Carissimi Vistaners eccoci con un nuovo pezzo per la rubrica #amazzabrutta (in realtà mai esistita, trattasi semplicemente di un mood of life che caratterizza molti di noi). Dopo il coming out che ci ha visto protagonisti qualche settimana fa (beach haters, vi ricordate?) oggi torniamo con un argomento che vi starà di sicuro a cuore: il Ferragosto (e in genere le festività che tutti festeggiano o che si sentono in dovere di).
A intervalli di tempo regolari infatti, tutti noi veniamo travolti dalla fatidica domanda: e tu che cosa fai a? Si tratti di Ferragosto, Natale, Capodanno, Carnevale, Pasqua o Pasquetta la spada di Damocle pende sempre sopra le nostre capocce, pronta ad affondare sulle carni fragili e avvizzite dalla noia di dover avere sempre la risposta pronta.
Perché dovete sapere che, per chi come me viene preso dal conto “all’arrevescia” più che alla rovescia, avere sempre qualcosa da fare “per forza” è una violenza. Niente da obiettare su chi davvero segue determinate ricorrenze con vero impegno e dedizione, come un vero cristiano cattolico a Natale o Pasqua, chi cioè ne conosce il vero significato e ne persegue dottrina e valori e quel punto però lo fa anche il resto dell’anno. Ma diciamoci la verità, si tratta di un 10% massimo. Tutto il resto è noia, ma la nostra noia, quella di dover render conto della nostra mazza brutta (intesa a “sa sarda” come malumore condita di una certa “ganiscedda” di fare alcunchè).
E la maggior parte delle volte si viene comunque inghiottiti dal vortice festaiolo, nonostante tutti i tentativi di avere improvvisi impegni in Papuasia, ciambelloni in forno, telefonate con lo zio dall’Alabama, qualcuno addirittura che tenta di sfondare la porta dell’ufficio (chiusa per festa ovviamente) per andare a lavoro, e ci si ritrova: inguaiati in infinite cene di famiglia, pranzi con amici e/o parenti odiosi che non si è sentiti né visti dall’anno precedente (chissà perché…) e relativi tornei di burraco, serate con bambini urlanti e/o innervositi (giustamente) dalla situazione, traffico ai caselli (che in Sardegna non ci sono ma tant’è) della SS 195 o direzione Cagliari dal Poetto alle 18 della sera del 15 agosto, file interminabili al supermercato perché la sera prima (quando ci si è recati preventivamente per evitare code) ci si è dimenticati l’unica cosa che si era entrati a comprare e, dulcis in fundo che proprio dulcis non è, enormi pance e digestioni lentissime di insanabile risoluzione se non con il famigerato digiuno intermittente tanto in voga adesso che nessuno ha ancora capito né cosa sia, né se effettivamente funzioni o uccida.
Io lo so, io vi vedo e vi leggo dentro: voi, come me, volevate starvene in silenzio e tranquillità, magari anche a casa vostra, magari con un libro o una serie tv, magari mangiando un po’ più del solito, magari recandovi in qualche luogo del cuore il giorno prima o immediatamente dopo la festività comandata, magari vedendo quegli amici o parenti cui tenete davvero. Ma d’altronde è un po’ come quando si ha la vergogna di uscire di casa coi calzini e le ciabatte: vorreste farlo, dite la verità, ma non avete mai avuto il coraggio. E allora vi dico questo: promettete a voi stessi che, nel corso dell’anno prossimo, vi concederete un giretto con un outfit di vostro gusto, sia pessimo, kitsch o estroso, ma che sia in totale libertà, la vostra.
L’articolo “Cosa fai a Ferragosto?”, “Inizio a fare il conto alla rovescia che mi separa dall’inverno” proviene da ogliastra.vistanet.it.