Nell’estate del 1962 il fotografo Henri Cartier-Bresson trascorse alcune settimane in Sardegna, dai paesi interni fino a Cagliari, per realizzare un reportage che raccontasse della Sardegna negli anni del boom economico.
Il viaggio nell’isola del grande fotografo, inviato delle edizioni Condé-Nast Vogue, fu senza dubbio favorito dalla sua profonda amicizia con l’artista sardo Costantino Nivola.
Alcuni dei soggetti immortalati in Sardegna hanno fatto il giro del mondo e si sono impressi nell’immaginario comune per la loro delicatezza e profondità. «La macchina fotografica è il prolungamento del mio occhio» amava infatti dire il maestro Cartier-Bresson, sempre accompagnato dalla sua Leica.
Celebre è la foto scattata a Cala Gonone, dove il fotografo francese, pioniere del foto-giornalismo, ha immortalato con efficacia uomini e donne in spiaggia, alle prese con le cosiddette “sabbiature”, indicate per la cura di artrosi e reumatismi.
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Uno dei luoghi più affascinanti della Sardegna è sicuramente la gola di Gorroppu. Il selvaggio canyon più grande d’Europa si trova nel Supramonte al confine tra i territori di Urzulei e Orgosolo.
Nella mattinata di ieri una bella sorpresa al campo base: i “primi visitatori” sono stati alcuni esemplari di muflone.
Ecco il video dell’emozionante avvistamento realizzato da Carla Corongiu.
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In migliaia, da tutta la Sardegna, si sono riversati tra le vie di Mamoiada per la tre giorni di eventi legata alla manifestazione “Autunno in Barbagia”.
Ma l’arrivo di così tante persone, decisamente oltre la stima fatta dagli organizzatori, ha messo in crisi la viabilità nel comune barbaricino.
Così il sindaco di Mamoiada Luciano Barone si è trovato a diramare un annuncio, chiedendo a tutti coloro che stessero decidendo di raggiungere il suo Comune di non farlo e a chi era già in viaggio di tornare indietro.
«Nessuno può più arrivare a Mamoiada perché è stata raggiunta la capienza massima di presenze per la manifestazione, in questa tappa particolarmente attrattiva» sono state le parole del primo cittadino.
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A tagliare il traguardo dei 103 anni a Seui è stata Tzia Elvira Aresu nata il 6 novembre 1919, a cui è stata organizzata una bella festa nei locali della comunità alloggio “San Lorenzo” dove è ospite dal 2012, assistita ed amata dai soci della “Cooperativa Prestige” che gestisce la struttura.
Tzia Elvira ha una storia personale molto singolare fatta di tanto lavoro nelle campagne di Seui e una ferrea fede cristiana. Fino all’età di settant’anni si recava a curare i propri poderi in sella al cavallo, e in seguito fino ai novanta recandosi a piedi, aveva costruito un carretto che utilizzava per trasportare vari oggetti. Soprattutto legname e pietre, queste ultime necessarie per sistemare i muri dei propri vigneti e uliveti.
Un vero e proprio “muratore provetto” – ricordano i paesani – perché fino a tarda età è stata solita salire sopra il tetto per sistemare le tegole sarde nella vecchia casa di famiglia.
Non si è mai sposata, mantenendo fede a quella vocazione di prendere i voti e diventare suora.
Da giovanissima aveva esternato ai genitori la sua devozione e il suo desiderio di entrare a far parte di un ordine religioso, ma non le fu permesso.
Nonostante il faticoso e duro lavoro nei campi, nella sua vita ha sempre trovato il tempo per recarsi a messa quotidianamente. Nella casa di riposo ha portato con se la bibbia e numerosi libri religiosi che consulta sempre.
Ancora lucida, ama raccontare le proprie storie al personale che lavora nella struttura seuese.
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La bellezza dell’Ogliastra è rinomata, in ogni lembo del proprio territorio.
Oggi vi portiamo ad osservarla da una prospettiva insolita, a bordo di un aereo da turismo.
In particolare in queste immagini ammiriamo l’arcipelago davanti alle spiagge di Lotzorai, comunemente chiamato Isolotto d’Ogliastra. Un luogo avvolto da un alone di mistero, dove in passato fu ritrovato un ricco tesoro e ancora oggi conserva i resti di antiche costruzioni.
Ecco il suggestivo video realizzato da Roberta Botarelli che gentilmente lo ha voluto condividere con noi.
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Oggi 4 novembre l’Italia celebra la Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale, giorno che nel 1918 vide la fine del primo conflitto mondiale.
Stamane a Tortolì si è celebrata la Santa Messa presso la Cattedrale di Sant’Andrea presieduta da Mons. Piero Crobeddu, Don Filippo Corrias e Don Giuliano Pilia davanti ad autorità civili, religiose, associazioni di ex combattenti e di volontariato.
Alla fine della Messa il corteo si è spostato davanti al Monumento ai Caduti in piazza Fra Locci dove è stata deposta una corona. Il sindaco Massimo Cannas ha ricordato, rivolgendosi specialmente ai giovani delle scuole presenti, l’importanza di tenere sempre a mente che grazie al sacrificio di milioni di uomini ora possiamo essere persone libere.
Trasferiti ad Arbatax si è reso omaggio al ricordo dei civili che persero la vita sotto il tragico bombardamento dell’aprile del 1943, sia nel monumento di Piazza Caduti, dove i ragazzi delle medie di Arbatax hanno letto poesie e pensieri, sia nel luogo effettivo della strage in Cala Genovesi dove l’arbataxina Tina Genovese ha rimembrato alcuni momenti di quella terribile giornata.
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S’Arcu e is Forros, a pochi chilometri dal passo di Correboi – ancor oggi uno dei più importanti punti della viabilità sarda –, è considerato dagli studiosi il più importante centro metallurgico nuragico in Sardegna e non solo: si trattava di una specie di Lourdes nuragico. Ma andiamo per gradi.
Qui, ben 3500 anni fa, i nuragici costruiscono un nuraghe monotorre e un primo insediamento di capanne, ma il cambiamento avviene nel 1200 a.C.: è allora che soffia il vento della rinascita. Nasce una nuova architettura sacra, che si basa sull’acqua, vista ovviamente come elemento vitale, e S’Arcu e is Forros, santuario nuragico ricco di templi, diventa crocevia di “pellegrini”: «Forse in occasione di feste o ricorrenze legate all’annata agraria, arrivavano dai villaggi vicini numerose persone a piedi o con i carri» racconta Alessandra Garau, una delle guide turistiche di Archeonova, squadra composta da eccellenti professionisti.
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S’arcu e is forros Villagrande9
Ma non solo: come abbiamo detto, S’Arcu e is Forros era per le persone di allora una specie di Lourdes nuragico. «In queste occasioni ci si incontrava, si scambiavano merci o animali, si stipulavano contratti, si banchettava e naturalmente si pregava nei pressi dei templi. I sacerdoti accoglievano i fedeli si invocavano alla Divinità lasciando nei templi pregiati doni che, oltre al loro valore materiale, portavano in sé l’immenso valore delle speranze e delle preghiere che imploravano la grazia di una guarigione o di risoluzione di un problema. I preziosi bronzi ritrovati nei templi, oggetti di uso comune ma anche i celebri bronzi figurati che conosciamo con il nome di “bronzetti”, sono dei veri e propri ex voto che avevano la stessa funzione di supplica e preghiera degli ex voto che ancora oggi vengono lasciati nelle chiese dedicate ai Santi dalle proprietà miracolose.»
Così arriviamo al primato importante che dà a S’Arcu e is Forros il riconoscimento di più importante centro metallurgico della Sardegna. Durante la loro storia millenaria, dall’Età del Bronzo medio a quella del Ferro, tra il 1600 e il 600 a.C., i nuragici hanno sviluppato abilità artigianali eccellenti. Non erano solo contadini, pastori e costruttori – spiega Garau – ma anche bravissimi fabbri. «Nelle officine fusorie nuragiche venivano realizzati attrezzi per l’edilizia e il lavoro sui campi,» continua Garau «venivano forgiati accessori per l’abbigliamento, monili e manufatti preziosi che venivano scambiati in segno di amicizia e benevolenza tra capi nuragici oppure donati ai navigati che si fermavano in Sardegna: l’economia si basava sugli scambi di beni e oggetti di valore perché ancora non esisteva la moneta.»
Ed ecco che culto e metallo si uniscono: nei bronzetti che venivano appunto “venduti” alle persone, che poi li donavano per ricevere favori dalle divinità.
Ciò che distingue però S’Arcu e is Forros dagli altri villaggi nuragici è la presenza di vere e proprie officine fusorie: qui venivano prodotti gli oggetti che venivano scambiati durante le feste e che venivano consegnati in dono ai sacerdoti.
Unico ed eccezionale: così viene definito un monumento in particolare.
Dopo un attento studio, è emerso qualcosa di stupefacente: «Il ritrovamento di scorie di metallo e resti di fusione ha fatto capire agli archeologi che poteva trattarsi di fornaci per l’estrazione dei minerali: dalle piccole aperture messe alla base, con dei grossi mantici, veniva soffiata l’aria per alimentare i fuochi e raggiungere le alte temperature necessarie a fondere i metalli. È suggestivo pensare che, a distanza di tremila anni, il sito conserva nel suo nome l’essenza della vocazione che aveva in epoca nuragica: S’Arcu ‘e is Forros si potrebbe tradurre come il Valico dei Forni. Questo nome evocativo riassume l’importanza del sito e la potenza della comunità che lo abitava: era situato nei pressi di un valico appunto, luogo di passaggio, di confine ma anche di incontro, da dove era possibile controllare la porta occidentale dell’Ogliastra. I forni richiamati nel nome poi sembrano voler riassumere la vocazione, oltre che sacra, produttiva connessa alla metallurgia e alla ricchezza dovute alla straordinaria capacità di lavorare e gestire i preziosi metalli da parte di abili artigiani e di potenti sacerdoti.»
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Sceglie la strada del sarcasmo il sindaco di Ussassai Chicco Usai a proposito della carenza di medici sul territorio.
“Momentaneamente e fino a nuove disposizioni celestiali – scrive Usai in una nota – vista la mancanza del medico di base per non quantificabile lasso temporaneo, vista l assenza di tempi certi della attuazione dell art 32 della Costituzione italiana circa l assistenza sanitaria, vista la distanza dal più vicino presidio ospedaliero, vista la disponibilità in determinate fasce orarie della guardia medica, vista la distanza della stessa guardia medica da codesto centro abitato si consiglia e dispone quanto segue: vietato ammalarsi se non nei giorni di provata e certa presenza del medico di base nel centro abitato pertanto solo in certi orari e giorni; obbligatorio fare scorta di medicinali di qualsiasi ordine e grado ( salvavita compresi e necessari) dato il punto di cui sopra; assolutamente vietato morire in assenza del medico di base o al di fuori delle fasce orarie della (forse) presenza del medico in guardia medica”.
“La mancata osservanza soprattutto dell’ultimo punto – conclude il primo cittadino – comporterà nella migliore delle ipotesi, un ritardo, non quantificabile date le assenze sopradescritte, nelle giuste, sacrosante dovute esequie. In sintesi vietato nascere, vivere, ammalarsi e anche morire!”.
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Per i prossimi giorni è previsto l’arrivo del maltempo e l’abbassamento delle temperature.
In Ogliastra, già da questa sera, si iniziano ad avvertire le prime avvisaglie del peggioramento delle condizioni meteo.
Questa lunga estate 2022 lascerà finalmente spazio alle temperature più consone alla stagione autunnale?
Nella spiaggia di Porto Frailis, c’è comunque chi si vuole godere gli ultimi scampoli di bel tempo, come si può osservare in questo video realizzato questa sera.
L’articolo (VIDEO) Prime avvisaglie di maltempo in Ogliastra, ma c’è chi ancora fa il bagno a Porto Frailis proviene da ogliastra.vistanet.it.
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Nella stagione estiva appena trascorsa, l’attività ispettiva svolta dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Arbatax ha visto l’esecuzione di numerosi controlli nei confronti di attività commerciali dislocate sul territorio ogliastrino, volte a contrastare il fenomeno del lavoro irregolare.
Le ispezioni hanno consentito di individuare gestori di ristoranti, pizzerie e chioschi bar che impiegavano in nero lavoratori, senza aver effettuato le previste comunicazioni agli organi competenti.
Tale circostanza, oltre a costituire un illecito amministrativo, non assicura ai lavoratori alcuna forma di tutela ai fini contributivi, né assistenziali in caso di infortunio.
È stata accertata e contestata ai datori di lavoro la violazione prevista in caso di impiego in nero di lavoratori dipendenti ed applicate sanzioni amministrative per oltre € 110.000. Per quattro degli esercenti responsabili è scattato anche il provvedimento di chiusura dell’attività, mentre in un caso la sanzione applicata è stata aumentata del 20% perché il lavoratore, oltre che impiegato “in nero”, è risultato anche percettore del reddito di cittadinanza.
I titolari degli esercizi commerciali sono stati infine diffidati a regolarizzare i lavoratori e ad ottemperare a tutti gli adempimenti previsti dalla normativa specifica. L’attività di servizio in argomento si inquadra in un più ampio e costante dispositivo di prevenzione e repressione del lavoro nero e/o irregolare predisposto dal Comando Provinciale di Nuoro posto in essere a tutela della salvaguardia dei lavoratori e della leale concorrenza del mercato.
L’articolo Arbatax, scoperti dalla Guardia di Finanza 10 lavoratori in nero: sanzioni per oltre 110mila euro proviene da ogliastra.vistanet.it.
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