La storia della Sardegna è fatta di numerose e ricche stratificazioni. In molti siti archeologici è possibile leggere i numerosi passaggi dell’uomo, fatti di cambiamenti e stravolgimenti sociale e culturali.

Uno dei siti che meglio raccontano questa caratteristica è la Necropoli di Sant’Andrea Priu, nel territorio di Bonorva. Si tratta di un luogo estremamente affascinante dove i diversi millenni della storia isolana coesistono e dialogano fra loro.

Qui si trovano venti domus de janas risalenti al IV-III millennio a.C.. Sono ricavate sa un pianoro di trachite alto 10 metri che si estende in lunghezza per 180 metri.

Al suo interno si trova la caratteristica “Tomba del capo”, un luogo funerario probabilmente dedicato a un grande leader del passato che ha una estensione di 250 metri quadri, con 18 stanze che formano un vero e proprio dedalo intricato.

È la tomba più vasta della Sardegna e contiene decine di celle. Ma come abbiamo anticipato prima la sua caratteristica principale è la stratificazione storica. Sulle pareti si trovano infatti dei meravigliosi affreschi dell’epoca alto-medievale.

Queste scene votive risalgono all’Alto Medioevo, precisamente all’VIII-IX secolo d.C. Questa tomba divenne infatti una Chiesa dedicata a Sant’Andrea, il santo a cui ancora oggi dà il nome all’area archeologica.

Recentemente anche il conduttore televisivo Alberto Angela ha raggiunto questi luoghi per raccontarne la bellezza e l’unicità.

CREDIT FOTO: la foto copertina con Alberto Angela è di Barbara Ledda, il video è Rai. Le altre foto sono della Soprintendenza Archeologica di Sassari-Nuoro e del Comune di Bonorva. 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Da oltre un mese è caduta la Giunta comunale tortoliese guidata dal sindaco Massimo Cannas.

L’ormai ex primo cittadino ha scritto al presidente della Regione Christian Solinas per sollecitare la nomina di commissario straordinario, necessario all’amministrazione della cittadina.

Questa la nota diramata da Cannas:

“Data l’assenza, a questa mattina, del Commissario straordinario nel nostro Comune, ho scritto al Presidente Solinas richiedendo il suo impegno personale per dare un governo al nostro Ente privo ormai da 40 giorni di una guida.

Ricordo che in data 24 gennaio 2023 sono state presentate al protocollo dell’Ente le dimissioni di quattro assessori (Walter Cattari, Carlo Marcia, Lara Depau, Bonaria Murreli) che, uniti ai
cinque consiglieri di minoranza, hanno causato la fine anticipata del mandato elettorale del 2019. A seguito di queste dimissioni, la Giunta regionale ha formalizzato il 24 febbraio 2023 lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale di Tortolì e la nomina del Commissario straordinario. Quest’ultimo esercita tutti i poteri degli organi del Comune: Sindaco, Giunta e Consiglio, può svolgere qualsiasi atto di natura ordinaria e straordinaria, nei limiti della delega conferitagli.

Oramai sono passati quaranta giorni dalle dimissioni e ad oggi risulta che al Comune di Tortolì non sia ancora arrivato il Commissario straordinario assegnato, con la conseguenza che diverse funzioni e attività amministrative dell’Ente sono fortemente rallentate, se non addirittura messe a rischio. Si tratta di servizi essenziali e opere finanziate da PNRR, attività di edilizia, dei servizi sociali e del plus, l’iter per la realizzazione del nuovo asilo nido e della palestra di Zinnias, la riconversione delle aree ex Cartiera, riqualificazione del Corso Umberto, assunzione di personale, per citare alcune priorità.

L’assenza dell’organo di governo è ancora più marcata se si considera inoltre che il Comune di Tortolì eroga servizi e funzioni non solo ai suoi 11mila residenti, ma anche all’intera area vasta dell’Ogliastra attraverso gli istituti del Plus, del Suape e del Giudice di Pace. Restiamo fiduciosi in attesa di provvedimenti finali a tutela del nostro Comune su input diretto del Presidente”.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Le sorelle Enardu pronte a sbarcare nell’isola più famosa delle Honduras, quella dei Famosi. Elga e Serena, ex volti di Uomini e Donne, parteciperanno alla prossima edizione del programma che le vedrà mettersi alla prova in un’isola “deserta”.

Serena è stata tronista a Uomini e Donne, partecipante a Temptation Island e Grande Fratello VIP ed è parecchio nota la sua storia con il cantante quartese Pago. Per Elga invece sarebbe la prima volta in un reality.

Insieme alle sorelle sull’Isola naufragheranno anche Alessandro Cecchi Paone con il fidanzato Simone Antolini, Cristina Scuccia, più nota come la ex Suor Cristina di The Voice, Pamela Camassa, compagna di Filippo Bisciglia, Marco Mazzoli, conduttore radiofonico del programma ‘Lo zoo di 105’, Paolo Noise, dj e conduttore radiofonico anche de ‘Lo zoo di 105’, Gianmarco Onestini, frequentatore di reality show e fratello di Luca Onestini, Helena Prestes, modella che ha partecipato all’ultima edizione di Pechino Express in coppia con Nikita Pelizon, Fiore Argento, sorella maggiore dell’attrice Asia Argento e figlia del re dell’horror Dario, Cristhopher Leoni, attore e modello brasiliano, Claudia Motta, rappresentante dell’Italia a Miss Mondo ed ex valletta del Tiki Taka targato Piero Chiambretti, Gian Maria Sainato, modello e influencer campano, Marco Predolin, conduttore televisivo e radiofonico.

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Fonte: Ogliastra News Maria Luisa Porcella Ciusa

Foto Sardegna Abbandonata

Frammenti di vita che forse non si riuscirà mai a mettere insieme così come i pezzi dell’edificio di cui vi racconteremo oggi, quello dell’orfanotrofio abbandonato di Lu Bagnu a Castelsardo. Ripercorriamo la sua storia grazie al portale Sardegna Abbandonata.

“Spiagge lunghissime, bassi fondali, facile accessibilità: non stupisce che la frazione di Lu Bagnu sia stato eletto a sede ideale per colonie estive per l’infanzia. A partire dal secondo Dopoguerra, infatti, questo tratto di costa dell’Anglona conobbe un rapido sviluppo diventando un crocevia di Istituti di Carità di mezza Sardegna, presso cui centinaia di bambini trascorrevano l’estate. Stella Maris, Santa Bernardetta, Celestine, Manzelliane, Domus Mariae, Maria Assunta sono solo alcuni dei nomi che caratterizzano questa sorta di capitale vacanziera ecclesiastica in parte ancora attiva.

Ma solo poco prima di questa letterale colonizzazione, Lu Bagnu non esisteva. O quasi. Non era il classico villaggio di pescatori o una postazione militare, ma qualcosa di inaspettato: Lu Bagnu era un orfanotrofio. Alla metà degli anni ’50 infatti gli unici segni di presenza umana erano una strada, alcune sparute casupole e due edifici più grandi: la Casetta San Giuseppe e l’orfanotrofio Sacro Cuore.

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 Orfanotrofio abbandonato – Sardegna Abbandonata 10  


Situato subito dietro l’omonima spiaggia, in precedenza nota come Ampurias, questo grosso caseggiato oggi in rovina e di cui sappiamo solo il nome e la funzione racchiude dentro di sé una storia misteriosa: forse non la conosceremo mai, se non rovistando tra i polverosi archivi di qualche biblioteca.

Al suo interno, dalle finestre senza più vetri, la sabbia spazzata dal maestrale ha preso possesso diventando l’elemento principale. Al pianterreno, in un grande salone, si apre uno scenario inquietante e indecifrabile: una statua di un anonimo santo senza testa emerge al centro di decine di oggetti di uso comune all’epoca, inglobati dalla sabbia come un gigantesco fossile.

Risalendo le scale ci imbattiamo in uno spettrale stanzone con letti accatastati e tracce di cera di candela sui comodini, un’immagine ferma apparentemente a un secolo fa che non riesce a trattenere il suo carico disturbante. Una piccola cameretta appartata e oscura, con bambole, giocattoli e altri oggetti vezzosi da bambina, fa venir voglia di fuggire via in preda all’angoscia.

Le risposte che cercavamo non sono state trovate. Difficile, forse impossibile ripercorrere le vite degli orfani ospitati nel Sacro Cuore. Possiamo solo immaginare frammenti di drammi e felicità, di sofferenze ma anche di fugaci spensieratezze estive: indizi parziali e imperfetti come le centinaia di tessere di puzzle sparse per l’edificio, che nessuno ricomporrà più, sommerse da un mare di sabbia e polvere”.

Tutti gli scatti sono di sardegnaabbandonata.it

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Fonte: Ogliastra News Maria Luisa Porcella Ciusa

Simbolo della tradizione agropastorale della nostra Isola, il cesto è uno degli oggetti che non poteva mancare in messuna casa del passato.

Come apprendiamo da Visit Tuili, da cui anche le bellissime foto della gallery, l’arte dell’intreccio delle fibre vegetali è una delle espressioni artistiche più affascinanti dell’artigianato sardo. Forme e dimensioni dei cestini variano in base alla tecnica, al luogo di produzione e al tipo di materiale utilizzato che comprende fibre di giunco, canne, asfodelo, olivastro, olmo, mirto, lentischio, paglia e fieno.

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 Cesto sardo 7  


La costruzione di un cestino è un processo lungo e complesso il cui punto di partenza è la raccolta delle piante che avviene in particolari momenti dell’anno, in armonia con le fasi lunari, per evitare l’attacco di muffe e insetti. Successivamente, le piante vengono ridotte in lamelle e fatte essiccare al sole. Il calore è un elemento essenziale nel processo di lavorazione perché mantiene intatto il materiale e per questo motivo, a realizzazione conclusa, i cesti vengono conservati in ambienti caldi.

Nella gallery qualche scatto del Signor Antonio Erbì impegnato nella realizzazione di “Sa Pischedda”. Materiali usati: la canna e l’olivastro

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Fonte: Ogliastra News Maria Luisa Porcella Ciusa

Grande festa a Villagrande: tziu Mario Firinu, nato a Busachi nel 1920, compie 103 anni. Circondato dall’affetto dei familiari, sempre presenti a celebrarlo, l’ultracentenario ha soffiato sulle candeline.

Espansivo, allegro, sempre sorridente e sempre contento nell’accogliere nuovi ospiti, anche quest’anno ha fatto con piacere la foto di rito – in passato, la fotografia era la sua grande passione. Anzi, adora i selfie: si mette sempre in posa per guardarsi nello schermo.

Nato in una famiglia numerosa – dieci maschi e due femmine -, tziu Mario aveva anche un gemello, Domenico. Una vita di duro lavoro, la sua, con anche la partenza in guerra. E a Villagrande? Be’, l’uomo è villagrandese doc sin dagli anni Cinquanta, quando giunge nel paese ogliastrino per lavorare nell’Elettrica Sarda. E poi, a tenerlo qui, l’amore per la sua Zelinda.

E l’Ogliastra si riconferma terra di longevità e di anziani fantastici.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Il 40 per cento dei sardi ha problemi di sovrappeso (30%) e obesità (10%), leggermente inferiore rispetto alla media nazionale (46%). È quanto emerge dalle elaborazioni Coldiretti Sardegna sui dati dell’Istituto superiore della sanità relativi al biennio 2020 – 2021 in occasione della Giornata mondiale dell’obesità che si celebra il 4 marzo per promuovere soluzioni pratiche in una situazione preoccupante con rischi gravi per la salute.

Il 24,6 per cento dei bambini sardi ha invece problemi di sovrappeso, obesità e obesità gravi secondi le elaborazioni Coldiretti Sardegna sui dati Okkio alla Salute relativi al 2019, il sistema di sorveglianza sul sovrappeso e l’obesità e i fattori di rischio correlati nei bambini delle scuole primarie (6-10 anni). Il 18,2 per cento ha problemi di sovrappeso, il 4,5 per cento è obeso e l’1,9 per cento è obeso grave.

Risultati non certo confortanti. La Sardegna è in linea con i dati nazionali, a incidere è stata poi anche la pandemia che ha imposto un cambiamento radicale delle abitudini di vita e di consumo – sottolinea Coldiretti – che ha avuto effetto anche sulla bilancia, dove la tendenza a mangiare di più, spinta dal maggior tempo trascorso fra le mura di casa, non è stata compensata da una adeguata attività fisica.

Seguire un’alimentazione equilibrata e fare attività fisica in modo costante sono infatti le semplici regole per mantenere uno stile di vita sano e non aumentare di peso che rappresenta un importante fattore di rischio per molte malattie come i problemi cardiocircolatori, il diabete, l’ipertensione, l’infarto e certi tipi di cancro.

Un pericolo che va contrastato a partire dalle nuove generazioni per frenare la tendenza ad alimentarsi con cibi ricchi di grassi, sale, zuccheri abbinati spesso a bevande gassate a scapito di alimenti sani come la frutta e la verdura. In Italia consuma verdura tutti i giorni solo un bambino su tre (31,3%) mentre ben il 7,8% dichiara di portarla a tavola meno di una volta alla settimana e il 6% di non mangiarla mai, secondo l’analisi della Coldiretti sull’ultimo rapporto dedicato all’obesità infantile dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. A preoccupare – sottolinea la Coldiretti – è anche il fatto che meno della metà dei bambini italiani (45,2%) consuma frutta tutti i giorni mentre ben il 4,6% dichiara di portarla a tavola meno di una volta alla settimana e il 3,6% di non mangiarla mai.

Una situazione preoccupante per un Paese come l’Italia che è leader mondiale nella qualità dell’alimentazione con i prodotti base della dieta mediterranea che sono diventati un modello di consumo in tutto il mondo. Non a caso la dieta mediterranea si è classificata come migliore dieta al mondo del 2023 davanti alla dash e alla flexariana, sulla base del best diets ranking elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori. Una vittoria ottenuta – rileva la Coldiretti – grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute, tra cui proprio la perdita e il controllo del peso, oltre a salute del cuore e del sistema nervoso, prevenzione del cancro e delle malattie croniche, prevenzione e controllo del diabete.

La Coldiretti è per questo impegnata nel progetto “Educazione alla Campagna Amica” che coinvolge alunni delle scuole elementari e medie in tutta Italia che partecipano a lezioni in programma nelle fattorie didattiche, mei mercati contadini e nei laboratori del gusto organizzati nelle aziende agricole e in classe. L’obiettivo – conclude la Coldiretti – è quello di formare dei consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura con i cibi consumati ogni giorno e fermare il consumo del cibo spazzatura.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

 

Tra tutte le regioni italiane la Sardegna è da sempre considerata una delle poche prive di una qualche attività sismica. Questa credenza è in parte falsa. Un conto è considerare una regione asismica (quindi priva di episodi sismici considerevoli) altro conto è dire che una zona è poco sismica. Questo secondo concetto è forse quello più appropriato per l’isola.

Nei sotterranei della Cattedrale, nel quartiere Castello di Cagliari, lo scorso anno è stata scoperta un’iscrizione muraria recante una data, 1616, accostata proprio alla parola “terremoto” (vedi foto). In quell’anno infatti si verificò forse il peggiore tra gli otto eventi sismici di cui si ha memoria. A seguito di questa scoperta l’Istituto di storia dell’Europa mediterranea del Consiglio nazionale delle ricerche (Isem-Cnr) ha trovato dei documenti che testimoniano quel terremoto. Secondo quanto riportato l’evento sismico colpì Villasimius e tutta la costa sudorientale dell’isola fino a Cagliari, danneggiando le 8 torri costiere di questa zona. Fu un terremoto che probabilmente raggiunse il sesto/settimo grado della scala Mercalli.

In Sardegna, a partire dal 1600, si sono registrati dodici terremoti. Sono stati fortunatamente tutti di lieve entità e non hanno causato vittime.

Ecco l’elenco, dal più datato al più recente: 1616 ( Cagliaritano), 1771 ( Campidano), 1835 (Medio Campidano), 1838 ( Gallura centrale), 1855 ( Basso Flumendosa), 1870 (Goceano), 1887 ( Sassarese), 1948 (Gallura centrale), 1960 ( Gallura centrale), 1977 ( Cagliaritano, Sulcis), 2000 ( Nuorese), 2006 ( Cagliaritano).

La maggior parte di loro ha interessato l’Isola con epicentri nel mare.

Quello del 1977, ad esempio, è stato provocato da un vulcano sottomarino distante circa 100 chilometri da Cagliari. L’epicentro di quello verificatosi, invece, nel 2000 si trovava nel bel mezzo del Mar Tirreno,  circa 30 chilometri da Posada.

 

 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Minacce di morte contro la marescialla dei carabinieri Gloria Bisegna, vice comandante della stazione di Desulo, sono apparse sui muri della chiesa di San Sebastiano, del cimitero e del campo sportivo del paese.

Le scritte minacciose, “morirai”, “questa sarà la tua tomba”, “sbirro”, accompagnate da frasi sessiste in riferimento alla bellezza della giovane sottufficiale, sono subito cancellate dall’amministrazione.

Sdegno per un gesto vile e disgustoso, solidarietà alla marescialla Gloria Bisegna e all’Arma dei Carabinieri, vengono espresse dal Presidente della Regione Christian Solinas, dopo le minacce di morte e gli insulti comparsi sui muri di Desulo.

Un gesto esecrabile, dice il Presidente Solinas, che manifesta la propria vicinanza all’Arma e alla militare, auspicando che vengano rapidamente consegnati alla giustizia gli autori.

Simili vergognosi episodi, dice il Presidente, non fermeranno certamente il lavoro che i Carabinieri svolgono quotidianamente al servizio della società, e per il quale hanno, da sempre, la stima e l’affetto del popolo sardo.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Sapevate che è possibile trovare il prezioso tubero anche nella nostra isola? Ebbene si, il tartufo cresce anche in Sardegna, basta solo saperlo cercare! La specie più diffusa dalle nostre parti è il Nero Pregiato (Tuber Melanosporum Vittadini), che arriva a maturazione durante la stagione estiva. Lo si trova ai piedi di noccioli, querce, faggi, ma anche – chi l’avrebbe mai detto? – sotto i pini e lo si riconosce per la scorza nera cosparsa di verruche e per il suo aroma delicato.

Ma non è finita: nei boschi sardi infatti è possibile trovare anche il Bianchetto che invece cresce durante l’inverno e la primavera, conosciuto anche come marzuolo o col nome scientifico di Tuber Borchii. La somiglianza di questa specie al più pregiato tartufo bianco è incredibile. Se non fosse per la polpa di colore rosso scuro, sarebbe davvero difficile ad un occhio poco esperto distinguerle! In Sardegna cresce poi anche il tartufo Nero d’Inverno o Brumale (Tuber Brumale Vittadini).

Si, ma esattamente dove si trovano? Le terre fortunate sono il Sarcidano e l’Alta Marmilla, in particolare quel triangolo compreso tra Nurallao, Laconi e Villanovatulo. Nei boschi e nelle campagne di questi comuni vengono colti annualmente diversi quintali di tuberi. Una grandissima quantità! Per celebrare tale ricchezza, a Laconi si organizza nel mese di giugno la Sagra del Tartufo. Inutile dire che riscuota puntualmente un enorme successo, anche grazie alle piccole degustazioni offerte dai cercatori.

Il tartufo nel tempo si è fatto una “cattiva” fama: è considerato un alimento di lusso, ma lo è davvero? Pensate che per insaporire una pasta per 4 persone 8 g sono più che sufficienti. E un grammo di tartufo sardo costa circa un euro. Per sfruttarlo al meglio poi basta evitare di cuocerlo, grattugiandolo direttamente sui piatti pronti. Se lo si tiene in frigorifero bisogna avere l’accortezza di farlo tornare prima a temperatura ambiente, tirandolo fuori almeno un’ora prima.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi