Nuova tappa del caffè letterario itinerante di Margherita Musella: il prossimo appuntamento sarà sabato 31 agosto alle 18 e 30 in pineta, a Girasole – vicino al mare –, presso il Chiosco Relax di Patrizia Piras per presentare il libro Figli di Sardegna della scrittrice cagliaritana 51enne Stefania Cuccu.

 

 

Il testo rappresenta una raccolta di storie di vita legate alla nostra terra: la Sardegna. È il racconto di persone semplici che hanno fatto della propria esistenza un capolavoro, aiutando le persone in difficoltà o lavorando per portare l’Isola oltre i confini regionali e nazionali. È la storia degli emigrati sardi, ma è anche il racconto di chi ha attraversato drammi profondi e ha avuto la forza di ricominciare.

«Cosa spinge Stefania a scrivere libri dedicati ai figli di Sardegna? Forse l’esigenza di lasciare traccia, di non dimenticare e di far conoscere…» commenta Musella. «Lo fa per l’oggi, ma lo fa soprattutto per il domani, per le future generazioni. Lo fa per l’oggi: abbiamo bisogno di sentir parlare del bello che c’è intorno a noi. E il bello sta anche nelle persone che continuamente incrociano il nostro cammino. Lo fa per il domani: perché queste storie siano di esempio a chi si trova ad affrontare momenti di sconforto o di difficoltà, e siano d’esempio per i nostri ragazzi ormai incantati dagli influencer della TV. I nostri influencer non dobbiamo cercarli lontano, sono le persone che camminano accanto a noi.»

Parte del ricavato della vendita dei libri andrà alla associazione SardegnaAccessibile per l’acquisto di una sedia da mare per persone con difficoltà motorie

«Il caffè letterario è il mio sogno realizzato di mettere insieme persone che amano tutte le arti per valorizzarle e unirle in un unico cerchio d’amore.»

Tutti attesi a Girasole.

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

Si riparte con le presentazioni, per la scrittrice ogliastrina Seconda Carta: il 30 agosto, alle 21, presso il giardino della Biblioteca Comunale Emilio e Joyce Lussu a Tortolì, presenterà il suo lavoro “Agatha Christie e Lucy” edito PubMe (collana Belle Époque).

«Si ricomincia dopo quasi un anno di stop dovuto alla salute. Sono decisamente in ripresa e mi accorgo che sopravvivere non è vivere. Dico perciò grazie alla vita» commenta la scrittrice. «Ringrazio chi in questi mesi si è preoccupato per me, inviandomi un messaggio, un saluto. La gentilezza, parola meravigliosa ricca di significati e di bellezza… pratichiamo la gentilezza, ci rende migliori.»

La presentazione sarà a cura di Roberto Paolo Todde, le letture dell’insegnante Rosa Maria Virdis.

Trama del libro

Lucy Stewart è una giovane insegnante, grande ammiratrice di Agatha Christie. Desidera incontrarla a tutti i costi e così si addentra nella campagna inglese alla ricerca della dimora dell’autrice. Finalmente, quando la trova, viene invitata da Agatha a prendere un tè. Incredula, nonché completamente rapita dalla sua ospite, Lucy ascolta con ammirazione e interesse le sue confidenze: la vita in Inghilterra e in Iraq; i viaggi tra Occidente e Oriente a bordo dell’Orient Express; gli incontri; le amicizie sincere e i soggiorni all’Hotel Pera Galata Palas con vista sul Corno d’Oro. Tutto davanti a una tazza di tè fumante che diviene ponte e mediatore di una profonda amicizia. Anni dopo la scomparsa dell’amata scrittrice, Lucy visiterà Istanbul e la stanza “411” dell’hotel dove Agatha era di casa e dove il tempo pare essersi fermato. In una nuova veste grafica, a cui si aggiungono contenuti inediti, torna un racconto delizioso e gustoso come una buona tazza di tè inglese.

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

 

Nel 1961, la Rai realizzò un documentario che provò a raccontare l’essenza unica della Sardegna, una terra che, a distanza di milioni di anni, continua a portare i segni delle sue origini antiche e tumultuose. Il filmato offre una prospettiva affascinante su quella che è la seconda isola più grande del Mediterraneo, evidenziando come la sua natura aspra e frastagliata sia stata forgiata da forze primordiali.

Il documentario mette in luce come gli elementi naturali abbiano modellato la Sardegna nel corso dei millenni. Le coste dell’isola, caratterizzate da scogliere imponenti e insenature nascoste, sono state scolpite dalla forza del mare e del vento, che hanno agito come artisti implacabili, creando un paesaggio di rara bellezza e complessità. Queste coste frastagliate non sono solo una meraviglia naturale, ma anche una testimonianza delle forze geologiche che hanno plasmato il Mediterraneo.

Il documentario non si limita a esplorare il passato geologico dell’isola, ma offre anche uno sguardo sul presente della Sardegna degli anni Sessanta. Attraverso immagini suggestive, il filmato conduce lo spettatore in un viaggio attraverso i villaggi isolani, le tradizioni secolari e il rapporto indissolubile tra gli abitanti e la loro terra.

La Sardegna del 1961 appare nel documentario come una terra di contrasti. Da un lato, la sua natura selvaggia e incontaminata, con le montagne che si ergono maestose e le pianure solitarie battute dal vento; dall’altro, le comunità locali, legate alle loro tradizioni e alla loro terra, vivono in armonia con l’ambiente circostante. Questo equilibrio tra uomo e natura è uno dei temi centrali del filmato, che celebra la resilienza e la forza di una cultura che ha saputo preservarsi nel corso dei secoli.

 

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

21 anni, nata a Cagliari ma cresciuta a Vallermosa e innamorata pazza della musica sin da bambina: Serena Collu – in arte Sere –, oggi a Milano per studiare composizione pop alla civica Abbado, ha già all’attivo diversi singoli.

«Non posso dire che la passione per la musica nasca come per caso, da quando sono nata il mio sogno è sempre stato cantare. Non ero già una che prendeva e ti sparava pezzi super cool,» scherza «ma avevo un mio modo di vedere le canzoni, la musica, prendevo e cantavo e facevo il mio show durante una qualsiasi cena coi parenti o amici dei miei. È una cosa che mi sono portata dietro nelle cover e, dato che scrivevo già da piccola delle storie, per esigenza ho iniziato a scrivere i testi sulla musica. Ho unito ciò che mi piaceva di più e questo mi ha dato modo di sviluppare un mio modo di esprimermi, credo sia molto personale e diretto. Ai 15 e mezzo avevo scritto il mio primo pezzo e da lì un bel percorso in cui mi sono io stessa conosciuta e ho capito ciò per cui valeva la pena dedicarsi.»

Ma a Serena non bastano le mura di casa e, nonostante un grande amore per la Sardegna, pensa presto di partire. «Nel 2020, ho fatto in tempo a compiere 18 anni e poi siamo stati blindati tutti. Una cosa buona? Col Covid-19 ho potuto studiare per accedere in Conservatorio a Milano: questa città era la mia prima tappa, ma ora è un po’ la mia casa, dove sto bene. Sto bene anche a casa, dalla mia famiglia, ma qui ho una mia dimensione, un casino in equilibrio.»

Nella Civida Abbado, dove studia composizione pop, si trova bene: il corso, all’avanguardia, le permette di sviluppare conoscenze e affinare il suo talento. «Poi, chiaro, la musica va oltre, deve arrivare, ma capisco sempre di più quanto fare le cose fatte bene, con il giusto criterio e la giusta testa, porti a risultati eccellenti. Poi dopo il triennio inizierò un biennio, vediamo dove!»

Nel 2022 Sere ha il suo primo, grande traguardo: «Ho pubblicato il mio primo inedito ufficiale con videoclip, “Chiodi Fissi”, che ha preceduto l’EP “Sere” contenente cinque brani fra cui i miei preferiti “Baccano” e “Psicopatica”. Beh, si capisce che sono un po’ matta, un po’ cerco di raccontare la mia realtà, a mio modo.»

Il filo conduttore? «Posso dire che è una sorta di crescita personale, in cui a darsi il cambio e a stringersi la mano sono i miei drammi» ride. «“Baccano” ad esempio è nata una notte fuori Milano alle 3 A.M. un po’ come mia sfida personale: stavo cercando di dimostrare a me stessa che potevo farcela da sola, ma il contesto era assurdo, non ero sola quella notte ero con degli amici e volevamo fare musica! Io mi sono messa a scrivere e per un bel po’ fissavo il vuoto, il mio obiettivo era mettere su carta i malesseri.»

Da lì, capisce esattamente e senza tentennamenti cosa vuole fare: scrivere, scrivere sempre.

«Si arriva così a “Swag Pop Corn”, uscito un paio di settimane a novembre, su tutti i digital store e videoclip su Youtube, in collaborazione Stay Record, edizione Orangle Records e distribuzione Ingrooves. Swag è l’emblema di una me in cresciuta, maturata, ma che ha capito che tutto è momentaneo, sia in senso positivo che negativo, tanto caos misto a tanta verità. Per questo motivo è importante saper cogliere i dettagli, un sorriso, gli occhi che parlano, i gesti, gli atteggiamenti, le piccole cose… tutto fa la differenza. “Swag Pop Corn” è tutto ciò che non voglio svanisca nel nulla, ci tengo tanto ai rapporti con le persone, ma allo stesso tempo ci sono tante delusioni da affrontare. Meglio essere sempre schietti, sinceri.»

E a breve – come chiarisce – c’è molto altro in uscita.

«Nelle mie canzoni non mancano mai la sincerità, la verità: puoi leggere tra le righe, puoi vivere le immagini che porto come vuoi. Non manca una dose di ironia, puoi capire molto bene se ti soffermi un attimo. E poi ovviamente non manca la positività, a un gesto schifoso ne corrisponde un altro che fa bene al cuore!»

Non crede che tornerà nell’Isola, Cagliari è nel suo cuore, sente che le ha dato tanto, ma non è il posto giusto per lei ora. «Avevo bisogno di crescere, di responsabilizzarmi, di fare nuove esperienze, sviluppare un certo modo di pensare e volevo dedicarmi 100% alla musica. Ovviamente in Sardegna ho la mia famiglia e delle amiche che ringrazio di avere sempre con me! In Sardegna torno ma mai a lungo, sono fiera di quel che mi ha dato e come mi ha fatto vivere fino alla maggiore età. È il mio posto per recuperare le energie e staccare dal caos mentale e quotidiano.»

E nel futuro?

«Beh, bolle nuova musica e dei progetti, che voglio vedere realizzati. Ce la sto mettendo tutta: quando mi metto in gioco voglio vincere, qualcuno può prenderlo come difetto, ma voglio farcela a tutti i costi… ma essere solidi a partire da sé stessi richiede tanto volontà d’animo e tanta tenacia. Vediamo cosa succede, mi piacciono i dati di fatto, bisogna costruirsi bene il proprio futuro, c’è da pensarle tutte!»

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

 

Lo straordinario talento di Manuela Mameli regala al pubblico un nuovo brano. Dal 9 agosto, sulle principali piattaforme digitali, è disponibile il singolo “It Will Become”, per AlfaMusic l’etichetta romana attiva dal 1995.

Un’artista con una carriera ricca di esperienze. Per due stagioni a portare il jazz italiano, e perfino sardo, in Cina tra il 2016 e il 2019, due tournée con le filarmoniche attraverso i teatri a cavallo tra Asia ed Europa, Manuela Mameli è stata vincitrice del Premio Hengel Gualdi al Festival delle Aree Metropolitane di Bologna nel 2017 e finalista al Premio Parodi 2016 con un progetto di contatto tra il jazz e la musica sarda ospitato anche all European Jazz Expo e culminato nella sua tesi di laurea magistrale con lode al Conservatorio Santa Cecilia in Roma.

La sera del 14 agosto la vocalist ogliastrina ha portato la sua nuova creazione sul prestigioso palco dell’Arabax. Il brano racchiude in sé le diverse anime della musicista. Mameli esplora, esce fuori dagli schemi, sperimenta all’interno del brano, unisce modernità e tradizione, cuce sapientemente ricami pop eppure al jazz ritorna a significare che quel cordone ombelicale mai verrà reciso.

Manuela Mameli non è nuova ad incursioni nel territorio del pop conle cui sonorità è cresciuta e nemmeno la scrittura in lingua inglese ma è la prima volta che un suo prodotto di questo tipo vede la pubblicazione.

Nel brano It Will Become, musica e testo di Manuela Mameli e realizzato con la collaborazione di Matteo Piras a su sulittu, Claudio Dessena alla chitarra sarda, prevale la componente elettronica ma spicca la presenza di due strumenti tipici della tradizione musicale isolana che Mameli ha voluto trovassero spazio nell’orchestrazione, suoni a lei congeniali e familiari, tessuti nella trama musicale in maniera istintiva. «Ho finalmente dato forma a tutta quella parte del mio background, parte degli ascolti anche giovanili, come gli ascolti più radiofonici – ha detto l’artista – mi sono sempre affacciata ad altri stili e in questo momento della mia vita ho sentito forte la voglia di produrre un brano più leggero».

L’invito sul palco del festival musicale ogliastrino Arabax, nella cornice delle Rocce Rosse di Arbatax mercoledì è stato un altro dei numerosi traguardi raggiunti da Mameli. La performance della cantante è stata arricchita dal ballo con Luca Sulis, titolare dell’LS centro studi danza di Girasole, e Daniele Olla. I ballerini fortemente voluti e scelti da Manuela Mameli hanno reso possibile l’integrazione di alcune peculiarità coreografiche richieste dalla cantante oltre che apportare un contributo elegante e professionale rendendo vivide attraverso la danza le atmosfere di It will become. Un connubio di musica parole e movenze per uno spettacolo imperdibile.

Il brano. It Will Become in italiano “Diverrà” racconta del sogno di un amore ideale e ne canta la realizzazione. Lo sfondo del sogno d’amore è quello immaginato sulle rive sabbiose dell’Isola colorato di verde e blu, baciato dal sole. Tra i temi trattati anche la difficoltà nel raggiungere e avvicinarsi all’atro per via dell’orgoglio. Impossibile non farsi trasportare dalla melodia o non farsi coinvolgere dall’intensità delle parole. L’ascoltatore compie un viaggio nelle diverse sonorità capaci di evocare emozioni fortissime fin dal primo approccio alla hit. Nella seconda parte della canzone si cambiano ambientazione e armonia.

Lo stile. Se con strofa-ritornello-strofa-ritornello, si è nell’ambito delle progressioni cordali classiche con il ponte e lo special si crea un excursus che porta l’ascoltatore altrove. Riemerge così la vena musicalmente più raffinata dell’artista, che strizza l’occhio anche all’attitudine all’improvvisazione e, in generale, alla formazione jazzistica con cui Mameli mantiene un legame inscindibile. Mameli affida allo special una sonorità etnica aperta, quasi tribale, e la lingua sarda. La cantante si rivolge al vasto pubblico ma il sardo è come un cammeo nel testo.

«Ho sempre desiderato pubblicare un brano in lingua inglese, ho tanti amici in giro per il mondo con cui uso questa lingua per comunicare, un po’ però nasce anche l’esigenza di tentare di rivolgermi a un pubblico più internazionale, ed è questo che auguro alla mia canzone: essere ascoltata qui e uscire anche dai confini regionali esportando la pillola che è volutamente contenuta in essa – ha spiegato l’artista – tra le ragioni di questa pillola di lingua sarda, c’è anche un fattore identitario, un’esigenza mia naturale di volere inserire un po’del mio marchio di fabbrica, ma penso, che se i giovani dovessero apprezzarla, sia una buona opportunità per comunicare che la limba ha una sua forza, una sua potenza.

Un modo insomma per sensibilizzarli a questa tematica. Mi auguro che questa produzione vestit di moderno possa portare anzitutto orgoglio agli amanti della Sardegna e che possa soprattutto far innamorare orecchie e cuore dei non tradizionalisti».

L’intro al brano è realizzata al piano da Alessio Zucca. L’immagine di Manuela Mameli è stata realizzata dal fotografo Franco Felce.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Ieri a Santa Maria Navarrese si è conclusa la tre giorni di festeggiamenti in onore della Beata Vergine Assunta, tenutasi nella piazza Principessa di Navarra e organizzata dalla Leva 74 insieme alle Parrocchie di Baunei e Santa Maria Navarrese.

La cerimonia religiosa, iniziata intorno alle 19:00, è stata presieduta dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, e concelebrata da Sua Eccellenza il vescovo Monsignor Antonello Mura, insieme a numerosi sacerdoti della diocesi.

All’anfiteatro, un gran numero di fedeli ha assistito alla funzione, insieme a diverse autorità civili e militari. Tra queste, il capitano della Compagnia di Lanusei, Marco Mastrovito, il tenente della Guardia di Finanza di Arbatax, Vincenzo Musone, un rappresentante del commissariato di Tortolì e del Corpo Forestale. In prima fila tra le autorità civili erano presenti la governatrice della Sardegna, Alessandra Todde, e il consigliere regionale Salvatore Corrias.

Dopo la messa, il simulacro della Beata Assunta è stato portato in processione su un carro trainato da buoi, scortato da gruppi folk, cavalieri e carabinieri a cavallo, contribuendo a rendere ancora più suggestiva e solenne l’atmosfera della celebrazione.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

A cura di Maena Delrio

Tra le leggende che aleggiano intorno alle rovine del castello di Quirra, che si staglia in cima al monte Cudias sulla linea di confine tra il Sarrabus e l’Ogliastra, troviamo quella di Beatrice Cubello.

Figlia del marchese di Oristano, Leonardo Cubello, e di donna Quirica Deiana; sorella di Antonio, Salvatore e Benedetta, venne donata in sposa a Berengario Carroz, dopo la sanguinosa battaglia di Sanluri, nel 1410. Il padre, sconfitto, cede la giovinetta al Carroz, secondo i costumi dell’epoca, dopo aver stipulato una tregua nella quale ottiene di mantenere il marchesato di Oristano e una cospicua somma di denaro. La ragazza morirà poco tempo dopo, in seguito a una caduta dalle alte mura del castello di Quirra, dove il suo sposo la conduce, rinchiudendola nell’isolamento della fortezza, dopo le nozze.

È qui che la figura di Beatrice si perde tra storia e leggenda. Il suo nome scompare dagli atti ufficiali, sostituito dall’iniziale B. e presto confuso con quello di sua sorella Benedetta. Forse un disguido di natura pratica, dato che nel 1400 i documenti venivano ancora vergati a mano. O, si potrebbe ipotizzare, una volontà anche paterna, nel cancellare le prove della sua esistenza, dopo il disonore di cui fu accusata e che portò alla sua condanna a morte da parte del Carroz.

Carboni nel romanzo storico del secolo XV, Leonardo Alagon, edito nel 1872, racconta del triste epilogo della fanciulla, che il marito gettò dal muro perimetrale insieme al neonato in fasce, dopo averla accusata di tradimento, per liberarsi di lei e sposare donna Eleonora Manrique, parente del re di Spagna, la quale avrebbe di certo portato una dote maggiore al Carroz, oltre che garanzie di natura politica di una certa importanza.

Non troverete il nome di Beatrice Cubello nei libri di storia della Sardegna medievale. Talvolta, potreste imbattervi in una B., anonima. Eppure, dietro quell’iniziale puntata c’è stata una donna, occultata alla vista e alla memoria per vendetta e opportunismo politico dalla sua stessa famiglia. La sua virtù e la sua disgrazia però sono state tramandate di bocca in bocca, di cuore in cuore, come accade per gli animi puri che hanno subito un torto troppo profondo. E così, il suo ricordo nei secoli è sfumato in leggenda.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Ricchissimo il programma che infiamma l’estate arzanese dal 24 al 27 agosto: nella quattro giorni dedicata ai festeggiamenti per San Vincenzo Ferrer, solennità e divertimento al primo posto.

Processioni importanti, sante messe, stendardi, fucilieri e gruppi folk colorano la parte religiosa, sempre solenne, mentre le sere si tingeranno di balli e di musica. A organizzare il tutto, la leva del 1994.

“Con il comitato di San Vincenzo Ferrer, ci siamo impegnati per animare le serate arzanesi, cercando di coinvolgere tutte le età con quattro serate di differenti contenuti, sempre mantenendo un’attenzione particolare alla parte religiosa – centro delle nostre tradizioni” chiarisce Chiara Doa, presidentessa del comitato. “Il folklore, la musica, i balli e lo spirito di comunità saranno gli ingredienti per una ricetta che sarà di sicuro vincente.”

Si parte sabato 24 agosto, con la Santa Messa alle 18 e alle 19 la processione per le vie del paese, con i cavalieri che riceveranno la benedizione da parte del parroco e la consegna dello stendardo. Fucilieri, gruppi folk (Abba Frida, Escalaplano, Sant’Elena Lotzorai) e le launeddas di Elena Spano accompagneranno la camminata dei fedeli che accompagneranno il simulacro del santo fino alla chiesa di San Vincenzo Ferrer.

Ad aprire la prima serata, alle 20, Gianni Mereu: balli in piazza assicurati. Attesissimo il cantante colombiano Jay Santos, alle 22.

Per la domenica, Santa Messa in apertura alla giornata alle 10 nella chiesa di S. Vincenzo Ferrer, e pomeriggio tutto per bambini con, alle 17, giochi in piazza e intrattenimento per i più piccini. Ma alle 22, tutti pronti per una serata di risate: Marco Piccu presenta Zio Pibioni in “Tutto esaurito”. A chiudere, Gianni Mereu.

Molto ricco anche il programma di lunedì 26 agosto: dopo la Santa Messa alle 18, nella chiesa di S. Vincenzo Ferrer, alle 19 una processione solenne riporterà il simulacro del santo fino alla chiesa di S. Giovanni Battista. Presenti i cavalieri, i fucilieri, i gruppi folk Abba Frida, Villanova Strisaili, Barisardo, con le launeddas di Elena Spano a impreziosire il momento.

Alle 22 si balla con il gruppo Zenias e Gianni Mereu dà la buonanotte, con la sua fisarmonica.

Il 27, martedì, la tradizione regna sovrana: il passaggio della Corona, alle 7, dà l’avvio all’ultima giornata di festeggiamenti, alle 20 Gianni Mereu inizia la serata che proseguirà con una gara poetica: Bruno Agus e Dionigi Bitti, accompagnati dai Tenores, allieteranno i presenti.

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Fonte: Ogliastra News Federica Cabras

Ieri l’Arabax Music Festival ha inaugurato la prima di quattro serate all’insegna di musica e divertimento, con le maestose Rocce Rosse a fare da sfondo.

I DJ Oneto, Manuel Kresi e Ty1 hanno dato il via riscaldando il pubblico, che si è poi scatenato sulle note di Artie 5ive, giovane talento milanese classe 2000.

Successivamente, Ernia è salito sul palco e ha eseguito tutti i suoi successi, con “Superclassico” come pezzo più atteso, che su YouTube ha raggiunto 62 milioni di visualizzazioni.

Il DeeJay Time non delude mai: il leggendario quartetto composto da Albertino, Prezioso, Fargetta e Molella ha fatto saltare il pubblico al ritmo di brani che hanno segnato intere generazioni, continuando a far ballare anche le nuove.

Questa sera si continua con la seconda serata, che vedrà esibirsi Capo Plaza, Drillionaire, Night Skinny, Mamacita, e tanti altri artisti tra cui Sandro Murru, Giocondo, Pierluigi Lai, Tugu, Gaiaz, Jm Golden & Zayx.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

arciere nuragico

Forse non tutti sanno che i sardi nuragici erano degli arcieri formidabili. Leggete il racconto scritto da Pierluigi Montalbano che descrive l’arco di cui parla Omero nell’Odissea: è esattamente quello del bronzetto di Urzulei. Ma c’è un’importante differenza: a Itaca nessuno sapeva fabbricarlo, tantomeno usarlo.

arciere nuragico

Foto Pierluigi Montalbano

“La sfida con l’arco: a differenza di Itaca, la Sardegna era terra di arcieri. Nel racconto di Omero scopriamo che nessuno riesce a tendere la corda, solo Antinoo intuisce che l’arco per funzionare deve essere prima scaldato e ingrassato, per cui ordina che sia acceso il fuoco, ciononostante, tutti i Proci provano inutilmente a tenderlo per cui Antinoo, per evitare altre brutte figure, propone di rinviare la gara all’indomani, con la scusa che, evidentemente, il dio Apollo non vuole che si faccia sfoggio di bravura nel giorno della sua festa.

Dopo aver fatto sbarrare le porte della reggia per iniziare la mattanza, Ulisse prende l’arco e inizia a palparlo accuratamente; nessuno a Itaca aveva mai visto un grande arco di quel tipo, non era un semplice pezzo di legno ricurvo con una corda tesa alle estremità, Omero ci racconta che era molto più complesso, assemblato con legno e corno animale, e la corda veniva tesa con forza, aiutandosi col ginocchio per fare leva e riuscire a invertire la forma rispetto alla sua curvatura naturale nella posizione di riposo. A quel punto Ulisse infila la corda, già preparata con due cappi legati in due scanalature alle estremità (un’operazione che richiedeva tecnica, esperienza e addestramento), prende la mira, scaglia la freccia e infila al primo colpo gli anelli delle dodici scuri, tra lo stupore generale. Un’istante dopo, Telemaco gli si mette accanto e inizia la strage.

I sardi rappresentati nei bronzetti sono formidabili arcieri che utilizzano vari strumenti, e fra essi c’è la tipologia di arco usato da Ulisse, lo usa l’arciere di Urzulei”.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi