A settant’anni dalla storica esposizione al Palazzo Reale di Milano del 1953, il MAN di Nuoro rende omaggio a un’opera testimone della sua epoca, ma portatrice di un messaggio universale, ancora oggi tragicamente attuale. Un inno contro l’orrore di tutte le guerre.

La mostra celebra anche la prima esposizione di Picasso che vide presentata vent’anni fa al MAN di Nuoro la serie completa della Suite Vollard, in collaborazione con il Reina Sofía di Madrid, partner anche di questo nuovo importante progetto.

Dal 23 settembre al 31 dicembre del 1953 Guernica venne esposta nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano, insieme a più di trecento altre opere del maestro spagnolo, dando forma alla più grande retrospettiva di Picasso mai tenuta in Italia. Successivamente la mostra venne spostata a Roma, ma in formato ridotto e soprattutto senza Guernica, che da allora non fece mai più ingresso nel nostro Paese.

La Sala delle Cariatidi, che al momento di accogliere il capolavoro picassiano presentava ancora i segni dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, amplificando così il significato dell’opera, ospitò in quell’occasione anche altre drammatiche composizioni di esplicita denuncia dei disastri della guerra quali il Massacro in Corea e Carnaio.

Oggi Guernica non viaggia più, non lascia mai la Spagna né la sua sala al Museo Reina Sofía di Madrid. Non tornerà più a Parigi, dove è stata creata, commissionata dal governo repubblicano spagnolo per l’Esposizione Universale del 1937, non tornerà più al MoMA di New York dove ha passato buona parte del suo esilio prima di tornare in patria. E sicuramente non tornerà più in Italia.

Settant’anni dopo la storica esposizione al Palazzo Reale di Milano, il MAN di Nuoro celebra il passaggio italiano di Guernica, simbolicamente e artisticamente fondamentale per una generazione di artisti, di critici d’arte e di cittadini italiani.

L’omaggio nuorese si suddivide in due sezioni principali: l’eco di Guernica nella produzione artistica di Picasso e il racconto della genesi dell’opera attraverso la narrazione visiva di Dora Maar, fotografa e all’epoca compagna dell’artista spagnolo.

La prima sezione trova il suo fulcro principale nello straordinario dittico di incisioni intitolato Sueño y mentira de Franco, vero e proprio contraltare grafico del grande dipinto. Picasso iniziò a incidere la prima lastra nel gennaio del 1937 ma abbandonò presto il lavoro. Nel mese di maggio, appena dopo il tragico bombardamento della cittadina basca, portò a termine entrambe le matrici proprio mentre stava eseguendo la monumentale tela, utilizzando gli stessi studi e le stesse idee. Non si tratta affatto, però, di una versione in formato ridotto del quadro, ma di un’invenzione originale, a sé stante, che prende le mosse dallo stesso pensiero e dallo stesso impeto creativo. Attorno a Sueño y mentira de Franco si raccoglierà una piccola ma significativa serie di incisioni, che afferiscono direttamente alla gestazione di Guernica o che, per essere stati realizzate nello stesso periodo, richiamano da vicino stile e temi del celebre dipinto.

La seconda anima della mostra ruoterà attorno alla straordinaria testimonianza di Dora Maar, che documentò giorno per giorno, con le proprie fotografie, il lavoro di Picasso. Si tratta di una serie di scatti al contempo commoventi e fondamentali per la ricostruzione filologica della creazione di Guernica. Insieme alle fotografie, si esporrà la splendida incisione Portrait de Dora Maar au chignon eseguita da Picasso proprio nel 1936 a un anno da Guernica e che per certi versi riverbera lo stile sintetico di Guernica.

Non mancheranno immagini scattate nel 1953 da Mario Perotti in occasione della rassegna milanese, nell’allestimento toccante della Sala delle Cariatidi segnata dai bombardamenti, situazione tragica che convinse Picasso a esporre il suo capolavoro in quel contesto così affine all’anima del dipinto.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Sant’Andrea Apostolo è dedicata la cattedrale che sorge al centro del paese e oggi, 30 novembre, la cittadina ogliastrina lo festeggia.

Ma perché la città di Tortolì è così devota a questo Santo? Perché lo ha scelto come patrono? La risposta la offrono i membri dell’associazione dedicata a S.Andrea, nel sito www.parrocchiasantandreatortoli.org

Riportiamo integralmente le loro parole:

«Crediamo che il culto di S. Andrea in Tortolì , sia stato portato da Cagliari e risalga al periodo bizantino, anteriore all’anno mille, forse al momento stesso della fondazione della città di oggi. Possiamo riferirci ad una ipotesi avanzata dal Vescovo, Mons. Antioco Piseddu che ne affidò la verifica agli studiosi, nell’omelia della festa di S Andrea, il 30 novembre 2005: L’origine di Tortolì sarebbe riconducibile all’attività del commercio del sale, praticata dagli abitanti di rioni periferici di Cagliari, ancora nel periodo dell’alto Medioevo e avente come centro il porticciolo accanto al Colle di S. Elia. Le saline vicine, già attive da antichi tempi e che avrebbero dato il nome a Selargius da cui potevano provenire gli operai, fornivano il prezioso elemento a vaste zone dell’Isola e possiamo ipotizzare  che ci fossero, lungo le coste, dei punti di distribuzione e vendita Gli addetti al commercio del sale avrebbero dato vita  a un piccolo insediamento locale, dal quale si sviluppò il paese. Sarebbero segni dell’ascendenza cagliaritana, alcune cadenze della lingua sarda parlata ancora dai tortoliesi e riconducibili alla pronuncia cagliaritana, alcuni usi e costumi e soprattutto il culto dei santi, gli stessi venerati nella zona di Cagliari. Tra essi oltre S Andrea, possiamo ricordare S. Anna, il SS. Salvatore, S. Lussorio, S. Gemiliano. Il primo S Andrea, ha ancora una chiesa nella campagna tra Cagliari e Quartu S. Elena. Al di là di queste ipotesi, che potranno essere confermate o smentite, resta il fatto del grande attaccamento dei tortoliesi di oggi al loro santo patrono e la loro devozione a lui, che si manifesta anche nella solenne festa che ogni anno, al 30 novembre, li riunisce per una esperienza di preghiera e di festa».

Oggi, come ogni anno, la città di Tortolì ha reso omaggio al suo santo patrono. Le immagini della processione di Sant’Andrea per le vie del centro:


Guarda il video della processione

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Tragico incidente in Ogliastra nel tardo pomeriggio.

A Lanusei, un 74enne ha perso la vita travolto da una catasta di legname in un cortile, nella centrale via Tortolì.

La vittima è Lorenzo Cugusi, originario di Fonni, e la tragedia sarebbe avvenuta mentre stava aiutando una famiglia di vicini a sistemare il materiale.

Nonostante l’immediato arrivo di una squadra dei Vigili del Fuoco che lo ha liberato dalla catasta di legna e un’equipe del 118, che ha tentato di rianimarlo, tutto si è rivelato vano per salvare il 74enne.

Sul posto anche i Carabinieri, che indagano sull’accaduto per stabilire l’esatta dinamica dell’incidente.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Tragedia in Ogliastra nel tardo pomeriggio.

A Lanusei, un uomo ha perso la vita travolto da una catasta di legna.

Da quanto si apprende la vittima stava aiutando una vicina di casa a sistemare il materiale in un cortile in via Tortolì.

Nonostante l’immediato arrivo di una squadra dei Vigili del Fuoco che lo ha liberato dalla catasta di legna e un’equipe del 118, che ha tentato di rianimarlo, tutto si è rivelato vano per salvare il 74enne.

Sul posto sono arrivati anche i Carabinieri che indagano sull’accaduto e per stabilire l’esatta dinamica dell’incidente.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Questa sera, in apertura della trasmissione “Le Iene” è andato in onda il servizio girato a Tortolì sul caso di Paola Selenu.

Infatti, la donna tortoliese versa in un momento di difficoltà e nella sua abitazione vivono diverse centinaia di gatti che non riesce più a gestire.

Il servizio realizzato dall’inviata Veronica Ruggeri, intitolato “Vivere con 200 gatti”, è stato girato a casa di Paola dove è stata intervistata e in parte in un supermarket dove l’ogliastrina è solita chiedere offerte in denaro ai passanti, per acquistare cibo e altro materiale per i felini.

È stato mandato in onda anche un intervento del sindaco Massimo Cannas, intervistato nel Palazzo Comunale, dove il primo cittadino ha parlato della possibile costruzione di un “gattile” comunale, specificando che serviranno dei cospicui fondi per realizzarlo.

Nel programma è apparsa anche Luciana Carta, rappresentante dell’associazione di volontariato “Animalia” che da anni aiuta Paola.

La giornalista delle Iene, che ha lanciato un appello per l’adozione dei gatti – dopo un’apertura a questa possibilità della tortoliese – ha chiuso il servizio con la promessa che tra qualche tempo farà ritorno a Tortolì, per verificare se sarà trovata una soluzione a questa difficile vicenda.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Viviana Catzola è una giovane mamma di Triei. Si dedica ai dolci da quando era una bimba ma ha scoperto solo una decina di anni fa la passione per la decorazione.

Oggi ci presenta la sua ricetta per preparare i Pirichittus di Triei.

Ingredienti: 

1 kg di farina 00
6 tuorli + 2 uova intere
1 bicchiere di olio di semi
1 cucchiaio di strutto
1 bicchiere di latte (all’occorrenza)
5 cucchiai di zucchero
1 bustina di lievito per dolci

Per la glassa 
600 gr di zucchero, un bicchiere d’acqua e scorza di limone grattugia.

Preparazione

Sbattete leggermente le uova e aggiungete lo zucchero. Incorporate l’olio e lo strutto. Aggiungete piano piano la farina e lavorate il composto finché diventa elastico e non appiccicoso. Nel caso fosse duro aggiungete del latte per ammorbidirlo.

Quando l’impasto è pronto fate dei lombrichi (come in foto) e ricavate dei piccoli rombi. Infornateli a 180° per 10 minuti.

Quando sono cotti si possono glassare: fate sciogliere lo zucchero nell’acqua in un tegame basso ma largo. Aggiungete piano i pirichittus nello zucchero e girateli per avere una glassatura omogenea. Aggiungete la scorza del limone e spegnete il fuoco. Mentre stanno asciugando toglieteli e disponeteli in un vassoio asciutto per farli sfreddare.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

In questa foto, postata da Gianfranco Loi sul gruppo Paesi d’Ogliastra, Monsignor Miglior, attorniato dai parroci d’Ogliastra, è al centro in prima fila.

“In seconda fila, il secondo da destra,” specifica Loi “è Canonico Carta che è stato parroco di Jerzu dal 1905 al 1948”.

 

Da “Storia diocesi d’Ogliastra”: 1927 – 1936 – Giuseppe Miglior.

Del clero di Cagliari, nacque in quella città, il 24 agosto, 1875 e dopo gli studi teologici fu ordinato sacerdote nel 1898. Apprezzato insegnante di teologia, filosofia e diritto presso la Facoltà Teologica cagliaritana, fu parroco delle Collegiate di S. Eulalia e di San Giacomo, vicario generale e capitolare.

Eletto vescovo di Ogliastra e ordinato il 18 settembre 1927, fu il primo vescovo dopo il trasferimento della sede da Tortolì a Lanusei e dovette affrontare il problema della quasi totale mancanza di strutture. Curò con particolare impegno la formazione dei sacerdoti e durante il suo governo poté ordinarne 17. Viene ricordato per la sua semplicità, povertà e carità. Morì il 6 maggio 1936. È sepolto nel Santuario della Madonna di Ogliastra in Lanusei, dove fu traslato dal cimitero di Lanusei, nel 1995.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

È bastato un violento acquazzone per trasformare Bosa in una piccola Venezia.

A raccontare la pioggia torrenziale caduta oggi nel comune costiero della Planargia e i suoi effetti sono gli abitanti del posto.

Tra questi un ristoratore del corso, il cui locale (Trattoria Le Due Piazze) è stato letteralmente invaso dall’acqua.

E Bosa, nelle sue parole, si trasforma in una piccola Venezia. Un’ironia amara che racconta la frustrazione che si registra ogni qual volta piove un po’ più del normale: strade allagate e imprenditori che devono far fronte ai danni da sistemare.

L’articolo (VIDEO) “Bosa come Venezia”: l’amara ironia di un ristoratore dopo l’ennesimo allagamento proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

La ricetta Vistanet di oggi: s’Aranzada, dolce tipico sardo con scorza d’arancia, mandorle e miele.

S’Aranzada è un dolce tipico sardo, più precisamente del nuorese, un dolce a base di scorza d’arancia, miele e mandorle.
Come consiglia Giallo Zafferano la preparazione è abbastanza semplice ma richiede tempo e pazienza, una volta comprate le arance ci vorranno alcuni giorni per poter ultimare il tutto, ma basteranno pochi minuti di tempo nei primi due giorni da dedicare a cambiare l’acqua della scorza delle arance, questo servirà a togliere l’amaro della scorza.

Ingredienti

Per 14 dolcetti

150 grammi di miele
100 grammi di scorza d’arancia
50 grammi di mandorle pulite
palline di zucchero

Vi serviranno anche i pirottini di carta

Procedimento

Lavate bene le arance, meglio se utilizzate uno spazzolino per fregarle sotto l’acqua corrente, avendo la buccia porosa si riuscirà a pulirle meglio.

Una volta lavate bene sbucciatele stando attenti a non prendere anche la parte bianca. Dopo averle pelate tutte prendete un tagliere e tagliatele a listarelle sottilissime.

Mettete le scorze d’arancia in una ciotola e ricopritele d’acqua, tenetele in acqua per due giorni e cambiatela 3/4 volte al giorno. Passati i due giorni, sbollentate le scorze d’arancia due volte per 2/3 minuti circa, potete preparare due pentoline d’acqua, o scolarle, cambiare l’acqua e aspettare che bolla per ripetere l’operazione.

Dopo averle sbollentate per due volte e scolate, adagiatele su una tovaglietta e lasciatele asciugare per una notte. Tagliate in due le mandorle, poi tagliatele ancora a listarelle sottili, fatele tostare per qualche minuto al forno, tiratele fuori quando inizieranno a cambiare colore, devono essere leggermente dorate.

La mattina dopo, versatele in una pentola con fondo spesso, aggiungete il miele e accendete la fiamma, tenetela sempre bassa. Fate cuocere per 30 minuti circa, mescolando ogni tanto, passati 30 minuti il miele si sarà quasi totalmente assorbito, quindi potete aggiungere le mandorle tostate, fate cuocere ancora per 8/10 minuti. Finita la cottura versate subito nei pirottini prima che si continui ad asciugare, raffreddandosi troppo si farebbe fatica, aiutatevi con un cucchiaio e un cucchiaino.

Una volta riempiti i pirottini decorate a piacere con palline di zucchero.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Poco meno di 1200 abitanti e un territorio meraviglioso in uno degli scenari montuosi più selvaggi e suggestivi dell’intera Sardegna: stiamo parlando di Urzulei, ultimo comune d’Ogliastra al confine nordorientale con la Barbagia.

Ma perché si chiama così?

Secondo le teorie più accreditate Urzulei deriverebbe da una radice della lingua protosarda, “urdh” che significa edera, rampicante. La pianta “urzula”, in italiano la vitalba o fiammola è non a caso molto diffusa nel territorio. Potrebbe derivare proprio da questo vegetale il nome del paese ogliastrino.

L’articolo Lo sapevate? Ecco perché Urzulei si chiama così: l’antichissima origine del nome proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis