Tragedia in Sardegna.

Un 46enne è deceduto mentre praticava kitesurf nello specchio d’acqua di Punta Trettu nel territorio di San Giovanni Suergiu – come riporta “L’Unione Sarda”-.

Sul posto era presente il personale del 118, l’elisoccorso, Vigili del fuoco di Carbonia e i Carabinieri della compagnia di Carbonia.

Da chiarire le cause della morte dell’uomo.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

“Forestas è una grande risorsa per la Sardegna, ma rischia di vedere vanificata la sua mission sociale e ambientale”, afferma in un comunicato il consigliere regionale del Pd Salvatore Corrias, che ha presentato un’interrogazione – insieme al suo gruppo consiliare e di cui è primo firmatario – per avere chiarimenti riguardo il Piano triennale delle assunzioni a Forestas.

“Ad oggi – continua Corrias -, dopo nove mesi dall’approvazione della legge finanziaria, questa Giunta immobile non ha partorito nulla di utile e di buono. Noi non abbiamo notizia di cosa si intenda fare per assumere nuovo personale, in quali tempi, in quali termini e sulla base di quali norme, se non quelle che il Consiglio ha scritto”.

“Nonostante la volontà unanime del Consiglio regionale – spiega l’esponente Pd – di coprire il turn over e garantire nuove assunzioni nei singoli territori, questa Giunta senza assessori, piuttosto che preoccuparsi delle attese dei sardi, è distratta dal valzer delle direzioni, da travagliate intese e da spicciole preoccupazioni, lontane anni luce dalla necessità di garantire un futuro di certezze a Forestas, ai comuni in scadenza di convenzione e ai giovani in attesa di occupazione, allettati da roboanti annunci di un prossimo reclutamento”.

“Dopo nove mesi dall’approvazione della legge finanziaria – attacca il consigliere -, questa Giunta immobile non ha partorito nulla di utile e di buono. Noi non abbiamo notizia di cosa si intenda fare per assumere nuovo personale, in quali tempi, in quali termini e sulla base di quali norme, se non quelle che il Consiglio ha scritto. Questo silenzio ci preoccupa, e non annuncia niente di buono”.

“Per questo, con nostra Interrogazione, chiediamo al Presidente della Giunta che dia risposte certe in merito alla sacrosanta necessità di garantire il turn over nei singoli territori, comune per comune, cantiere per cantiere, laddove si consuma, giorno per giorno, il dramma dello spopolamento”, conclude Corrias.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Sardi di successo nel mondo: sono tantissimi e di molti nemmeno si conoscono le vicine o lontane origini isolane.

Uno di questi è il celebre difensore Azzurro Marco Materazzi, che nel 2006 trascinò l’Italia alla conquista dei Mondiali in Germania.

Entrambi i genitori del roccioso stopper nato a Lecce nel 1973, sono sardi. Lo era la madre, Anna Inzaina, nata a Tempio Pausania e purtroppo deceduta nel 1988, e lo è il padre, l’allenatore Beppe Materazzi, nato ad Arborea. Non a caso proprio il padre ha allenato la squadra più importante dell’Isola, il Cagliari. Da marzo a giugno del 2001 fece una breve apparizione sulla panchina rossoblù subentrando a Gianfranco Bellotto in Serie B.

Materazzi figlio torna spesso in Sardegna, a Tempio in particolare, dove è sepolta la mamma e dove vivono alcuni cugini.

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Lo sapevate? La Brigata Sassari, orgoglio sardo, si costituì durante la Prima Guerra mondiale.

Era il 1 marzo del 1915, quando venne ufficialmente sancita la nascita della Brigata Sassari (Tattaresa), brigata di fanteria meccanizzata dell’Esercito Italiano. Due i reparti che andarono a confluirvi: il 151° reggimento, di stanza a Sinnai, e il 152°, con sede a Sassari. Per la nazione si trattava di un reparto innovativo, unico reclutato su base regionale, e l’origine sarda dei suoi componenti – tanto dei soldati quanto degli ufficiali, seppure fossero questi in numero spesso insufficiente e per questo sostenuti dall’apporto di esterni – incise da subito in maniera evidente: ne plasmò i valori, le tecniche di combattimento, e pesò sulla forza del legame che ne univa gli uomini.

Fattore, quest’ultimo, che rese la neonata formazione diretta discendente del Terçio de Cerdena, di periodo aragonese-spagnolo, e del Reggimento di Sardegna, di età sabauda, milizie accomunate anch’esse dall’origine sarda dei componenti.

La tragica cornice storica, ossia il pieno della prima guerra mondiale – scoppiata nel luglio dell’anno precedente – ne permise l’immediato ed efficace impiego. Isonzo, Asiago, Caporetto: la Brigata combatté con onore in tutte le maggiori battaglie del terribile triennio di guerra, guadagnandone solenni riconoscimenti, che ripagarono però soltanto in parte le ingenti perdite umane. Fra le memorie più pregnanti di questa prima fase resta oggi “Un anno sull’Altipiano”, di Emilio Lussu, brillante resoconto letterario dell’impegno della Brigata sull’altopiano di Asiago, fase durante la quale Lussu stesso ricoprì il ruolo di ufficiale.

BRIGATA SASSARI - Cucina improvvisataNessun documento indica con certezza i motivi che spinsero alla creazione di un gruppo militare interamente formato da sardi. Pare plausibile ritenere sia stato un modo per meglio coinvolgere i giovani isolani nell’immane sforzo della guerra – sebbene già lo fossero, poiché arruolati in organizzazioni pre-esistenti, quali la Brigata Cagliari – o, ancora, potrebbe essersi trattato di un esperimento, uno strumento per valutare la validità di una milizia territorialmente coesa, formata in prevalenza da agricoltori e pastori, priva – o quasi – di fattori disgreganti al suo interno. Si racconta, però, che l’idea fosse nata in realtà da un singolo e cruciale episodio.

Agli inizi del 1915 un giovane sardo, tale Andrea Ostia, arruolato fra gli artiglieri di stanza a Genova, capeggiò una rivolta contro i commilitoni “continentali”. All’origine il comportamento discriminante di questi nei confronti dei sardi, meno numerosi, spintonati durante il rancio e ritenuti inferiori per nascita. Ostia, attendente del capitano, diede quindi il via a una terribile rissa, che gli costò sì l’arresto, ma fece emergere il fiero coraggio dei suoi corregionali. Si dice quindi che il generale fosse rimasto colpito dallo spirito del gruppo isolano, esiguo ma vittorioso, al punto da istituire per questo un intero reggimento formato esclusivamente da sardi. Tale riconoscimento emerse con prepotenza nel dicembre del 1915, quando un’ordinanza sancì che tutti i militari sardi andassero a confluire nella nascente Brigata: nasceva così il mito dei Dimonios.

La Brigata “Sassari” venne subito messa in servizio nella prima guerra mondiale, quando combatté sull’Isonzo e ottenne la citazione sul bollettino del Comando Supremo come migliore unità, per le sue azioni eroiche negli scontri di Bosco Cappuccio, Bosco Lancia e Bosco Triangolare.

Oggi la Brigata Sassari è una brigata di fanteria meccanizzata dell’Esercito Italiano, parte della Divisione “Acqui”. Il 151º reggimento fanteria “Sassari”, con sede a Cagliari in caserma Monfenera, e il 152º reggimento fanteria “Sassari” con sede a Sassari in caserma Gonzaga, insieme costituiscono il nucleo storico della brigata. È una delle unità italiane più presenti nei teatri operativi in operazioni di risoluzione delle crisi (CRO – Crisis Response Operations) ed è classificata dall’Esercito come “forza di proiezione”.

 

L’inno ufficiale della Brigata “Sassari” è “Dimònios” (“Dimonios”) (Diavoli), scritto nel 1994 in lingua sarda.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Il giovane chef Stefano Piliero, trionfa al “Porcino d’oro” 2022.

Nella serata di ieri, il 27enne di Tortolì ha conquistato il prestigioso concorso organizzato dalla Pro Loco di Arzana.

Piliero ha prevalso sugli altri chef, proponendo un piatto molto originale: petto di colombaccio al corbezzolo, spruzzato con polvere di mirto, crema di patate e porcino.

La giuria presieduta dal maestro Igles Corelli – 5 stelle Michelin – ha premiato il giovane professionista dei fornelli, che vanta diverse esperienze in Italia e all’estero – in Antigua – arricchendosi con nuove tradizioni culinarie e varie contaminazioni, ma mantenendo l’anima dell’enogastronomia ogliastrina.

Ph: lo chef Stefano Piliero e la fidanzata Gessica Pischedda in compagnia dello chef stellato Igles Corelli (al centro).

Attualmente presta la sua professione nel ristorante “Bepi d’Aguglia” ad Arbatax.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Gravissimo incidente a Tortolì.

Un’insegnante di 51 anni, Beatrice Ubaldi, è morta nel pomeriggio dopo essere stata investita da un’auto in via Pirastu, all’altezza del bar.

La dinamica dell’incidente è ancora da ricostruire. La vittima del sinistro stava facendo una passeggiata in quella zona.

Le sue condizioni sono apparse subito gravissime. Sul posto è arrivato il personale del 118 per cercare di rianimarla, ma dopo più di un’ora di tentativi non c’è stato più nulla da fare.

Le indagini sono svolte dalla Polizia stradale.

Notizia in aggiornamento.

 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

 

In questo scatto, gentilmente concessoci da Gianfranco Loi, la sua famiglia, genitori e figli.

Suo nonno, Giovanni Antonio Loi, con sua nonna, Giulia Cadeddu, sono agli angoli e al centro ci sono i figli: Maria, il padre di Gianfranco, Gigino Loi (sindaco della cittadina per due legislature), la sorella Virginia e Alberto.

La foto è del lontano 1923.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

«Marrano a farlo», «marrano a dirlo». Da sempre i bambini sardi non possono sottrarsi a un invito di questo tipo. Se non lo fai, sei un vile insomma, un “marrano”. Non importa quanto sia difficile la prova di coraggio alla quale si è chiamati, l’importante è non essere un marrano. Chi di voi non ha rischiato di affrontare i rimproveri degli adulti pur di non essere definito così? L’espressione è entrata nel lessico sardo-cagliaritano da tempo, ma chi era veramente il “marrano”?

Chiariamo innanzitutto una cosa: non si tratta di un termine sardo, ma di un’offesa che affonda le sue radici nel Medio Evo. Questa ingiuria veniva utilizzata già nella Spagna del XIV secolo, dove venivano apostrofati con il termine marranos gli ebrei convertiti forzatamente al cristianesimo, ma che continuavano a professare, di nascosto, riti e funzioni del giudaismo. Nato con un’accezione antisemita dunque, il vocabolo che oggi utilizziamo correntemente per accusare di vigliaccheria chi non accetta la sfida lanciatagli significa letteralmente “giovane porco”, “suino”, “maiale”,e probabilmente nasce dall’ispanizzazione del termine arabo mahram (cosa proibita).

All’epoca della dominazione spagnola in Sardegna, l’Isola ospitava una nutrita presenza di ebrei sefarditi, di cui a Cagliari rimane traccia al ghetto degli Ebrei in Castello. L’uso del termine dispregiativo “marrano”, il cui uso era proibito già dal 1380 da un decreto del Re di Catalogna, si diffuse comunque durante le persecuzioni contro gli ebrei nella Spagna di fine ‘400. Con gli anni, la parola “marrano” ha perso  la sua connotazione antisemita, abbandonando pian piano l’utilizzo di indicare gli ebrei sefarditi che di nascosto (secondo i canoni dell’epoca, con viltà) professavano la propria fede, per abbracciare, soprattutto in Sardegna, il significato di sfida che oggi conosciamo.

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Tragedia in Sardegna.

Nella serata di ieri, in uno scontro tra un’auto e un pullman ha perso la vita Cinza Cotza, una 47enne anni originaria di Zeddiani.

Inutili i tentativi di rianimare la vittima da parte dei soccorritori, la donna è deceduta sul colpo. I vigili del fuoco, intervenuti insieme ai soccorritori del 118, hanno dovuto usare le cesoie elettriche per aprire l’automobile accartocciata ed estrarre il corpo.

Sotto il vaglio degli inquirenti la dinamica dell’incidente.

Ph: facebook

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Dopo la seconda guerra mondiale, in Sardegna si anima un grande interesse intorno alla fluorite. Importanti filoni vengono scoperti e sfruttati, infatti, nell’Iglesiente.

La fluorite, chiamata anche fluorina o spatofluore, è un minerale composto da fluoruro di calcio. È il più importante dei minerali fluorurati.

Ma in Ogliastra, già a metà dell’800, a Tertenia, questo minerale veniva estratto nei giacimenti di Mincineddu, Baccu ‘e Sbirru e Su Engiu.

Come si racconta in “Studi ogliastrini” ( Ettore Gasperini Editore), la miniera di Su Engiu lavorava a pieno ritmo nel 1870. Il materiale, che era ritenuto di buona qualità, veniva poi trasportato a Porto Corallo, e imbarcata per il Continente.

Il costo del trasporto era molto alto, perchè spesso avveniva con il carro a buoi, quindi questo business non durò a lungo. Motivo per il quale dopo alcuni anni di attività il cantiere venne chiuso e venduto a un ulassese.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi