Donne di Sardegna esprime forte preoccupazione sullo stato del sistema sanitario regionale sardo per il grave peggioramento dei servizi di prevenzione e cura dei tumori femminili e di assistenza alla salute delle donne, aggravati anche dalla pandemia. Lo fa con una lettera inviata all’Assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale Mario Nieddu, con la quale chiede un incontro urgente, finalizzato alla rappresentazione della drammaticità della situazione e alla costruzione di una prassi di reciproco ascolto, collaborazione e solidarietà.
In particolare Coordinamento3 sottolinea le gravi conseguenze sulla salute delle donne in seguito alla sospensione dal 1 luglio 2021 del servizio di Senologia chirurgica del San Francesco di Nuoro e alla situazione di criticità del servizio di oncologia del San Martino di Oristano, “salvato” solo grazie alla disponibilità di due medici e suddiviso su tre presidi ospedalieri, Oristano Ghilarza e Ales, con inevitabili ed evidenti disagi per le pazienti donne, tenuto conto che le patologie tumorali con maggiore incidenza sono nell’ordine seno-colon-polmone. La particolare criticità della situazione degli Ospedali di Nuoro e Oristano, pone seriamente il quesito se a questo punto ci sarà un futuro per gli Ospedali di Nuoro e Oristano, fatto che metterebbe in serio pericolo il diritto all’assistenza ospedaliera della popolazione di una vasta area situata proprio nel centro Sardegna che determina un aumento delle difficoltà logistiche di mobilità verso altri ospedali regionali, incidendo pesantemente sulla situazione familiare delle pazienti. La ripresa della migrazione sanitaria verso ospedali della penisola, inoltre, crea pesanti ricadute dal punto di vista economico personale e sociale, a causa dei costi decisamente elevati di cui la RAS deve farsi carico.
A tutto ciò si aggiunge il disagio delle donne portatrici di handicap e delle loro famiglie alle quali sono stati negati (causa covid) le visite domiciliari e i servizi alla persona previsti dalle leggi 162 e 104, diritti acquisiti dopo anni di dure lotte. Si sottolinea ancora la mancanza, ovunque, di personale specializzato (pediatre/i, radiologhe/gi, chirughe/i, anestesiste/i, fisiatre/i ecc…..) che sottrae alle cittadine dell’isola, indispensabili servizi diagnostici, di cura e di assistenza sanitaria nel loro percorso di vita presso tutti i presidi ospedalieri della Sardegna; così come la chiusura, avvenuta negli ultimissimi anni, di ben cinque punti nascita, Tempio, Ozieri, Bosa, La Maddalena e Carbonia e il rischio di chiusura di quelli di Alghero, Lanusei, San Gavino e Iglesias determinando pesanti difficoltà alle donne in quella fase particolarmente delicata e importante qual’è la maternità. A tutto ciò si aggiunge il disagio delle donne portatrici di handicap e delle loro famiglie alle quali sono stati negati (causa covid) le visite domiciliari e i servizi alla persona previsti dalle leggi 162 e 104, diritti acquisiti dopo anni di dure lotte.
Il Coordinamento3 nella lettera all’assessore Nieddu propone una serie di interventi fattibili, nell’ambito di un rilancio della medicina e della farmacologia di genere, nella convinzione che la Sanità sia in questo momento il grande tema che interpella la politica e le Istituzioni per vincere la sfida della parità dei diritti e delle pari opportunità e per progettare una società più sana e più orientata al benessere delle persone e dell’ambiente in cui queste vivono. La salute delle donne deve essere al centro degli interessi delle politiche di governo e costituisce il volano di un’autentica strategia di ripartenza per la realizzazione in Sardegna dei diritti di cittadinanza per tutti.
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