un’attenzione particolare. Le ex scuole elementari racchiudono un elevato potenziale per la nascita di un piccolo polo culturale, potenziando il museo CEAS e riallestendo gli spazi interni. Vogliamo preservare i pochi nuclei di centro storico ancora intatti. Il progetto è legato al tema della longevità, per creare un museo attraverso il recupero di antiche abitazioni, effettuando interventi con tecniche e materiali il più possibile compatibili con le tecniche costruttive dei nostri nonni, valorizzando Piazza della Longevità, che oggi non è più di uno slargo cementato adibito a parcheggio. Dovremo affrontare il problema del cimitero: gli spazi sono ormai esauriti e un suo ampliamento non è più rinviabile. Attualmente non versa in ottime condizioni, e i recenti interventi per la sua sopraelevazione non risolvono in maniera definitiva il problema degli spazi, oltre che rappresentare una scelta non proprio felice in termini estetici. Attiveremo attraverso i canali ufficiali la richiesta per la manutenzione della strada provinciale che collega Perdasdefogu alla SS 125, che rappresenta un’arteria di fondamentale importanza in termini di viabilità e sviluppo. Ma i nostri progetti spaziano dalla manutenzione delle strade rurali alla cura del verde pubblico, alla valorizzazione del patrimonio archeologico con la pulizia straordinaria dei nuraghi. Un obiettivo che si sta a cuore è quello della creazione di servizi turistici. Vogliamo realizzare una piazzola attrezzata per
la sosta dei camper e intervenire nelle strutture del nostro gioiello naturalistico: l’area di Bruncu Santoru. I livelli di intervento sono molteplici, e richiederanno uno studio accurato, oltre che il reperimento delle risorse. Quello che intendiamo realizzare è un progetto che integri i vari aspetti della pianificazione territoriale, legando infrastrutture, opere presenti e nuove realizzazioni per rendere Perdasdefogu un paese sostenibile e moderno, dove il verde e la natura si integrino nel tessuto urbano valorizzando la nostra storia.

Conosciamo le problematiche che sta attraversando la Sanità ogliastrina. Il suo pensiero in merito? A livello comunale cosa propone per i servizi sanitari?

La salute è un bene primario. Insieme al diritto al lavoro costituisce la base dell’esistenza di ogni cittadino, tutelati in maniera forte dalla nostra Costituzione. Assicurare questi bisogni e soddisfarli è il primo passo per rendere possibile la crescita personale. Diritto al Lavoro e diritto alla Salute sono elementi comuni a ciascun individuo. La sanità però, contrariamente al lavoro che è frutto di scelte più intime legate alle proprie capacità, aspirazioni e bisogni, è un fattore più difficile da controllare per i singoli, che hanno la necessità di rivolgersi alle istituzioni in maniera immediata e costante. È risaputo ormai da troppi anni che i presidi sanitari del nostro territorio non godono di buona salute. Le politiche di tagli operate a livello nazionale e ragionale, la bassa densità abitativa dell’Ogliastra, l’isolamento e la difficoltà negli spostamenti hanno ostacolato e continuano ad ostacolare in maniera crescente il soddisfacimento di questo bisogno primario. Si susseguono nei quotidiani e nei mezzi di informazione le notizie di guardie mediche non coperte, di medici di base che non si trovano, di reparti del presidio ospedaliero di Lanusei che chiudono, vengono ridotti o accorpati. Non è possibile andare
avanti in questo modo. È necessario ripensare i servizi sanitari nel loro insieme, garantendo un livello adeguato di cure e servizi sanitari, sia a livello ospedaliero che a livello decentrato. I comuni hanno la fortuna di poter gestire in maniera ponderata i servizi complementari alla salute. Penso alle residenze per anziani, alle leggi di settore, ai contributi della legge 162, ai prelievi e agli esami per le categorie fragili, ai diabetici, ai malati oncologici, ai nefropatici, ai diversamente abili. Garantire risposte ai lori bisogni deve essere una priorità per tutte le amministrazioni, a qualsiasi livello. Abbiamo inserito nel nostro programma interventi diretti per migliorare l’erogazione di quei servizi che è possibile gestire a livello comunale. Ad esempio i contributi della legge 162 vengono liquidati ogni tre mesi, mentre per noi è giusto che chi presta la propria attività lavorativa venga retribuito con cadenza mensile. Un altro progetto che ci sta a cuore è il rilancio dei servizi assistenziali: ad oggi risulta scoperto il servizio di assistenza ai disabili, prima erogato dall’AIAS, non è presente un centro diurno per anziani e persone fragili, la comunità integrata non ha sviluppato il suo potenziale in termini di posti disponibili e attività realizzabili, un medico di base non è stato sostituito. Abbiamo una popolazione longeva, molti dei nostri concittadini sono ultraottantenni, ci sono i nostri centenari. Non si è mai pensato di istituire la figura del geriatra, come è presente per i
bambini la figura del pediatra. I nostri anziani hanno esigenze specifiche, sarebbe giusto avessero garantito in ogni paese un medico specialista. Sono queste alcune delle problematiche su cui intendiamo intervenire. E’ logico che parallelamente agli interventi a livello comunale è necessario impegnarsi, insieme alle altre comunità ogliastrine e ai loro amministratori, nella difesa del presidio ospedaliero di Lanusei, mettendo fine al suo smantellamento pezzo per pezzo e chiedendo alle istituzioni regionali il suo potenziamento e l’implementazione di adeguate strategie per garantire a livello territoriale un diritto alla salute che non lasci nessuno indietro.

Il suo punto di vista sulla crisi internazionale a causa del conflitto in Ucraina, con il relativo aumento dei prezzi delle materie prime e le conseguenze sul comparto turistico

I nostri bambini, i nostri giovani, noi stessi abbiamo avuto una grande fortuna rispetto ai nostri genitori e i nostri nonni: non abbiamo conosciuto direttamente gli orrori e le distruzioni della guerra. Siamo i figli e i nipoti della ricostruzione postbellica, del miracolo economico, della Globalizzazione. Siamo stati abituati a riporre la nostra fiducia nel progresso economico e scientifico, abbiamo visto i nostri stili di vita e le nostre abitudini cambiare, abbiamo avuto accesso a risorse e beni e servizi in maniera crescente. Ci siamo cullati sulla pace, l’abbiamo data per scontata. I conflitti militari li abbiamo visti alla tv, qualcuno li ha vissuti in maniera più diretta per la presenza di un familiare in uno dei nostri contingenti militari. Ma la nostra quotidianità ne ha risentito in minima parte. Ora la guerra si è presentata in Europa dopo più di mezzo secolo di
pace e stabilità. Il conflitto in Ucraina è vicino, drammaticamente vicino, anche in un paese piccolo come Perdasdefogu. Gli ucraini non sono lontani, sono spesso in mezzo a noi. Sono il bambino arrivato con la famiglia che frequenta la nostra scuola, sono la signora che fa la badante dai nostri nonni. La guerra ha facce e rappresentazioni diverse: la guerra sono gli orrori che vediamo ogni giorno alla televisione, la guerra è il pieno di carburante che costa di più, è il pane più caro, la guerra è qualche cittadino ucraino che arriva qui dai parenti, come profugo o sfollato, la guerra è un fattore che influenza le nostre vite. Non siamo gli unici a vederne e viverne gli effetti. E gli effetti si vedranno ancor di più in futuro e saranno sicuramente più pesanti di quanto possano essere adesso. L’aumento dei prezzi delle materie prime, l’interruzione dei flussi commerciali con la Russia, compresi i flussi turistici, la diminuzione della crescita a livello nazionale e internazionale avranno sicuramente un impatto su tutte le realtà economiche, la nostra non farà accezione. Diventa di fondamentale importanza quindi orientare i progetti di sviluppo su ambiti che incentivino le nostre peculiarità, anche a livello turistico. Possiamo investire molto sul turismo, in termini di infrastrutture, di capacità ricettiva e di sviluppo del territorio, riorientando in parte il target dei potenziali fruitori dei nostri beni per ricomprendere ed intercettare un turismo locale, spesso “mordi e fuggi”, legandolo alle nostre produzioni e a soggiorni alternativi o complementari al turismo balneare, inserendoci in un arco temporale che copra mesi in parte diversi da quelli estivi.

L’importanza delle Associazioni. Quale sarà il rapporto tra Comune e queste realtà territoriali? Quali azioni amministrative porterete avanti per incentivare e rilanciare lo sport? Sulle esigenze del mondo giovanile?

Il mondo dell’associazionismo è composito e variegato. Questa caratteristica lo porta ad essere un mondo di ricchezza e infinite potenzialità. L’associazionismo abbraccia innumerevoli aspetti della vita umana: dallo sport alla cultura, dall’assistenza sanitaria alle attività per bambini e anziani. Abbiamo la fortuna di avere numerose associazioni che operano a Perdasdefogu. Spesso forniscono servizi che l’Ente non è in grado di assicurare. Pensiamo alle Associazioni Sportive, che garantiscono la possibilità di praticare attività sportive in innumerevoli sport, o l’Associazione Turistica Pro Loco e la
Compagnia Teatrale, protagoniste indiscusse delle nostre attività culturali e ricreative, sino all’Associazione di Volo, che rappresenta un unicum nel circondario, con enormi potenzialità in termini di collaborazione con l’Amministrazione e il Poligono Militare. Il rapporto con queste realtà non potrà che essere improntato alla collaborazione e al supporto per lo svolgimento del loro operato. È possibile realizzare partenariati strategici in vari campi, dalla realizzazione di eventi sportivi e culturali allo studio e presentazione di progetti di finanziamento per potenziare strutture e attività. I piani di lavoro e
collaborazione possono essere realizzati solo con un’attenta analisi delle esigenze in termini di spazi, strutture, dotazioni e cofinanziamento. Fortunatamente per Perdasdefogu partiamo da un’ottima base, con associazioni storiche che hanno avuto
modo di svilupparsi pur tra tante difficoltà. L’obiettivo che ci poniamo è di mantenere e incrementare gli attuali standard, agendo sulla base delle proposte che arriveranno e che verranno incardinate nei nostri progetti per lo sviluppo culturale, sportivo e ambientale. È naturale che lo sport avrà un ruolo specifico. Abbiamo presentato all’interno del programma interventi mirati per il recupero e il potenziamento di strutture sportive oggi non utilizzate, che possano ampliare l’offerta sportiva e renderla fruibile ad un pubblico più ampio, di giovani e meno giovani.

Chiudiamo con un’ultima domanda. La corsa elettorale sarà a due, cosa ne pensa del suo avversario e della sua proposta politica?

Non credo che ciò che penso sul mio avversario possa essere rilevante. Noi siamo concentrati sul nostro programma, sui progetti che abbiamo proposto e su come realizzarli.

 

L’articolo Speciale Elezioni. Perdasdefogu, intervista al candidato sindaco Bruno Chillotti proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Non sempre i confini tra Arzana e Desulo sono stati così netti come lo sono oggi. Gli anziani infatti ci dicono che esisteva un tempo, in cui la disputa sulla porzione del territorio di cui i paesi potevano disporre era molto accesa. Gli arzanesi e i desulesi decisero quindi di arrivare a un accordo affinché finalmente fosse stabilito il confine tra le due zone.

Il patto prevedeva che al canto del gallo dovesse partire un gruppo di persone da ognuno dei due centri con lo scopo di andare l’uno incontro all’altro. Il punto di incontro tra i due gruppi sarebbe diventato il confine tra i due paesi e la parte di territorio percorsa da ciascuna comitiva sarebbe entrata a far parte del territorio del paese di appartenenza.

Gli arzanesi, però, trovarono un sistema per far cantare prima il gallo. Di conseguenza partirono prima coprendo una distanza maggiore e conquistando quindi anche più territorio.

I desulesi accortisi dell’inganno, ingaggiarono una lotta con la controparte dalla quale furono pesantemente sconfitti. Morirono infatti diciassette desulesi e solo un arzanese. Il luogo dello scontro, ancora oggi viene chiamato “Sa forà e’ desceotto” , proprio perché vi morirono diciotto persone.

Altre varianti della leggenda raccontano però che la “lite dei diciotto” sia avvenuta precedentemente e che gli anziani dei due paesi avessero trovato l’accordo del gallo per evitare proprio il ripetersi della disputa. Purtroppo mancano le testimonianze scritte e non abbiamo modo di appurare la verità, ma non si sbaglia nel dire che effettivamente ancora oggi il confine del territorio di Arzana è molto vicino al paese di Desulo, come se effettivamente gli arzanesi fossero riusciti a conquistare in qualche modo più territorio.

L’articolo Lo sapevate? L’antica lite sui confini tra Arzana e Desulo costò la vita a 18 persone proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Com’erano e cosa pensavano le donne in Sardegna nel 1963?

Il breve documentario Rai “Hanno fretta e paura le donne in Sardegna. L’ emancipazione della donna sarda nel 1963” racconta la figura della donna sarda in quell’epoca.

Nonostante la timidezza e la riservatezza sottolineate a più riprese dalla voce narrante emergono anche allora figure indipendenti e autonome, come per esempio due intervistate, la sindaca di Fonni e Miss Sorrisi e Miss Italia 1963, la cagliaritana Franca Dall’Olio.

L’articolo (VIDEO) Com’erano e cosa pensavano le donne in Sardegna nel 1963? Un video ce lo racconta proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

 

Alle 19 una squadra dei Vigili del Fuoco di Nuoro è intervenuta in seguito a un incendio d’auto presso la S.S. 131 DCN, Km 55.

La conducente, una donna di 44 anni, mentre percorreva la strada, ha scorso le fiamme che provenivano dal vano motore dell’auto, arrestando immediatamente la marcia.

Dalla sede del Comando di via Pertini, i vigili del fuoco sono intervenuti dopo pochi istanti riuscendo a circoscrivere le fiamme alla parte anteriore del veicolo. Sono comunque ingenti i danni riportati dal mezzo.

Non si segnalano danni alle persone coinvolte.

L’articolo Nuoro, l’auto prende fuoco mentre lei è alla guida: intervengono i Vigili proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

La fauna della Sardegna è ricca e molto particolare. Sono tanti gli endemismi e le specificità.

In questo breve articolo andiamo a vedere quali sono i principali mammiferi dell’Isola, andando a condire il racconto con un po’ di statistiche.

Il mammifero vivente più grande che vive nel territorio sardo è chiaramente un cetaceo, la balenottera azzurra. Concentrandoci sulla terraferma dobbiamo distinguere tra animali selvaggi e animali da allevamento. I più grandi in termini assoluti sono chiaramente i buoi, con un’altezza al garrese fino a 170 cm e un peso (nei maschi) che può superare la tonnellata.

Tra gli animali selvatici la palma del più grande sulla terra sarda spetta ai cavalli selvatici, che pesano diversi quintali e sono alti circa 130 (al garrese).

Giara di gesturi - Foto di Jara Manna

Giara di gesturi – Foto di Jara Manna

 

Poco più piccolo il cervo sardo, il “re del bosco”: i maschi raggiungo i 120 cm e superano il quintale di peso. Tra gli ungulati, gruppo a cui appartengono i cervi, ricordiamo le altre specie più diffuse: il daino, il muflone e il cinghiale. Tra i perissodattili, gruppo a cui appartengono i cavalli troviamo gli asinelli. Celebri gli asinelli bianchi dell’Asinara.

Ci sono poi i piccoli mammiferi: la volpe sarda, la martora, la donnola, il gatto selvatico, la lepre sono i più conosciuti. Il mammifero più piccolo che vive nell’Isola è il mustiolo, un piccolissimo toporagno lungo fra i 3 e i 5 cm.

Un esemplare di mustiolo ritrovato a Tavolara - Foto di LIFE PUFFINUS TAVOLARA

Un esemplare di mustiolo ritrovato a Tavolara – Foto di LIFE PUFFINUS TAVOLARA

Qual è il mammifero più diffuso? Tra gli animali domestici il primato spetta senza dubbio alla pecora, con una popolazione di circa 3 milioni di capi, quasi il doppio di quella umana.

pecore

 

Tra quelli selvatici la spuntano sicuramente i topi e i gatti, anche se spesso per questi ultimi la “selvaticità” è una faccenda assai ambigua.

L’articolo Mammiferi sardi: quali sono? Qual è il più grande e qual è il più piccolo? E il più diffuso? proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Cinquanta metri di ricotta e la produzione in diretta di quella vera, derivata dal latte per affermare il primato dell’autenticità dei prodotti agroalimentari e la loro distintività contro chi propone di farlo in laboratorio per una dieta omologata per tutti, senza i sapori e saperi e slegata dal territorio.

È quella realizzata questa mattina da Coldiretti Sardegna con la collaborazione della Cooperativa Lait di Ittiri e la cooperativa allevatori Villanovesi ed Aci Sassari, ad Alghero all’interno del Coldiretti Rally Village che da giovedì e fino a domenica è presente nel lungo mare Barcellona ad Alghero in occasione della tappa italiana del rally mondiale con oltre trenta aziende e le migliori eccellenze sarde.

Una iniziativa realizzata in un contesto internazionale con delle motivazioni chiare e forti a cui hanno preso parte il comico Franz del duo Ale e Franz, che ha aiutato i pastori a fare la ricotta, insieme all’assessore assessore regionale al Turismo Gianni Chessa, il sindaco di Alghero Mario Conoci, il sindaco di Villanova Monteleone Vincenzo Ligios, quello di Ittiri Antonio Sau, Gavino Sini, amministratore unico di Porto Conte ricerche, il vicepresidente di Aci Sassari Marco Pala. Ed ha inoltre partecipato all’iniziativa anche il vice presidente del Consiglio regionale Michele Pais.

Ma a sostenere l’iniziativa di Coldiretti Sardegna erano presenti anche numerosi sportivi e turisti che hanno anche assaggiato la ricotta lunga alla fine oltre 47 metri, assaporando i profumi del territorio di provenienza portati da prodotti reali.

“Il formaggio può essere prodotto solo dal latte munto dagli animali cosi come la ricotta dal siero che ne deriva, diffidiamo da chi ci dice che si può produrre in laboratorio – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. Sono proposte che vogliono privarci della distintività dei nostri prodotti agroalimentari per una dieta omologata, uguale per tutti, senza sapori, identità, cultura, territorio. Il latte è insostituibile e cambia in base al terreno in cui pascolano i nostri animali. Tra l’altro i nostri sono allevamenti sostenibili, vantiamo anche il primato nel Mediterraneo di animali abituati al pascolamento.

“I tanti presenti oggi oltre a vedere in tempo reale la produzione della ricotta – spiega il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – hanno conosciuto anche una cultura, una storia, perché la ricotta è figlia di un territorio e di un saper fare e ne porta dentro i contenuti. È stato un momento importate anche di socializzazione, com’è nella cultura agropastorale, e di vicinanza tra campagna e città, tra sport e cibo sano e genuino”.

Oggi e domani (domenica), prosegue il Coldiretti Rally Village dove si potranno acquistare ma anche gustare le migliori eccellenze sarde, dalla pompia, all’agnello Igp di Sardegna passando per il miele, marmellate, zafferano, culurgiones, seadas, i salumi, formaggi le birre artigianali, il vino e tanti altri prodotti.

L’articolo Coldiretti Sardegna: una ricotta da record lunga 47 metri è stata preparata al Rally Italia Sardegna proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

E’ stato un perfetto esempio di sinergia fra enti l’intervento svolto questo pomeriggio nella gola di Gorropu per il recupero di una donna infortunatasi durante un’escursione.

L’attivazione è giunta alle 14 dalla Centrale Operativa del 118 e immediatamente è scattato l’allarme per le stazioni di Nuoro e Ogliastra. Contestualmente è stato attivato anche il  Soccorso Alpino della Guardia di Finanza e il servizio di  elisoccorso di base a Olbia.

La signora, durante la visita del canyon a circa 500 metri dalla biglietteria, a causa di una caduta e di una sospetta frattura a una gamba, non è riuscita a proseguire autonomamente.

L’elicottero di  AREUS, giunto in prossimità della gola di Gorropu ha imbarcato altri due tecnici di elisoccorso del CNSAS Sardegna e sono stati elitrasportati insieme all’equipe sanitaria fino al luogo dell’intervento per dare i primi soccorsi all’infortunata.

La donna, dopo essere stata stabilizzata, è stata trasportata in barella fino ad un punto della gola idoneo a consentire la verricellata per l’imbarco in elicottero ed è stata poi trasportata all’ospedale di Nuoro.

Le operazioni a terra sono state coadiuvate dal resto dei tecnici delle stazioni di Nuoro e Ogliastra e dal personale del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

In Ogliastra ogni lembo di territorio è suggestivo.

Oggi vi portiamo nel Gennargentu arzanese, dove si può ammirare la selvaggia gola Pirincanes e le maestose cascate di Rio de Forru.

In questo video realizzato da Cristian Mascia uno scorcio della spettacolare zona.

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Lo sapevate? Secondo recenti teorie, gli Shardana che spopolavano nel Mediterraneo erano gli antichi Sardi: i nostri antenati.

Abili navigatori, guerrieri stimati e rispettati dai Faraoni egizi che spesso li vollero come guardia personale (ad esempio Ramses II), gli Shardana erano i leader dei Popoli del mare che dominarono il Mediterraneo e sul tramontare dell’età del Bronzo, intorno al 1200 a.c., contribuirono ad annientare i grandi imperi dell’epoca, quello ittita, miceneo ed egizio.

In alcune iscrizioni dei monumenti egizi vengono nominati e citati come genti rispettate e temute per il loro coraggio e valore. In un’iscrizione della stele di Tanis risalente al faraone Ramses II (1287 ac) si legge: “Gli Shardana dal cuore impavido da sempre non si sapeva come combatterli; essi arrivavano col cuore fiducioso… su vascelli da guerra dal mezzo del grande verde e non si poteva resistere davanti ad essi”. Con ogni probabilità erano i nostri antenati nuragici.

Gli Shardana, o più correttamente Sherdana, (anche Sherden) erano una delle popolazioni, citate dalle fonti egizie del II millennio a.C., facenti parte della coalizione dei popoli del Mare; la loro presumibile identificazione con gli antichi Sardi è, al momento, oggetto di dibattito archeologico.

Il problema dell’area di origine o di eventuale destinazione del popolo degli Sherdana sorse a partire dal XIX secolo. Nessuna menzione certa degli Sherdana è mai stata rinvenuta in documenti greci o ittiti, fatto che complica il lavoro degli studiosi. Nel corso dei decenni sono state proposte varie ipotesi, fra le quali due sono quelle più ricorrenti:

A) Gli Sherdana provenivano dal mediterraneo occidentale e sarebbero identificabili con le popolazioni nuragiche della Sardegna.
B) Gli Sherdana, provenienti dal mediterraneo orientale, si insediarono in Sardegna a seguito della tentata invasione dell’Egitto.

L’archeologo Antonio Taramelli, scopritore di molti siti di varie epoche in Sardegna, e autore di ricerche che furono determinanti per la conoscenza dei riti funerari sardi nuragici e prenuragici, era un convinto sostenitore della provenienza occidentale degli Shardana. Scrisse infatti:

«Ma io ritengo che le conseguenze della nostra osservazione sulla continuità degli elementi eneolitici in quelli della civiltà nuragica abbiano una portata maggiore di quella veduta dal collega mio; che cioè la civiltà degli Shardana siasi qui elaborata completamente, dai suoi germi iniziali, sia qui cresciuta, battagliera, vigorosa, e che lungi dal vedere nella Sardegna l’estremo rifugio di una razza dispersa, inseguita, come una fiera fuggente, dall’elemento semitico che venne qui ad azzannarla e a soggiogarla, noi dobbiamo vedere il nido donde essa spiegò un volo ardito, dopo aver lasciato una impronta di dominio, di lotta, di tenacia, sul suolo da lei guadagnato alla civiltà.»

(Antonio Taramelli, Scavi e scoperte. 1903-1910, Carlo Delfino editore, 1982).

Giovanni Lilliu, pur non addentrandosi in profondità sull’argomento, constatò che: «I secoli nei quali si svolgono le vicende dei Sherdanw e dei confederati, che vogliono espandersi per contrastare l’egemonia della potenza faraonica, sono quelli che vedono le comunità nuragiche guidate dai loro principi toccare il massimo splendore nell’architettura e sviluppare un consistente e organizzato vivere civile, economicamente prospero.»

Più recentemente (2005 e 2016) l’archeologo Giovanni Ugas ha riproposto l’identificazione degli Sherdana, descritti come “il popolo delle isole che stanno in mezzo al grande verde”, con le popolazioni sardo-nuragiche, in particolare con la tribù degli Iolei/Iliensi (Sherden=Iolei-Eraclidi?) dimoranti nel centro-sud dell’isola, secondo uno scenario suggerito anche da Fulvia Lo Schiavo. L’autore propone anche un’origine sarda anche per il popolo del mare degli Shekelesh, identificabili con i Siculensi del Sarrabus citati da Claudio Tolomeo.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda