La Sardegna, terra anticamente matriarcale, ha colto in passato diversi primati per quanto concerne i traguardi raggiunti dal genere femminile nel tempo.
Uno di questi riguarda la prima sindaca donna della storia italiana. Non ci volle molto tempo: Ninetta Bartoli da Borutta fu eletta prima cittadina del suo paese nel 1946, lo stesso anno in cui le donne ottennero il diritto di voto.
Ninetta Bartoli – classe 1896 – nasce a Borutta, piccolo comune del Meilogu (Logudoro) che in quel tempo conta circa 600 abitanti. La sua è una famiglia nobile e l’agiatezza si riflette anche sulla sua istruzione, sin da subito importante e prestigiosa: Ninetta ha l’opportunità di studiare a Sassari, nell’Istituto Figlie di Maria, la scuola più esclusiva della città. Odia la disuguaglianza tra donna e uomo, non è particolarmente attratta da quelli che sono considerati compiti femminili e non accetta di essere sottoposta a nessuno. Non vuole nemmeno sposarsi. Nel suo petto arde un fuoco, un fuoco che brilla di forza e coraggio, di indipendenza e di voglia di cambiare. Il mondo. Le convinzioni. Il futuro delle donne.
Sente subito una grande attrazione – soprattutto quando incontra la figura di Giovanni Battista Manzella, missionario carismatico – per azione e impegno sociale e mette a frutto questa passione, la rincorre e la nutre affinché cresca e diventi inarrestabile.
È consapevole di poter avere un futuro diverso dalle donne sue conterranee e contemporanee. Sa di poter agire. Sa di poter essere qualcuno.
Stringe presto amicizia con Laura Carta, futura moglie di Antonio Segni. Inizia la pratica politica così, avvicinandosi sempre più alla Dc locale e ai suoi vertici.
È il 1945 quando diventa segretaria della sezione locale della Dc. L’anno successivo, si candida a sindaco. Le donne hanno già la cittadinanza politica (anche se da poco tempo), ma non sono tante quelle che esercitano questo diritto, ancor meno sono le elette. Ninetta sbaraglia tutti, però, e ottiene la carica grazie a quasi il 90% dei voti. Il consiglio comunale la elegge sindaca, e lei in una decina d’anni cambia le sorti del suo piccolo paese.
È rispettata, persino temuta, certamente vista come una figura nuova, una donna forte che sa quel che fa, che rompe gli schemi. Del resto è la prima sindaca d’Italia. Da piccolo centro, Borutta diventa un luogo moderno, aperto. Bartoli costruisce le case popolari, le scuole elementari e l’asilo, il cimitero, una cooperativa per la raccolta del latte e la produzione dei formaggi, una casa di riposo e molto altro. Inoltre, dota Borutta di acquedotto e sistema fognario e porta l’energia elettrica. Fa anche ristrutturare, con il suo patrimonio, il complesso monastico di San Pietro di Sorres e fa arrivare presto una comunità di monaci benedettini.
La Bartoli viene accantonata dal partito 12 anni dopo e smette di fare politica – non smettendo, questo mai, di sostenere e aiutare il prossimo –. Ninetta muore a Borutta nel ’78, in suo onore nessuna strada. Esiste, tuttavia, un premio a suo nome per ricordare azione politica e determinazione.
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