Marincani era una contadina che viveva vicino al monte Tarè, con il marito Perdu Coita, un burbero pastore del posto, poco incline alla socializzazione.

Un giorno si accorsero di non avere più pane e Maria decise di recarsi a cercarlo nel villaggio vicino, barattandolo con il formaggio delle loro pecore, come si usava fare.

Era mezzogiorno quando si trovò di ritorno alla capanna, faticando con la cesta del pane sulla testa. Gli si fece incontro un bambino che gentilmente le chiese qualcosa da mangiare. Maria, che aveva fama di donna avara e senza cuore, non si smentì neppure questa volta e gli disse, sgarbata: “Se proprio hai fame, raccogli qualche sasso e mangialo”.

Il bambino, triste e sconsolato, si mise a piangere ma Maria, senza farsi intenerire, proseguì il suo cammino.

Quando la vide arrivare, Perdu l’aiutò a tirare giù la cesta e grande fu la sorpresa nel vedere che non conteneva pane ma sassi. E non fecero in tempo a manifestare il loro stupore che anche loro vennero tramutati in due statue di pietra.

Sono quelle che possiamo trovare là dove accadde il fatto, sulla parte sud orientale di Tarè, visibili a tutti coloro che percorrono la vecchia strada che da Loceri porta a Lanusei, come racconta in “Ogliastra, paesi e leggende” la bravissima Fidalma Mameli

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Lo sapevate? Sull’isola di Santo Stefano c’è la statua gigantesca incompiuta di un gerarca fascista.

Sull’isola di Santo Stefano, paradiso marino nell’arcipelago della Maddalena, si trova parte di una statua gigantesca che avrebbe dovuto abbellire il mausoleo dedicato a un importante gerarca fascista.

Quell’uomo era Costanzo Ciano, padre di Galeazzo Ciano, morto nel 1939, al quale il regime fascista volle dedicare il mausoleo, che rimase incompiuto per il crollo del Fascismo.
All’interno dell’isola, tra rocce granitiche e macchia mediterranea si notano i resti di un vecchio argano, un carrello da miniera e binari divelti e arrugginiti, quindi in un grande spiazzo in mezzo a blocchi squadrati di granito e resti delle lavorazioni della cava, si trova un mezzo busto di circa tre metri. Un grande faccione, con enormi baffi e una divisa da vecchio marinaio, in atteggiamento severo e marziale. Costanzo Ciano era un ufficiale di Marina che si distinse in alcune operazioni durante la prima Guerra mondiale per le quali fu più volte decorato poi, da politico, scelse il Fascismo, ricoprendo la carica di ministro e successivamente quella di presidente della Camera.


Alla sua morte, avvenuta improvvisamente nel 1939, il regime volle ricordarlo con un’opera imponente da realizzare nella città natale, Livorno. Il progetto fu affidato ad Arturo Dazzi, artista fedele a Mussolini, che disegnò un grande mausoleo di forma squadrata al cui interno doveva essere ospitata la tomba di Ciano. Il mausoleo, che oggi versa in stato di degrado, doveva poi essere sormontato da una statua colossale di 13 metri che rappresentava il gerarca con i panni classici che i marinai indossano contro le intemperie: berretto e cerata, mentre è al timone del suo mas (motoscafo armato silurante).


All’interno l’urna di Ciano doveva essere sostenuta da due marinai e due balilla, figure che alludevano metaforicamente alla fedeltà al partito del defunto e alla sua dedizione alla Marina Militare.
Di questo monumento restano il basamento della torre sul Monte Burrone in Toscana ormai completamente abbandonato, la testa colossale di Ciano in Sardegna, e le statue dei marinai e dei balilla a Forte dei Marmi.
I lavori per la statua di Ciano a Santo Stefano iniziarono nel 1941 e nel luglio 1943 erano pronti i due pezzi del busto. L’ultima parte del tronco era in fase di rifinitura e di completamento. Ma i lavori furono interrotti il 26 luglio 1943. Il giorno prima il Gran Consiglio aveva votato la sfiducia a Mussolini.

Il proprietario della cava ricevette un telegramma da Roma affinché venissero fermati i lavori: il Fascismo, infatti, era caduto e quel simbolo, il ricordo di quell’uomo, fascista convinto, non avrebbe avuto più senso. Da quel giorno, il busto di Costanzo Ciano giace lì, abbandonato.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Lattine, fazzoletti, escrementi e rifiuti di ogni tipo. Questa la scena che si para dinnanzi a chi, in queste giornate di sole, fa una passeggiata ad Arbatax per ammirare Cala Moresca.

Un degrado inaccettabile per quella che è giustamente considerata una delle “perle” del nostro borgo marinaro.

“Spazzatura vista mare” – commentano alcuni lettori che ci hanno inviato le foto che vi mostriamo – “Uno spettacolo indecoroso in uno dei luoghi simbolo del borgo. Fa male vedere questo angolo di Paradiso in queste condizioni”.

Purtroppo questo non è l’unico luogo incantevole del territorio che viene preso di mira da vandali e incivili.

 

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

I romani, a differenza dei cartaginesi, in Sardegna, durante il loro dominio, non si fermarono alle coste ma penetrarono all’interno dell’Isola, anche grazie a una articolata rete di comunicazioni stradali.

Però, per lungo tempo, i romani conferirono in Sardegna il titolo di “colonia” a una sola città: Turris Libisonis, l’attuale Porto Torres. Nel periodo dell’Impero, infatti, questa città divenne il centro più importante della Sardegna settentrionale, sia per i commerci che per il numero di abitanti.

Da qui, ad esempio, partivano i carichi di grano delle pianure settentrionali alla volta di Roma, e forse anche minerali della vicina Argentiera.

Alla periferia di Porto Torres si può ancora ammirare un superbo ponte romano ancora intatto che ha sette arcate ( ampie da 5 a 11 metri) e che è lungo 60 metri, costruito con enormi blocchi di porfido trachitico.

Negli anni Quaranta fu fotografato dell’etnologo Max Leopold Wagner ed è stato carrabile fino agli anni Ottanta sia per i mezzi leggeri che per i mezzi pesanti che regolarmente vi transitavano per raggiungere il polo della SIR.

In altri luoghi della Sardegna ci sono altri ponti simili a questo ma nessuno si è conservato così perfettamente. Restano comunque simbolo della poderosa opera di penetrazione romana nell’intero territorio sardo.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Il comandante dei Vigili del Fuoco di Nuoro, Antonio Giordano è stato insignito dell’onorificenza di cavaliere al merito della Repubblica Italiana dal Prefetto di Nuoro Luca Rotondi.

La cerimonia di consegna si è tenuta alla Prefettura del capoluogo barbaricino alla presenza del direttore regionale dei Vigili del fuoco sardi, Marco Frezza e delle massime cariche civili e militari della provincia di Nuoro e dei comuni di Nuoro e Budoni.

Antonio Giordano, laureato in Ingegneria civile nella facoltà di Ingegneria di Salerno nel 1996 è stato assunto come funzionario direttivo dei Vvff nel 1998 e dopo aver frequentato il corso di formazione presso l’Istituto Superiore antincendi di Roma, è stato assegnato al comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Nuoro, come responsabile della Prevenzione Incendi e del Soccorso, nonché vicario del comandante. Dal 20 giugno 2016 è nominato primo dirigente e assegnato presso il Viminale, con l’incarico di Pianificazione e coordinamento delle operazioni di Soccorso nelle provincie dell’Italia centrale colpite dal sisma.

Dal gennaio 2018 è in servizio al Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Cagliari in qualità di dirigente vicario del comandante. Giordano si è distinto partecipando a diverse emergenze: l’alluvione di Villagrande Strisaili nel dicembre 2004, il terremoto dell’Aquila nel 2009 e dell’Emilia Romagna nel 2012, nell’alluvione del 2013 a Cagliari, Assemini, Capoterra, Uta nell’ottobre 2018 e nell’alluvione di Bitti nel novembre 2020.

In questi giorni sta coordinato le attività dei Vigili del fuoco a Tiana, dopo l’esplosione di una villetta, a causa di una perdita di gas.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Pioggia di medaglie per lo SHOTOKAN KARATE CLUB CARDEDU-URZULEI, al 2° Mediterranean Karate Gran Prix 2022 di Tortoli svoltosi il 30 ottobre 2022.

Presenti 11 nazioni, 180 atleti e 300 categorie. Ancora una volta gli atleti dello Shotokan Karate Club Cardedu – Urzulei, guigati dal M° Federale Gianni Muntoni (6°Dan) hanno dimostrato di essere competitivi a livello Internazionale piazzandosi come seconda società classificata medaglia d’argento.

 

Successo super meritato dopo un costante allenamento perché niente arriva per caso, quindi anche sacrificio. Si contano quindi 32 medaglie di cui : 7 ori -12 argenti – 12 bronzo.

Nello specifico:
NAILA LORRAI dojo Cardedu 1 ORO (kata) (riconfermata per la terza volta reginetta del karate nella sua categoria all’internazionale) e 1 bronzo ( kumitè)
ALICE FANCELLO dojo Urzulei 2 ORI ( kata e kumitè)
NADIA CRISTO Cardedu 1 ORO (kata) 1 bronzo (kumitè)
MAURIZIO MELIS Cardedu 1 oro (kata) 1 argento (kumitè) 1 argento (kata in copia)
ALESSANDRO MELIS Cardedu 1 oro (kumitè) 1 argento (kata) 1 argento (kata in copia)
SUSANNA CHERCHI Cardedu 1 oro (kata) 1 argento (kumitè)
BEATRICE LORRAI Urzulei 1 argento (kata) 1 bronzo (kumitè)
ANDREA TODDE Cardedu 1 argento (kata)
FRANCESCA CARTA Cardedu 1 argento (kata) 1 bronzo (kumitè)
GIUSEPPE DI DIO Cardedu 1 argento (kata)
ANTONIO CAVIA Urzulei 1 argento (kata)
YLENIA MULAS Urzulei 1 argento (kumitè) 1 bronzo (kata)
GIACOMO DI DIO Cardedu 1 bronzo (kata) 1 bronzo (kumitè) 1 bronzo ( kata in copia)
MATTIA MELONI Cardedu 1 bronzo (kata) 1 bronzo (kumitè)
MAURA PENDUGIU Cardedu 1 bronzo (kata)
MICHELANGELO LORRAI Urzulei : 1 argento (kumitè)
FRANCESCO ARZU Urzulei : 1 argento (kumitè)
ISMAELE PISU Cardedu : 1 bronzo (kata) 1 bronzo (kata in copia)

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

È stato individuato in Sardegna il virus dell’EHD la Malattia emorragica epizootica del Cervo, una patologia simile alla Blue tongue, che colpisce i ruminanti. Il patogeno, che si diffonde tramite gli insetti culicoidi, è stato individuato in alcuni capi bovini di aziende localizzate nel Sud Sardegna. La scoperta, da parte dei servizi veterinari territoriali, è stata confermata dal Centro di riferimento nazionale per le malattie esotiche di Teramo ed è stata al centro del vertice regionale che si è riunito oggi. All’incontro hanno preso parte i tecnici dell’assessorato regionale della Sanità e dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Sardegna in collegamento con i tecnici del Ministero della Salute e del Centro di riferimento di Teramo. Si tratta del primo focolaio relativo all’EHD rilevato in Europa, presente già da tempo in Nord Africa, da cui potrebbe essere arrivato veicolati dagli insetti trasportati nell’Isola dai venti del deserto. “L’individuazione del virus – spiega l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu – evidenzia ancora una volta la capacità del nostro sistema di sorveglianza e di monitoraggio sulle malattie e sul rischio epidemiologico. Sono già partiti i controlli, sugli animali e sugli insetti, per verificare la presenza del virus oltre l’area del focolaio”.

Il Ministero della Salute, in attesa di un quadro epidemiologico più puntuale, che sarà possibile solo dopo l’estensione dei controlli, ha disposto la chiusura totale, per un periodo tra le tre e le quattro settimane, alle movimentazione al di fuori dell’Isola e all’interno del territorio dei capi bovini, specie suscettibile al virus, in cui l’infezione, a differenza degli ovini e delle altre specie sensibili, può portare alle forme cliniche più gravi. Stop anche alla movimentazione dei capi ovini e degli altri ruminanti che possono essere comunque serbatoio dell’EHD, per cui, al momento, non esiste un vaccino. Una decisione, quella presa da Roma, che sarà formalizzata nelle prossime ore dai tecnici della Regione. Consentita, in deroga, la sola movimentazione per la macellazione all’interno del territorio regionale.

“Indubbiamente la situazione è resa delicata dalla presenza di un virus su cui si sa ancora poco. Il primo passo sarà verificare la diffusione dell’infezione. Questo, così come prospettato dagli stessi tecnici del ministero, ci darà indicazioni sui tempi e sulle modalità di possibile riapertura alle movimentazioni”.

IL COMUNICATO DI COLDIRETTI SARDEGNA

È stato riscontrato ad Arbus nell’allevamento di Michela Dessì, presidente di sezione Coldiretti, il primo caso in Europa della malattia emorragica del cervo (virus dell’EHD). Si tratta di una malattia che colpisce tutti i ruminanti domestici e selvatici in forma di malattia clinica nel bovino mentre nell’ovino e caprino non riscontra nessun sintomo clinico anche se gli animali si infettano e possono diventare serbatoi dell’infezione. “Una nuova tegola pesantissima per la zootecnia sarda – commenta Coldiretti Sardegna – già penalizzata dal caro prezzi e dal nuovo macigno della lingua blu con sintomi e morti negli ovini e movimentazione possibile solo dopo Pcr”. Con questo nuovo virus, per il quale non esiste ancora vaccino, ci ritroviamo con il blocco totale della movimentazione fuori e all’interno della Sardegna (come deciso dal Ministero della Salute, e che sarà annunciato nelle prossime ore dai tecnici della Regione) per un periodo tra le tre e le quattro settimane, dei ruminanti che possono essere serbatoio dell’EHD ed in particolare dei bovini che a differenza della lingua blu (per il quale sono un serbatoio) sono la specie più suscettibile, con l’infezione, che a differenza degli ovini e delle altre specie sensibili, può portare alle forme cliniche più gravi. È invece consentita, in deroga, la sola movimentazione per la macellazione all’interno del territorio regionale.

Oggi sono arrivati i risultati della analisi effettuate su un bovino morto la settimana scorsa: “sono rimasta basita alla notizia – afferma Michela Dessì – non me la sarei mai aspettata”. I sintomi sono molto simili a quelli della lingua blu. La vacca presenta bava, muco, l’ingrossamento della lingua, difficoltà respiratorie e difficoltà nei movimenti oltre a zoppia. “Domani prelevano anche le pecore perché hanno sintomi anche loro – spiega Michela Dessì -. La novità che sto riscontrando è il sanguinamento da una narice”.

“Una notizia terribile che arriva in una Regione già martoriata dal caro prezzi e dall’incubo lingua blu – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu –. È urgentissima l’istituzione di una unità di crisi coordinata dall’Istituto zooprofilattico con il coinvolgimento delle organizzazioni di categoria che possa monitorare e trovare immediatamente delle soluzioni alternative al blocco totale, nel rispetto della sicurezza degli animali, altrimenti si porterebbero sul baratro i circa 7.800 allevamenti degli oltre 210mila bovini da carne che vendono la maggior parte dei vitelli fuori dalla Sardegna”.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Il sistema di telecontrollo di Abbanoa ha evidenziato una sensibile diminuzione della quantità d’acqua in arrivo ai serbatoi comunali al servizio di Baunei. I tecnici dell’ente si sono immediatamente attivati per la ricerca del punto di rottura della condotta.

Appena localizzato, le squadre del Gestore avvieranno il cantiere per eliminare il guasto. È prevista una chiusura notturna dell’erogazione dalle 22 di stasera alle 6 della mattina di domani per ricostituire le scorte nei serbatoi che attualmente stanno garantendo il servizio.

Al momento del ripristino del servizio potrebbero verificarsi temporanei fenomeni di torbidità dell’acqua dovuti allo svuotamento e successivo riempimento delle condotte. Qualsiasi anomalia potrà essere segnalata al servizio di segnalazione guasti di Abbanoa tramite il numero verde 800.022.040 attivo 24 ore su 24.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Questa sera al Teatro Massimo di Cagliari, in occasione della première del docufilm  “Nel nostro cielo un rombo di tuono”, in tanti speravano nella presenza di Gigi Riva.

Così quando il fuoriclasse di Leggiuno è arrivato per prendere posto in sala per assistere al docufilm che racconta le sue imprese e quelle del “Grande Cagliari”, scritto da Riccardo Milani e girato in Sardegna, tutto il pubblico presente si è alzato in piedi ad applaudirlo in ovazione.

Riva accompagnato dal figlio Nicola, emozionato per l’affetto della gente che gremiva il teatro, ha alzato la mano per salutare e ringraziare i presenti.

Un amore così forte, quello del popolo sardo, da non essere mai stato scalfitto dal tempo, nonostante siano passati tanti decenni da quando l’ala sinistra del Cagliari e il miglior marcatore della storia della Nazionale ha dato l’addio al calcio giocato.

Ecco le immagini dell’arrivo al Teatro Massimo della “Leggenda Rossoblù”.


Non una data casuale quella scelta per la première del docufilm, oggi Riva ha festeggiato 78 anni.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Intorno a 6 milioni di anni fa, nel Miocene, lo stretto di Gibilterra si chiuse per effetto del clima arido, il mar Mediterraneo si era ridotto a un insieme di laghi salati e le terre risultavano praticamente collegate tra loro. La Sardegna si ergeva al centro di tutto questo.

Fu in quel periodo che l’Isola conobbe un periodo di grande popolamento da parte di fauna proveniente soprattutto dall’Africa settentrionale. Tra gli animali che fecero la loro comparsa, ben prima degli ominidi, vi fu una specie di scimmia, l’unica che la storia faunistica della Sardegna conobbe.

Si trattava dei primi antenati del “Macaca Majori”, una bertuccia nana tipica della Sardegna, appartenente alla famiglia dei Cercopitecidi e molto simile a quelle oggi presenti a Gibilterra, il Marocco e altre zone del Maghreb (il “Macaca Sylvanus”). Le sue dimensioni erano leggermente inferiori, da qui l’appellativo di “nana”.

I resti fossili del Macaca Majori sardo (Foto di Ghedoghedo by Wikipedia)

Queste scimmie trovarono terreno fertile in Sardegna tant’è che si diffusero all’incirca in tutta l’Isola. A testimonianza di ciò vi sono i consistenti ritrovamenti registrati uno nella parte orientale a
Capo Figari e l’altro a occidente nella zona di Fluminimaggiore, in località S’Orreri.

Non è chiaro quando questo genere di scimmie si estinse, ma la teoria più affascinante, testimoniata da alcuni ritrovamenti come quello di una lampada in bronzo risalente al periodo nuragico, vuole che questi animali entrarono a contatto anche con gli esseri umani e che furono proprio gli esseri umani la causa della loro estinzione. Di sicuro la prezenza del Macaca Majori in Sardegna è stata centrale in tutto il Pleistocene e forse si è spinta sino al Neolitico.

Lampada in bronzo con figura di scimmia ritrovata a Baunei e ospitata al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari - Foto: Leonardo Corpino e Roberto Dessy via Sardegna Ambiente

Lampada in bronzo con figura di scimmia ritrovata a Baunei e ospitata al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari – Foto: Leonardo Corpino e Roberto Dessy via Sardegna Ambiente

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda