Il Capodanno è un momento di passaggio, pieno di aspettative e buoni propositi per il futuro. Non c’è niente di meglio che trascorrerlo con un film che rifletta l’atmosfera unica di questa notte, tra emozioni, riflessioni e voglia di ricominciare. Ecco cinque film che celebrano la notte di San Silvestro o il tema dei nuovi inizi.

1. Capodanno a New York (2011)

Se amate i film corali, questo è il titolo perfetto. Diretto da Garry Marshall, Capodanno a New York intreccia storie diverse che si svolgono tutte durante la notte di Capodanno nella Grande Mela. Amori che nascono, cuori che si ricompongono e sogni che prendono forma: è una celebrazione perfetta del potere dei nuovi inizi. Con un cast stellare, tra cui Michelle Pfeiffer, Zac Efron e Halle Berry, il film cattura l’essenza di ciò che rende speciale questa notte.

2. The Apartment (L’appartamento, 1960)

Un classico senza tempo diretto da Billy Wilder, L’appartamento esplora con finezza ed emozione temi come l’amore, la solitudine e il cambiamento. Ambientato durante il periodo delle feste, culmina proprio nella notte di Capodanno, con una delle scene più romantiche della storia del cinema. Il protagonista, interpretato da Jack Lemmon, decide di prendere in mano la propria vita, regalandoci una storia indimenticabile che ci invita a fare scelte coraggiose.

3. Il diario di Bridget Jones (2001)

Questo film spensierato e romantico, basato sul celebre romanzo di Helen Fielding, inizia proprio con la protagonista che compila la lista dei suoi buoni propositi per l’anno nuovo. Bridget Jones, interpretata da Renée Zellweger, ci fa ridere, riflettere e sperare in nuove opportunità. È un perfetto promemoria che anche i momenti più imbarazzanti possono trasformarsi in nuovi inizi pieni di felicità e sorprese.

4. Harry ti presento Sally (1989)

Uno dei film più iconici sulle relazioni e l’amore, diretto da Rob Reiner. Sebbene non sia ambientato interamente a Capodanno, la notte del 31 dicembre svolge un ruolo cruciale nel climax del film. Il discorso di Harry alla festa di Capodanno è una dichiarazione d’amore che fa riflettere sull’importanza di non rimandare ciò che è davvero importante. Una storia che scalda il cuore e ci invita a valorizzare le connessioni profonde.

5. Forrest Gump (1994)

Anche se non specificamente legato al Capodanno, questo capolavoro di Robert Zemeckis con Tom Hanks è il film ideale per chi cerca ispirazione per affrontare il nuovo anno. Forrest ci insegna che la vita è piena di sorprese e che ogni giorno può essere un nuovo inizio, a patto di avere il coraggio di affrontarlo con semplicità e cuore. È un viaggio che celebra la resilienza e la speranza.

Che siate alla ricerca di una risata, una lacrima o semplicemente di ispirazione, questi cinque film vi accompagneranno nella notte di Capodanno, ricordandovi che ogni fine è anche un nuovo inizio. Preparate i popcorn, accendete le luci soffuse e lasciatevi trasportare dalla magia del cinema. Buon anno nuovo!

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Una sfilata in costume

A Tortolì dal 21 al 23 dicembre si celebrano la cultura e le tradizioni sarde con Natale in Folk.

Ricco il programma: sfilata dei gruppi folk, il fascino ancestrale dei mamuthones e issohadores, archeologia, musica e poesia in prosa. Ospite speciale il 23 dicembre al teatro San Francesco la cantautrice Grazia Di Michele.

Tre giornate dedicate alla musica, alle tradizioni popolari e alla storia millenaria dell’isola con Natale in Folk. Si parte il 21 dicembre, dalle 18 alle 21, il cuore pulsante di Tortolì, dal Corso Umberto al viale Monsignor Virgilio, sarà animato da sfilate di gruppi folk, spettacoli di ballo e musica sotto le stelle. A guidare la serata ci sarà il carismatico Giuliano Marongiu, affiancato da un parterre di artisti di grande rilievo. Si esibiranno i gruppi Folk Sant’Andrea e Sant’Anna di Tortolì, i Mamutzones di Samugheo, che porteranno il fascino delle maschere tradizionali, e ancora Manuela Mameli, artista di spicco della scena musicale sarda, Dilliriana, ensemble musicale che fonde tradizione e modernità.

Costumi a Tortolì

Costumi a Tortolì

Il 22 dicembre, l’appuntamento si sposta dalle 10 alle 13, in località San Salvatore, al suggestivo sito nuragico di S’Ortali e Su Monti. Una mattinata che unirà cultura e musica. Si comincia con la visita guidata con approfondimenti storici a cura delle esperte guide turistiche e di Giuliano Marongiu, che racconterà il valore storico e simbolico del sito. In questa location d’eccezione l’esibizione di Roberto Tangianu con le sue launeddas, Peppino Bande, cori di Arbatax e Sant’Anna. “Questa manifestazione è un’occasione speciale per celebrare e condividere la nostra identità culturale” dichiara Alessio Putzu, presidente dell’Associazione Sardinia Folk, che organizza l’evento – Grazie al supporto dell’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna, possiamo offrire al pubblico un’esperienza unica, che valorizza le nostre tradizioni e il nostro patrimonio storico. Siamo fieri di promuovere eventi che mettono in luce il cuore autentico della Sardegna.”

La cantautrice Grazia Di Michele

La cantautrice Grazia Di Michele

Non finisce qui perché ospite speciale il 23 dicembre di “Voci in prosa” che rientra nella rassegna Natale in Folk sarà la cantautrice Grazia Di Michele che si esibirà al teatro San Francesco. In questa occasione poesia, musica e tradizioni si intrecceranno in un evento unico con l’esibizione dei Mamuthones e Issohadores di Mamoiada. E ancora Enrico Bessolo, ️ Margherita Musella e il Caffè Letterario, il Coro di Arbatax & Coro Sant’Anna e i poeti vincitori del concorso “Po Peppino Mereu”. Appuntamento dalle 17 alle 21.

L’evento è patrocinato e promosso dal Comune di Tortolì e dalla Regione Sardegna, assessorato al turismo.

 

 

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

La scrittrice Simonetta Delussu

La cultura come mezzo di rieducazione e riscatto personale: con questa visione nasce il progetto triennale “Apriamo le porte al teatro, alla musica e alla lettura”, realizzato nella Casa Circondariale di Lanusei. Tra le iniziative più significative spicca il laboratorio di lettura creativa dedicato al romanzo “Il delitto d’onore – La storia di Irene Biolchini” di Simonetta Delussu, previsto per l’anno formativo 2024/2025.

Coordinato dai docenti del CPIA Franca M.A. Loddo e Mario Lombardo, con la collaborazione della Responsabile dell’Area Educativa, Dott.ssa Alessandra Cingotti, questo percorso punta a trasformare la lettura in uno strumento di riflessione e confronto, capace di stimolare il senso critico e risvegliare nei detenuti una nuova consapevolezza di sé.

Il romanzo di Simonetta Delussu, che narra la vicenda di Irene Biolchini e le implicazioni di un delitto d’onore, è stato scelto per la sua capacità di toccare temi profondi come il senso di giustizia, l’identità personale e il ruolo delle convenzioni sociali. Attraverso la lettura e l’analisi del libro, i detenuti potranno confrontarsi con questioni universali, legate anche alla loro esperienza personale. La narrazione offre spunti di riflessione sulla condizione umana, la lotta per l’autodeterminazione e le scelte morali, rendendo il libro uno strumento ideale per stimolare nei partecipanti il pensiero critico, la capacità di introspezione e la ricerca di nuovi significati per il proprio vissuto.

Simonetta Delussu ha così commentato: “Ho deciso di partecipare perché in passato ho avuto l’opportunità di essere ospite di un progetto in carcere, che porto nel cuore come un’esperienza straordinaria. Questo è stato possibile grazie alla professionalità e all’umanità della professoressa Franca Loddo, che ha reso tutto speciale. Ricordo con piacere l’accoglienza calorosa e la grande partecipazione dimostrata. Era un progetto significativo, e i partecipanti si sono rivelati alunni molto attenti. È stata un’esperienza che mi ha arricchito profondamente, e sono davvero felice di poterla rivivere.”

Il laboratorio, che coinvolgerà circa dieci detenuti iscritti ai corsi del CPIA, si articolerà in più fasi, a partire dalla lettura guidata del romanzo, durante la quale saranno affrontate le tematiche principali, come la giustizia, il riscatto e il valore delle scelte individuali. La discussione collettiva permetterà ai partecipanti di confrontarsi tra loro, condividendo pensieri e prospettive, mentre la conclusione del progetto sarà rappresentata dall’incontro con l’autrice, previsto per marzo 2025. Questo evento, compatibilmente con le esigenze organizzative della struttura, offrirà ai detenuti l’opportunità di dialogare direttamente con chi ha dato vita alla storia, arricchendo ulteriormente l’esperienza del laboratorio.

L’introduzione della narrativa in carcere non rappresenta solo un’occasione per arricchire il bagaglio culturale dei detenuti, ma diventa anche un mezzo per favorire una trasformazione personale. Attraverso il confronto con i temi del romanzo, i partecipanti possono riflettere sul proprio vissuto e sviluppare una maggiore consapevolezza di sé. La lettura, inoltre, offre uno spazio di dialogo e confronto, incoraggiando l’empatia e il rispetto per prospettive diverse. L’analisi della narrazione e dei personaggi stimola il pensiero critico e pone le basi per una riflessione profonda sulle implicazioni morali delle scelte umane.

La cultura, anche in carcere, è un ponte verso la società. Eventi come il laboratorio e l’incontro con l’autrice non solo arricchiscono il percorso personale dei detenuti, ma rappresentano un’opportunità per costruire legami con il mondo esterno, favorendo il senso di appartenenza alla comunità.

Con il laboratorio di lettura creativa dedicato al romanzo di Simonetta Delussu, il progetto “Apriamo le porte al teatro, alla musica e alla lettura” si propone di trasformare la detenzione in un’occasione di riscatto e crescita. La lettura diventa così un viaggio tra le pagine per riscoprire sé stessi, aprendo nuove prospettive e offrendo strumenti concreti per costruire un futuro diverso. Ogni storia, reale o immaginata, può diventare il punto di partenza per una rinascita.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

opera scalinata lanusei

Quando una comunità si unisce, nascono veri e propri capolavori. Questo è quanto accaduto a Lanusei, dove la leva del 1974 ha lasciato un segno tangibile del proprio amore per il paese, trasformando una semplice scalinata in un’opera d’arte che ora appartiene a tutti.

La scalinata, collocata in un punto strategico del paese, è stata arricchita da un progetto della leva del 1974, con dedizione e spirito di squadra, hanno lavorato per dare vita a un regalo unico per la comunità: un intervento artistico che impreziosisce l’ambiente urbano e racconta l’identità di Lanusei.

opera scalinata lanusei

opera scalinata lanusei

L’opera è un tributo all’essenza del paese e ai valori che lo caratterizzano, un esempio di come l’amore per le proprie radici possa tradursi in qualcosa di bello e duraturo. La scalinata è stata decorata con immagini e simboli che richiamano la storia e la cultura locale, offrendo ai passanti non solo una via da percorrere, ma anche un percorso visivo ed emozionale.

Dietro questa straordinaria iniziativa c’è la forza della collettività. La leva 1974 ha dimostrato che, con impegno e amore per il proprio territorio, è possibile fare grandi cose. Ogni passo del progetto, dalla progettazione alla realizzazione, è stato un atto d’amore per Lanusei, un modo per restituire qualcosa di bello alla comunità che li ha cresciuti.

Le persone si fermano per ammirare i dettagli dell’opera, scattare fotografie e condividere il messaggio di amore e orgoglio che trasmette.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Roberto Casu

Realizzare un sogno significa dare forma a sacrifici, dedizione e talento. Per Roberto Casu, cantautore sardo di Carbonia spesso in Gallura per i suoi live, quel sogno ha preso il volo con una delle collaborazioni più incredibili che un artista possa immaginare: Mina ha scelto la sua canzone Per dirti t’amo per il nuovo album di inediti Gassa d’Amante, in uscita il 22 novembre.

L’album, che contiene dieci brani scritti da firme prestigiose come Fabio Concato, Francesco Gabbani ed Elisa, si arricchisce anche delle parole e delle melodie di Casu. Per il cantautore, questo rappresenta il punto culminante di un percorso segnato dall’amore per la musica e dalla perseveranza, elementi che lo hanno portato a intrecciare storie ed emozioni nei suoi testi, giorno dopo giorno.

Roberto Casu

Roberto Casu

Mina, la voce che da oltre sessant’anni emoziona intere generazioni, ha ascoltato e scelto. La sua decisione di includere il brano di Roberto nel disco testimonia il valore del lavoro del cantautore sardo e la capacità della sua musica di toccare le corde giuste. Quando la Tigre di Cremona trasforma una melodia in arte, il risultato è straordinario, e così le parole di Casu raggiungono una nuova profondità grazie alla potenza e all’eleganza dell’interpretazione di Mina.

Per Roberto, è una consacrazione che non arriva per caso, ma come premio di una vita dedicata alla musica, vissuta con la convinzione che i sogni, se accompagnati da tenacia e impegno, possano diventare realtà. La sua storia è una fonte di ispirazione per tutti coloro che credono nel potere dell’arte e della perseveranza.

Ora, con Mina a dare voce alla sua creazione, il nome di Roberto Casu si inserisce in un capitolo unico della musica italiana, una dimostrazione che il talento, quando incontra la leggenda, può davvero scrivere la storia.

Roberto Casu

Roberto Casu

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

museo maschere mediterraneo mamoiada foto michela girardi

A Mamoiada, piccolo centro della Barbagia, il Museo delle Maschere Mediterranee racconta le antiche radici della tradizione carnevalesca e il legame profondo che unisce la Sardegna alle culture del Mediterraneo. A pochi chilometri da Nuoro, nel cuore della Sardegna, il museo è un punto d’incontro tra storia e folklore, dove l’arte rituale diventa un ponte che collega popoli e tradizioni geograficamente distanti ma culturalmente affini.

Il museo è strutturato in due principali aree espositive che permettono di immergersi nei simboli e nei rituali delle maschere sarde e mediterranee:

  1. Arti rituali della Barbagia: in questa sezione, il museo rende omaggio alle maschere tradizionali della Sardegna, come i celebri Mamuthones e Issohadores di Mamoiada, i Boes, Merdules e Filonzana di Ottana, e i Thurpos di Orotelli. Queste maschere, realizzate in legno secondo antiche tecniche artigianali, raccontano storie di riti e credenze tramandate nei secoli, e incarnano l’anima e il carattere della cultura barbaricina.
  2. Arti rituali del Mediterraneo: questa sezione espone maschere e costumi provenienti da diverse aree del Mediterraneo, includendo regioni come l’Alto Adige e il Friuli, e paesi come Portogallo, Spagna, Bulgaria, Grecia, Slovenia e Croazia. Questi oggetti, ognuno con le proprie caratteristiche, mettono in luce come il rito carnevalesco mediterraneo sia una tradizione condivisa, un mosaico di simboli che, pur distinti, dialogano tra loro.

Il museo offre inoltre un’esperienza immersiva attraverso una multivisione su grandi schermi, che trasmette l’essenza del Carnevale di Mamoiada, con i Mamuthones e Issohadores protagonisti di una narrazione visiva che coinvolge ed emoziona. In un suggestivo filmato di dodici minuti, l’etnografo Bachisio Bandinu racconta il Carnevale e il passaggio della tradizione alle nuove generazioni, ripercorrendo i momenti in cui bambini, artigiani e uomini del paese si preparano ai riti carnevaleschi. Il film, con le immagini delle maschere in lavorazione e dei riti collettivi, riesce a rendere tangibile l’atmosfera densa di mistero e passione che ancora oggi unisce la comunità di Mamoiada.

museo maschere mediterraneo mamoiada2

Il Museo delle Maschere Mediterranee è molto più di un’esposizione: è un viaggio nel patrimonio culturale della Sardegna e un omaggio alle tradizioni che accomunano i popoli mediterranei. Con una collezione unica di maschere e una narrazione profonda e coinvolgente, il museo rappresenta una porta d’accesso all’affascinante mondo dei rituali, offrendo un’esperienza che custodisce e tramanda il mito dei Mamuthones e degli Issohadores, riconosciuto ormai anche a livello internazionale.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

l'ultimo centenario, film di mereu

Dal 31 ottobre 2024, il film L’Ultimo Centenario del regista Pietro Mereu sarà disponibile gratuitamente su MyCulture+, una piattaforma online dedicata alla promozione del cinema che esplora e valorizza le lingue e le culture minoritarie. Questo lungometraggio sarà offerto con sottotitoli in inglese, permettendo a un pubblico internazionale di accedere a una storia che mescola cultura, tradizione e introspezione, esplorando una delle “Zone Blu” più celebri al mondo, quella della Sardegna, nota per l’eccezionale longevità dei suoi abitanti.

L’Ultimo Centenario segue il viaggio di una giornalista, interpretata da Carlotta Dessì, che giunge nella suggestiva Baunei, un luogo immerso nelle tradizioni sarde e conosciuto per i suoi abitanti longevi. Alla ricerca dell’ultimo centenario ancora in vita, la protagonista si confronta con una verità che trasforma profondamente la sua percezione della vita e della morte. Girato nel cuore della Sardegna, il film ha coinvolto la comunità locale, offrendo un ritratto autentico della cultura sarda e della quotidianità di Baunei, dove l’età avanzata è un segno di saggezza e di un forte legame con la terra.

Prodotto da Ilex Production e supportato dalla Fondazione Sardegna Film Commission e dall’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna, L’Ultimo Centenario vuole essere un omaggio non solo alla longevità, ma anche alla bellezza di una comunità unica. Le riprese hanno visto una partecipazione attiva degli anziani del luogo, che hanno contribuito con il proprio vissuto a creare un racconto profondamente radicato nella realtà del territorio.

Il regista Pietro Mereu ha dedicato questo progetto alla memoria dei due protagonisti, Carlotta Dessì e Gianni Cannas, scomparsi prematuramente. Mereu ha voluto rendere il film un omaggio emozionante alla loro arte e alla loro eredità, dichiarando come il progetto non solo celebri la longevità, ma sia anche un tributo sentito alla vita e all’influenza di queste due figure che hanno arricchito profondamente la cultura cinematografica sarda.

Gli spettatori possono accedere gratuitamente a L’Ultimo Centenario registrandosi alla piattaforma MyCulture+ su myculture.plus, trovando così un’occasione per immergersi nella tradizione sarda e riflettere sulle profonde questioni che la pellicola affronta.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Maena Delrio, scrittrice ogliastrina

La scrittrice ogliastrina Maena Delrio ha di recente dato alle stampe il suo nuovo romanzo, “Donne di ginepro”, pubblicato da NPS Edizioni. Pur avendo all’attivo diversi racconti e romanzi, Maena confessa che definire se stessa come “scrittrice” la fa ancora sentire un po’ strana. L’amore per la scrittura l’accompagna da sempre, intrecciandosi con la sua vita ricca di passioni. Sarda “fino al midollo”, Maena è madre di quattro figli, ha un compagno da 21 anni e divide il suo tempo tra la famiglia, la corsa e la pittura.

Nonostante i numerosi impegni familiari, Maena riesce a mantenere una routine quotidiana di scrittura, anche nei momenti più impegnativi. Crede profondamente nel valore dell’impegno costante, un insegnamento che ha trasmesso anche ai suoi figli. Per lei, il segreto per ottenere risultati in qualsiasi campo, è la disciplina quotidiana.

La sua determinazione la spinge a non mollare mai davanti alle sfide, mentre il suo carattere solare la porta a vedere sempre il lato positivo delle cose, trovando speranza anche nei momenti difficili. La passione, invece, è il motore che alimenta ogni sua attività, rendendo ogni cosa più entusiasmante e ricca di significato.

Il romanzo Donne di ginepro nasce, racconta la scrittrice ogliastrina, da un’ispirazione improvvisa. Una mattina di primavera, tornando a casa dal lavoro, Maena nota un dettaglio che la proietta in un’altra epoca: una tenda che si muove leggermente, un antico arnese in un cortile, il suono delle campane. Da quel momento, la sua immaginazione inizia a creare un mondo popolato da donne con lunghe gonne, bambini scalzi e anziani che masticano tabacco. Questo sogno a occhi aperti accende la trama del romanzo, strettamente legata alle storie che la scrittrice ha ascoltato dalla madre e dalla nonna.

L’idea prende subito forma, ma il manoscritto rimane nel cassetto per un po’ di tempo. Ogni volta che Maena lo condivide con qualcuno, altre storie si aggiungono, arricchendo il racconto. Il processo creativo dietro Donne di ginepro non rappresenta solo un viaggio nella scrittura, ma anche una profonda crescita personale.

Nel romanzo, le protagoniste femminili mostrano una grande forza interiore. La scrittrice sostiene di rivedersi in molte di loro, specialmente in Celeste e Caterina, che affrontano le difficoltà della vita con determinazione e resilienza. Questi personaggi si adattano alle situazioni più difficili, contando sempre sulle proprie capacità. Il primo capitolo del libro, ispirato a un evento della vita della nonna di Maena, suscita sempre una forte emozione nell’autrice, che riesce a commuoversi ogni volta che lo rilegge.

La storia è ambientata in Sardegna, terra a cui Maena è profondamente legata. La scrittrice si sente parte integrante della sua isola, non solo per i suoi paesaggi mozzafiato, ma anche per i valori di amicizia, generosità e ospitalità che caratterizzano la cultura sarda. Nel romanzo, Maena celebra questi legami attraverso le sue protagoniste.

Il titolo stesso del romanzo racchiude un potente simbolismo: il ginepro, una pianta forte e resiliente, capace di crescere in condizioni difficili, aggrappata tra le rocce e battuta dai venti. Come il ginepro, le donne di Maena sono pioniere, capaci di resistere e reinventarsi, con radici salde e una forza interiore che le guida nei momenti più complicati.

Per il futuro, Maena ha in mente molti progetti e idee da sviluppare, nonostante il tempo sia sempre limitato. Tuttavia, con la sua determinazione e passione, è certa di riuscire a portarli avanti e, nel frattempo, continua a godersi ogni passo del suo viaggio creativo.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Festival “Sos arrastos de Grassia”:

In un turbinio di danze tradizionali, sonorità mediterranee e pregevoli sperimentazioni si è conclusa la decima edizione de “Sos arrastos” de Grassia il festival di coralità musica, letteratura e arti popolari organizzata dall’associazione di Galtellì “Voches ‘e ammentos”.

Non ci poteva essere migliore epilogo per una manifestazione sviluppatasi all’insegna della fratellanza tra i popoli e che, nei quattro giorni appena trascorsi, è riuscita a tessere i fili tra quasi 200 artisti, interpreti di innumerevoli realtà isolane, della penisola ed europee. Nell’ultima giornata, dopo gli appuntamenti di Galtellì, Loculi e Onifai che hanno visto l’esibizione di gruppi, cori e ensemble in grado di far riecheggiare i canti di ispirazione popolare, i virtuosismi della musica colta e le danze tradizionali, una scaletta particolarmente nutrita ha animato l’anfiteatro comunale di Galtellì .

Di particolare rilievo è stata la premiazione della professoressa Neria De Giovanni che all’opera deleddiana
ha dedicato buona parte della sua carriera. È alla ricercatrice, punto di riferimento nel panorama culturale italiano, che l’associazione guidata da Giovanni Vacca ha tributato il prestigioso riconoscimento Mastru d’ammentos 2024, sezione Arti musicali e letterarie a sottolineare e lo ha fatto non solo in virtù della decennale collaborazione ma anche per il suo importante contributo di divulgazione dell’opera della scrittrice.

Un premio, che dal 2019, celebra chi si è distinto nella promozione della lingua, della cultura e delle arti popolari sarde. “Vogliamo simboleggiare, anche attraverso questo premio, l’amore della scrittrice premio Nobel per l’artigianato, la musica e le tradizioni della sua terra, elementi centrali nelle sue opere” ha dichiarato a questo riguardo la direttrice artistica del festival, Franca Floris.

“È tempo di bilanci e come associazione possiamo dirci molto soddisfatti non solo per la caratura degli ospiti, che presentati da Martino Corimbi e Pinuccia Sechi si sono avvicendati nel corso delle quattro serate, ma anche per il clima di scambio, condivisione e fratellanza che ha animato tutte le serate della manifestazione e per la collaborazione dell’intero territorio” è stato il commento del presidente del sodalizio che, grazie al contributo della Regione Sardegna, della Fondazione di Sardegna e delleù amministrazioni comunali dei tre borghi della Baronia,
anche quest’anno ha portato avanti il percorso di promozione e valorizzazione della straordinaria eredità
culturale di Grazia Deledda la quale, proprio a Galtellì ha ambientato il suo romanzo più celebre “Canne al vento”.

“Questo premio mi è particolarmente caro – ha dichiarato Neria De Giovanni – , perché arriva da un’associazione
impegnata da decenni a far conoscere l’unica dona italiana vincitrice del premio Nobel attraverso la valorizzazione dei canti e delle danze tradizionali”.

“Un percorso che Voche ‘e ammentos ha intrapreso non chiudendosi nei confini ristretti del proprio territorio ma aprendosi al mondo” ha aggiunto la professoressa. L’impegno e il ruolo degli organizzatori è emerso con
forza attraverso le parole di Maria Delogu, segretaria particolare dell’assessora regionale alla cultura Ilaria
Portas, che, con il sindaco di Galtellì, Franco Solinas, e il consigliere d’amministrazione della Fondazione di Sardegna, Pasquale Mereu, ha presenziato alla consegna del premio.

“Questo festival rappresenta un esempio concreto di ciò che significa fare cultura – ha osservato Delogu – e, da rappresentante di un assessorato che si occupa anche di politiche giovanili, vedere tanti giovani con profonde radici identitarie animare con canti e balli tradizionali questi spazi ci da speranza nel futuro”.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Maria Lai

Maria Lai, celebre artista ogliastrina, nata nel 1919 a Ulassai, ha vissuto un’infanzia caratterizzata dall’isolamento e dalla fragilità fisica, elementi che hanno influenzato profondamente il suo futuro artistico. Figlia di Giuseppe, veterinario, e Sofia Mereu, era la seconda di cinque figli. A causa della sua salute cagionevole, Maria trascorreva i rigidi inverni presso gli zii contadini a Gairo, lontana dal paese natale, il che le impedì di frequentare regolarmente la scuola elementare.

Questo periodo di solitudine, tuttavia, si rivelò essenziale per lo sviluppo del suo talento. Immersa nella quiete della campagna sarda, Maria cominciò a esprimere la sua creatività fin da bambina, disegnando con i carboni del camino sulle pareti di casa. Queste esperienze segnarono l’inizio di un percorso artistico che l’avrebbe portata a diventare una delle figure più importanti dell’arte contemporanea italiana.

Un episodio particolarmente significativo della sua infanzia fu l’incontro con lo scultore Francesco Ciusa, uno dei più rinomati artisti sardi del tempo. Quando Maria era ancora una bambina, Ciusa la scelse come modella per un’opera speciale: un ritratto di una sorellina defunta della famiglia Lai. Posare per Ciusa fu, per la giovane Maria, un’esperienza intima e toccante, che probabilmente influenzò la sua visione dell’arte come strumento per raccontare storie personali e collettive, sempre profondamente radicate nel territorio e nelle tradizioni della sua terra natale.

Questo legame precoce con il mondo artistico, unito alla sua inclinazione naturale per il disegno e la creatività, contribuì a formare il carattere unico della sua opera. Maria Lai, che nel corso della sua carriera avrebbe esplorato una vasta gamma di linguaggi espressivi, tra cui il tessile, l’installazione e la performance, si distinse per la capacità di unire il mito, la memoria e il paesaggio in un dialogo continuo con la comunità. L’esperienza di posare per Ciusa non fu solo un evento biografico, ma una delle prime tappe di un viaggio artistico straordinario, che l’avrebbe portata a innovare l’arte sarda e a conquistare riconoscimenti internazionali.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi