Tra le varie festività, quella attesa con più gioia e trepidazione è sicuramente il Natale. Ieri, quando ancora la modernità e la globalizzazione non avevano influenzato le varie culture, come veniva trascorso e quali erano le tradizioni legate al Natale?

Tutto prendeva vita la sera del 24 dicembre, davanti ad un camino. La famiglia si riuniva attorno al tepore emanato dal fuoco, mentre davanti ai loro occhi bruciava un grosso ceppo. Quest’ultimo, non era un pezzo di legno qualunque: “su troncu de xena” ( “il tronco della vigilia di Natale”) veniva tenuto acceso a partire dalla vigilia – come dice il nome stesso – fino almeno all’Epifania, con lo scopo di scaldare il Bambin Gesù. Secondo la leggenda, la meticolosità della famiglia nella cura del ceppo, avrebbe portato fortuna l’anno successivo.

Allora non venivano addobbati grandi e folti alberi di Natale, ma le pareti della casa erano abbellite con cura da donne e bambini, che vi appendevano rametti di menta, alloro o ancora rami d’ulivo.

Momento di incontro e unione dei giovani e meno giovani del paese, la messa della vigilia, detta anche “sa miss’è pudda”, era l’avvenimento più atteso della giornata. Tutti si ritrovavano in chiesa, e proprio a causa di questa grande folla che si radunava in un unico punto, molto spesso il tutto – messa compresa – degenerava nel caos: chiacchiere, bisbiglii di sottofondo, bucce di mandarini o di frutta secca che venivano lanciate da giovani rubacuori verso le ragazze più carine. Il tutto scandito da frequenti spari, sia all’interno che all’esterno della chiesa, nonostante fosse severamente vietato.

Durante sa miss’è pudda, la leggenda narra che indispensabile fosse la presenza delle donne in gravidanza. Nel caso in cui il bambino, ancora nel grembo materno, avesse presentato eventuali cerebrolesioni o malformazioni, la messa avrebbe curato ogni problema. Questa notte di preghiera aveva infatti anche un forte potere esorcizzante, come si può intuire dal detto che, in merito alla “cura del feto malato”, dice che durante la messa “sa bestia si furrìada in cristianu”. Secondo la leggenda inoltre, le donne in stato di gravidanza che avessero scelto di non partecipare alla funzione religiosa, rischiavano seriamente di dare alla luce una creatura mostruosa: numerosi racconti in merito narrano di bambini nati con strane forme animalesche, che spesso assumevano i tratti di grandi uccelli neri.

Le future mamme che invece avessero rispettato, secondo la tradizione, i doveri di una buona religiosa, nel caso in cui avessero dato alla luce il bambino durante la notte di Natale, avrebbero avuto allora la fortuna di generare un bimbo “speciale”: si era infatti convinti che il neonato avrebbe protetto dalle disgrazie almeno sette case del vicinato, e che, lungo l’intero corso della sua esistenza, non avrebbe perso né denti né capelli. Inoltre, il bambino in questione, avrebbe mantenuto intatto il proprio corpo anche dopo il decesso, come recita il detto “chini nascidi sa nott’è xena non purdiada asut’e terra” (ovvero, chi nasce la notte della vigilia di natale non può marcire sotto terra).

La figura della donna, popola quindi le antiche leggende sarde riguardanti il Natale.

Tra le creature fantastiche più conosciute legate alla tradizione natalizia vi è Maria Puntaborru. Secondo antichi racconti, dopo la cena della vigilia di Natale, neanche una briciola di pane sarebbe dovuta rimanere sulla tavola a fine pasto, o sarebbe presto arrivata Maria.

In particolare nella zona del Campidano, questa figura era molto diffusa e faceva tremare di paura i bambini del tempo. La leggenda narra infatti che, nel caso in cui qualche alimento fosse stato lasciato sulla tavola, Maria, che la notte si aggirava sempre nelle case dei vivi, avrebbe punito i commensali infilzandogli lo stomaco con uno spiedo.

Infine, sempre la figura della donna vista come strega, capace di diabolici malefici ai danni degli altri, è la protagonista di una seconda, affascinante, credenza popolare. Precisamente nel periodo inquadrato fra il Natale e l’Epifania, a tutte quelle donne che recitavano i brebus e conoscevano l’arte della predizione, della cura, e della medicina contro il malocchio, spettava un importante compito: dovevano trasmettere in questo momento i propri segreti alle future praticanti.

Ma questa è tutta un’altra storia. Bona Paschixedda a tottus.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

I paesi ogliastrini hanno una peculiarità: tutti possiedono un soprannome che deriva da leggende o storie passate che per sempre vivono nei ricordi degli anziani di ogni paese, scrigni di storia e tradizioni. Uno degli appellativi più caratteristici e particolari è quello che appartiene agli abitanti di Gairo: “Facc’e Luna” (Faccia di Luna).

Gli anziani del paese ogliastrino raccontano che una volta, in periodo di guerra e fame, ventinove giovani gairesi, passeggiando nei pressi di una pozza d’acqua, videro una figura immersa che sembrava una forma di formaggio. Iniziarono a discutere su cosa fosse effettivamente quell’immagine nell’acqua, un’immagine talmente realistica da farli arrivare alla conclusione che fosse formaggio, certi che a qualcuno fosse caduto giorni prima.

Uno dei giovani, il più coraggioso e avido, si buttò nel pozzo per primo per riuscire a prendere il formaggio e tenerlo per sé. Il giovane provò più volte a prenderlo ma con scarsi risultati, poiché la figura spariva appena egli si avvicinava. Non vedendolo risalire in superfice, gli altri, convinti che avesse preso il formaggio e se lo stesse mangiando da solo, uno dopo l’altro si buttarono nello specchio d’acqua per cercare di prenderne almeno un pezzo.

La terra sotto la pozza iniziò a cedere per i movimenti dei giovani. Rimasero imprigionati sino a morire annegati. Ventotto persone su ventinove morirono nell’impresa. Solo un giovane si salvò e tramandò la storia per generazioni.

In verità, quella che sembrava una forma di formaggio non era altro che il riflesso della Luna piena nell’acqua.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Franco ha 6 anni e frequenta la prima elementare. Mi mostra, con orgoglio e il sorriso di bambino, il suo lavoretto di Natale fatto in classe: un sacchetto di tela grezza riempito di riso e modellato a mo’ di pupazzo di neve. Gli occhietti, il naso e il cappello, di tutto punto. Nel cuore di Franco c’è la soddisfazione di chi, al suo esordio nella scuola elementare, ha realizzato il suo primo lavoretto natalizio.

Mi piace vedere questo semplice pupazzetto come l’emblema del ritorno al classico Natale. Quello della condivisione, della compagnia e dello stare tutti insieme. Dello scambiarsi le forbicine e i colori, del sedersi uno accanto all’altro, scambiandosi parole e sorriso. Talvolta un po’ animate, ma pazienza. La festa è anche questa.

La Sardegna, nel 2022, ha riscoperto la magia del Natale. E forse non era poi così scontato. Mi ricordo, e di certo anche tutti voi lettori, che solo due anni fa a quest’ora c’erano silenzi e chiusure per la strada. Tantissime le serrande abbassate forzatamente da un virus, il Covid-19, che è entrato nelle nostre vite, cambiando e stravolgendo ogni cosa, anche quella che è sempre stata la festa più bella dell’anno.

Era il Natale della pandemia e della paura. Fatto di restrizioni e mascherine. Quello in cui la messa solenne è stata anticipata, per consentire ai fedeli di rientrare entro le “famose” ore 22, allo start del coprifuoco, nelle giornate che ricorderemo per sempre “di zona rossa”. Ma soprattutto quello è stato il Natale delle lunghe e grandi tavolate da evitare, possibilmente, per sé stessi e per i più deboli. I nostri genitori, nonni, e i più fragili. Uno scambio di auguri con mamma e papà, preferibilmente senza baci e abbracci, stando attenti per altro a non fare troppi spostamenti da un comune all’altro. Voi e noi c’eravamo, raccontando i deserti delle vie e delle piazze.

Poi, l’anno scorso, il 2021, il Natale della prudenza. Si poteva uscire sì, ma mascherine sempre in volto e in tasca l’immancabile green pass. Il passaporto verde di cui noi giornalisti abbiamo raccontato storie, critiche e opinioni di tutti all’interno di una Cagliari limitata nella sua festa e privata, come nel 2020, anche del Capodanno in piazza. Unica eccezione i fuochi d’artificio del porto, anticipati però al 30 dicembre. Anche questi, li abbiamo visti insieme sul Pc e sul telefono.

Ora è Natale 2022. Per la precisione, solo qualche ora ci separa dal 25 dicembre. Ma l’aria della santa festa si respira già da settimane, proprio come quando la parola “pandemia” faceva parte solamente dei capitoli di storia e sembrava così impossibile per noi. Certo, nessun addio al Covid. Ce lo dicono la scienza e i numeri; e pure l’attenzione di chi, nonostante la caduta di tutte le restrizioni conosciute, ha usato alcune accortezze per preservare il più possibile i propri cari. In queste settimane ho conosciuto tanti, soprattutto docenti e in generale persone a costante contatto con la gente, rispolverare le vecchie mascherine. Ma certamente le cose sono cambiate.

È la magia del Natale. Il via vai della gente, cene e pranzi organizzati, gli spettacoli e l’animazione per le strade. Il traffico che, vero, ci fa spazientire, ma ci ricorda che siamo a ridosso della festa. Poi, le luminarie, i mercatini, i dolci. Senza dimenticare i presepi, classici e animati, e le solennità cristiane. Tutto va bene, o quasi. Già, perché non molto lontano in Europa la guerra non si arresta e tanti hanno lasciato le loro case trovando una terra sarda che, nonostante crisi, rincari e le mille difficoltà che sappiamo, non ha dimenticato la parola accoglienza verso chi ha bisogno. Ma i lavoretti scolastici, proprio come quelli di Franco, ci fanno assaporare gli aspetti dolci e semplici di questi giorni.

Dalla redazione del quotidiano online Vistanet, allora, gli auguri di buon Natale a tutti voi lettori, che ogni giorno leggete, guardate e seguite con noi la vostra città e la vostra Isola. Tutto attraverso uno schermo, più o meno grande, ascoltando la nostra voce che non si stanca mai di raccontare la Sardegna.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

C’era una volta Sa Notte ‘e Xena: la vigilia di Natale nella tradizione sarda.

C’era una volta “Sa Notte ‘e Xena”, la notte che dava il via ai festeggiamenti natalizi in Sardegna. Durante Sa Notte e Xena, in italiano la notte della cena e quindi della Vigilia di Natale, era tradizione riunirsi come nel presente intorno a un tavola imbandita di prelibatezze nostrane, brindando e mangiando in segno d’unione e gioia.

Ma la vera particolarità di questo giorno riguardava il focolare, infatti la tradizione vuole che, acceso un ceppo di legno nel caminetto della casa, venisse lasciato ardere per tutta la durata delle feste, fino all’Epifania. Il ceppo veniva chiamato “Su truncu de Xena” ed è proprio intorno al caminetto che si riunivano i familiari, sfruttando il calore emanato dal focolare sia durante la cena, sia quando, finito il pasto la serata veniva allietata da racconti di storie e favole o iniziavano i giochi tradizionali come “tòmbula”, “matzetu” e “su barrallicu”, la famosa trottola tradizionale sarda.

Arrivata la mezzanotte, si iniziavano ad udire le campane, che ad ogni rintocco chiamavano la popolazione in vista de “Sa Miss ‘e Pudda”, la Messa di Natale o letteralmente tradotta “Messa del primo canto del gallo”. Questa, era una messa particolare, di celebrazione e riflessione, allietata dai cori sardi natalizi, celebrata in chiese profumate d’incenso e illuminate dai ceri, che addobbavano la chiesa creando una meravigliosa atmosfera natalizia.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

«No, non si sta parlando di ominidi antecedenti alla comparsa di Homo sapiens o dei primi colonizzatori dell’Isola. I “primi sardi” erano dei piccoli anfibi dall’aspetto vagamente simile a quello delle odierne salamandre.»

A catapultarci in un mondo lontano e interessante è il paleontologo Daniel Zoboli, dell’Università di Cagliari.

Impronte fossili impresse da anfibi lepospondili del Carbonifero di Iglesias (Museo D. Lovisato di Cagliari).

«Dobbiamo tornare indietro nel tempo a circa 310 milioni di anni fa,» spiega Zoboli «nel periodo geologico chiamato Carbonifero (Pennsylvaniano), a quando cioè l’area dell’odierna Sardegna era parte integrante della paleo-europa e le masse continentali erano riunite nel supercontinente di Pangea.»

L’area sarda, racconta, in quel periodo era emersa dal mare a seguito dell’Orogenesi Varisica: «Nelle zone più depresse si estendevano piccoli laghi e aree acquitrinose. Ci trovavamo nella fascia equatoriale ed erano presenti estese foreste di felci arboree ed equiseti. Rocce e fossili che testimoniano questo antico passato affiorano oggi anche in Sardegna, nello specifico nel territorio di Iglesias. Qui sono stati ritrovati resti di piante, artropodi e le più antiche tracce di vertebrati terrestri.»

Impronte fossili impresse da anfibi temnospondili (icnospecie Batrachichnus salamandroides) del Carbonifero di Iglesias (Museo D. Lovisato di Cagliari).

Ricostruzioni ideali dei piccoli anfibi che lasciarono le loro impronte in Sardegna nel periodo Carbonifero.

«Queste ultime sono rappresentate da minuscole impronte che spesso non raggiungono il centimetro di lunghezza, impresse da anamnioti lepospondili e temnospondili» conclude. «Questi erano anfibi dal corpo lacertiforme che “passeggiavano” sulle sponde fangose di questi antichi laghetti del Carbonifero. Le impronte di vertebrati ritrovate in Sardegna sono le più antiche del territorio italiano e sono più vecchie di circa 10 milioni di anni rispetto a quelle ritrovate nelle Alpi Carniche (Friuli-Venezia Giulia).»

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Il 15 Novembre 2022 la Cooperativa Pescatori Tortolì incassa la targa dorata d’eccellenza per la sua bottarga artigianale di muggine selvatico pescato e lavorato a mano.

E con questo sono 4 i premi che la Cooperativa di pescatori appende al medagliere in solo 1 anno dalla creazione del marchio per la bottarga premium.

A conferire la targa dorata d’eccellenza è l’associazione enogastronomica La Tavola Veneta, fondata nel 1989 dalla Presidente Maria Antonietta Vendramini Favero, e dal docente universitario di sociologia Ulderico Bernardi.

33 anni di cultura della cucina, divulgazione, scoperta delle tradizioni e valorizzazione delle eccellenze nazionali per la confraternita con sede nella splendida Valdobbiadene, patria del prosecco, in provincia di Treviso.

“Abbiamo degustato una Bottarga Eccellente sotto tutti i punti di vista, per il colore, la perfezione della baffa e anche dal punto di vista gustativo il Direttivo è rimasto impressionato dalla dolcezza al palato. Si scioglieva in bocca” le parole della Presidente Maria Antonietta Vendramini Favero.

Un vecchio detto recita “nella botte piccola c’è il vino buono” e rispecchia il tessuto economico isolano formato da piccole realtà sconosciute, ma caratterizzate da prodotti di altissima qualità.

Scoperta dall’Accademia della Cucina Italiana, la poco nota bottarga prodotta a Tortolì si vede assegnare nel 2019 il prestigioso premio Dino Villani.

Questa circostanza stimola le riflessioni del CDA della Cooperativa capitanata da Luca Cacciatori che decide di valorizzare il prodotto sottolineandone l’importanza storica.

Nasce nel Novembre 2021 il marchio Peschiera Reale d’Ogliastra 1316 (anno dei primi ritrovamenti storico bibliografici sul prodotto) che, in solo un anno porta a casa 3 medaglie d’oro.

Doppio primo premio nella categoria bottarga in baffe, e nella categoria packaging di bottarga ai Sardinia Food Awards tenutisi a Pula (CA) nel Luglio 2022.

Targa dorata d’eccellenza dalla Tavola Veneta il 15 Novembre 2022.

“Siamo felicissimi, come cooperativa storica del nostro paese, di aver vinto questo premio perché l’associazione enogastronomica La Tavola Veneta è formata da dei veri intenditori, dei palati raffinati trattandosi anche di giudici che presenziano a campionati del mondo nel settore enogastronomico” le parole di Donatella Contu, Vice Presidente della Cooperativa Pescatori Tortolì.

La volontà della Cooperativa Pescatori Tortolì è stata quella di valorizzare e nobilitare un prodotto conosciuto da una ristretta nicchia di amanti dei prodotti gourmet, con l’intenzione di conferirgli la giusta importanza nel mondo delle specialità regionali.

Il lavoro di squadra e la sinergia fra i soci ha permesso di mettere sotto la giusta luce quello che oggi non è soltanto un prodotto ottimo da tutti i punti di vista, ma anche un prodotto bello da vedere e regalare, grazie ad una confezione che lo rende a tutti gli effetti l’oro del Mediterraneo.

4 i premi ottenuti in soli 4 anni, 3 di questi soltanto negli ultimi 12 mesi. Riconoscimenti importanti e prestigiosi che preludono un futuro molto interessante, ma anche la grande responsabilità di mantenere sempre altissimo il livello qualitativo del prodotto.

Luca Cacciatori, Presidente della Cooperativa Pescatori di Tortolì dice: “Tutto il Consiglio di Amministrazione e tutto lo staff è felice di aver ricevuto i premi conferiti dall’Accademia della Cucina Italiana e dai Sardinia Food Awards. Oggi questo riconoscimento conferito da La Tavola Veneta è estremamente gratificante. Vogliamo crescere e portare avanti un discorso produttivo di eccellenza usando materie prime quali il nostro pescato selvatico e i nostri allevamenti di ostriche. Siamo sempre grati a tutti coloro che credono in noi e riconoscono l’immenso lavoro che svolgiamo ogni giorno per dare prodotti di alta qualità”.

Luca Cacciatori con il premio della Tavola Veneta

Luca Cacciatori con il premio della Tavola Veneta

1200 sono i pezzi prodotti quest’anno, la maggior parte dei quali prenotati da amanti e appassionati storici che conoscono il caratteristico spettro di gusto tipico della Bottarga di muggine selvatico di Tortolì.

“Abbiamo delle nuove idee da sviluppare anche sul comparto bottarga premium, che noi chiamiamo la bottarga reale, ma sarà una sorpresa per il 2023. Ad oggi in Sardegna si possono trovare delle baffe valide in tutta l’isola, da nord a sud senza distinzioni. Abbiamo la fortuna di avere una materia prima ottima, ma quello che differenzia la bottarga reale dalle altre è il metodo storico di lavorazione e sicuramente anche l’ecosistema della laguna di Tortolì in cui questi muggini crescono” Luca Cacciatori, Presidente della Cooperativa Pescatori di Tortolì.

 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

La situazione in cui versa la sanità ogliastrina è sempre più critica. In particolare, come sappiamo, il comune di Ussassai si trova ancora senza medico, nonostante le incessanti proteste dei cittadini e del loro sindaco, Chicco Usai.

Proprio lui, con amara ironia, ha invitato i cittadini – in un provocatorio post Fb –  a non mettere in pratica comportamenti rischiosi per la salute durante le festività, come l’eccedere con il cibo e con il vino.

Un’ordinanza postata su Facebook è stata infatti corredata da questo suo messaggio: “Non c’è il medico, state attenti alle libagioni e all’alcol per evitare di stare male. La guardia medica di Seui, che assiste anche Ussassai, non sarà operativa nei giorni chiave delle festività, ossia 23, 24, 29 e 31 dicembre. Con decorrenza immediata e fino al ripristino delle condizioni di sicurezza per la salute di tutti gli abitanti di ogni fascia di età, ordine e grado, vige il divieto di eccessivo consumo di cibi, alcolici e qualsiasi altro alimento o bevanda che possano arrecare un benché minimo disturbo o malessere di carattere gastrico in quanto non garantiti i servizi di pronto intervento sanitario. L’unica soluzione che si potrebbe trovare è spostare una guardia medica dai grandi centri come Cagliari o Nuoro e farla venire qui da noi dove esiste l’emergenza”.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Ventiquattro anni e due mesi di reclusione: questa è la pena chiesta dalla pm Giovanna Morra al termine della requisitoria davanti alla Corte D’Assise di Cagliari nei confronti di Alba Veronica Puddu, la dottoressa 52enne di Tertenia accusata di omicidio volontario aggravato, circonvenzione di incapace e truffa.

Secondo l’accusa la professionista avrebbe curato pazienti affetti da tumori con metodologie alternative – come ultrasuoni o radiofrequenze – che, avrebbero ridotto l’aspettativa di vita dei malati e ne avrebbero accelerato la morte.

L’indagine era partita dopo un’inchiesta del programma Mediaset  “Le Iene” nel 2017. L’anno dopo, la Procura di Lanusei aveva sequestrato nello studio della dottoressa la strumentazione medica e il Gip Francesco Alterio la aveva interdetta dall’esercizio della professione.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Secondo la tradizione ogliastrina, tramandata nei racconti delle nostre nonne, lo spavento ( in sardo “s’assunconu”) andava fatto passare utilizzando – in vari modi – chi o cosa lo aveva causato al malcapitato.

Ad esempio, se era stato un cane a causarlo, si doveva prelevare un ciuffo di peli con i quali preparare “su fumentu”, una sorta di  moderno suffumigio che la persona sconvolta doveva respirare a pieni polmoni.

Nel caso di uno spavento legato alla morte di una persona cara, invece, la prassi era senza dubbio più macabra, come racconta Effemme nel suo libro “Ogliastra, paesi e leggende”: si dovevano tagliare al defunto le unghie, una ciocca di capelli e un lembo dell’abito. Queste cose andavano fatte bruciare con un rametto di rosmarino e una palma benedetta e i parenti dovevano calpestare con vigore tutto per tre volte.

 

L’articolo Antiche usanze sarde. I metodi ( inquietanti) con cui le nostre nonne facevano passare “lo spavento” proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Gli spettacoli dei Superanimatori nella settimana che precede il Natale raggiungeranno molti comuni della Sardegna: appuntamenti a Cagliari, Sassari, Oristano, Bari Sardo, Selegas, Capoterra, Carbonia e Guasila.

Mancano ormai pochissimi giorni alla festa più attesa e celebrata dell’anno, il Natale. E mentre si acquistano gli ultimi regali e si definiscono i dettagli di pranzi e cenoni, l’atmosfera magica di questo appuntamento conquista grandi e piccini.

Questi giorni che precedono il 25 dicembre saranno scanditi in Sardegna da decine di eventi dei Superanimatori, l’agenzia di animazione che ormai da 15 anni fa divertire l’intera Isola a suon di performance e manifestazioni uniche.

In questa settimana il tour natalizio del team dei Superanimatori ha fatto e farà tappa in molti centri della Sardegna, da nord a sud. Dopo gli appuntamenti del 19 e 20 dicembre a Carbonia, Cagliari e Capoterra, Babbo Natale, i suoi elfi e una squadra di giocolieri saranno questo pomeriggio a Selegas per un evento che si terrà dalle 16 alle 19 in piazza Lussu e che coinvolgerà tutta la Trexenta.

Calendario ricchissimo di appuntamenti quello di giovedì 22 dicembre, giorno in cui Santa Claus “volerà” a bordo della slitta con i suoi elfi e il suo trono magico in direzione Oristano per un evento imperdibile al centro commerciale Porta Nuova di Oristano (h. 17-20). Nel pomeriggio una parte degli elfi e delle mascotte di Natale, insieme ai trampolieri, daranno spettacolo nei mercatini di Natale di piazza Yenne e coro Vittorio Emanuele II a Cagliari, mentre altri elfi e altre mascotte saranno da Foody, in via Caboni, sotto l’occhio vigile e attento dei soldati schiaccianoci giganti (h. 15-19.30).

Gli eventi del 22 dicembre si apriranno con una tappa in Ogliastra, a Bari Sardo, con gli spettacoli suggestivi dello “snowball” e dell’elfo trampoliere più alto d’Italia previsti tra le 10.30 e le 12.30 nel piazzale della scuola di via Verdi.

La mattina di venerdì 23 dicembre Babbo Natale e tornerà alla Fiera Natale in occasione della manifestazione “Vivi il Natale” organizzata da Comune di Cagliari e Camera di Commercio di Cagliari-Oristano. Previsto un “tutto esaurito” per l’incontro con il protagonista più atteso del Natale, reso ancora più ricco e suggestivo dall’emozionante spettacolo delle bolle di sapone.

Nel pomeriggio l’anziano barbuto e di rosso vestito si sposterà con gli elfi al Centro Commerciale Porta Nuova di Oristano (h. 17-20). Dalle 16.30, nella piazza Municipio di Guasila saranno protagoniste le mascotte con musica, giochi e spettacoli.

Vigilia di Natale da non perdere a Sassari, Cagliari e Oristano. Nella città del nord Sardegna appuntamento alle 10.30 da Tuttigiorni (strada 2) con Minnie, elfo trampoliere e trono magico. Doppio appuntamento a Oristano, sempre in mattinata: Babbo Natale, gli elfi e il trono magico saranno al centro commerciale Porta Nuova, mascotte, elfi e trono magico saranno invece da Crai, in via Cagliari.

La mattina del 24 dicembre il Grinch farà l’ultimo vano tentativo di sabotare il Natale, ma gli elfi di Babbo Natale e il trono magico saranno sicuramente in grado di impedirglielo: l’evento si svolgerà a Cagliari da Tuttigiorni in viale Poetto.

Tutti gli eventi sono gratuiti e aperti al pubblico.

L’articolo Babbo Natale, elfi, spettacoli e mascotte: il tour dei Superanimatori arriva anche in Ogliastra proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Michela Girardi