Sardegna terra del vino: è vero oggi quanto era vero 60 anni fa.

Lo dimostra questo documentario Rai, pubblicato su Youtube da PMRec Sardinia.

A differenza di oggi però l’Isola, che produceva grandi quantità di uve e di vino, non aveva molte cantine ed esportava soprattutto le vinacce per i tagli del “Continente”.

Ancora veniva usato da molti l’antico metodo della pigiatura, ma si iniziava a intravedere i barlumi del vino prodotto su scala industriale, oggi uno dei settori più attivi e fiorenti della Sardegna.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

Lo sapevate? L’avvoltoio grifone è uno degli animali più rari in Sardegna. Ne rimangono solamente un centinaio.

Un tempo la specie era diffusa su tante zone isolane; purtroppo oggi l’avvoltoio grifone si è ridotto a poche coppie nidificanti localizzate nei territori di Bosa e di Alghero.

I grifoni sono caratterizzati da una colorazione marrone rossiccia sul dorso e sulla parte superiore delle ali (copritrici), il petto color sabbia con leggere sfumature rossicce, piumaggio cortissimo sul collo e sulla testa, di color bianco, ed infine la parte inferiore delle ali (remiganti) scura rispetto al dorso. La coda è relativamente corta e l’apertura alare 243 – 270 cm. Le dimensioni degli adulti si attestano a circa 95 cm di lunghezza nei maschi, mentre le femmine sono più grandi di una decina di cm; il peso varia dai 7,5 kg per il sesso maschile, ad oltre 8 kg negli esemplari femmine. I giovani hanno una colorazione simile agli adulti ma mostrano il collare con il piumaggio dominato dal bruno rossiccio. Il volo dei grifoni è caratterizzato da battiti lenti e profondi.

Quali sono i fattori di minaccia? L’abbandono della pastorizia errante, l’uso di sostanze velenose per l’eliminazione di possibili predatori delle greggi (volpi, cani inselvatichiti) e l’uccisione dei Grifoni per poi imbalsamarli e farne un trofeo di “caccia”, hanno rappresentato e lo sono tutt’ora le cause del declino della specie.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

Com’era Lanusei nel 1963?

Oggi è uno dei principali centri dell’Ogliastra, ma lo era già allora, 58 anni fa.

Lo scrittore Giuseppe Dessì la racconta e la descrive nello spezzone del documentario “Un Itinerario nel Tempo” che parla della Sardegna di allora.

Un prezioso documento che merita di essere apprezzato ancora oggi.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

Stanotte ad Iglesias i Carabinieri della locale Stazione hanno tratto in arresto un 33enne di Sinnai, disoccupato e incensurato per il delitto di furto aggravato.

L’uomo è stato rintracciato dai carabinieri immediatamente dopo aver infranto il vetro di una macchina erogatrice di snack e bevande ed aver asportato 14 lattine di birra e varie confezioni di alimenti all’interno del distributore denominato “l’automatico” di proprietà di un 51enne del luogo.

A parte il furto c’è il danneggiamento, anche piuttosto cospicuo e quantificato in un valore complessivo di €1500 circa. Il giovane è stato tradotto presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari, in attesa del rito direttissimo che dovrà svolgersi domani presso il palazzo di giustizia di Cagliari.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

Il dorgalese Vincenzo Fancello era un giovane pastore quando si diede alla macchia, dopo aver tentato di uccidere un possidente benestante del suo stesso paese. 

Il movente sarebbe stata l’accusa, fatta dalla vittima stessa Antonio Dore, del furto di una coppia di buoi.

Berrina da allora, secondo le cronaca dei giornali del tempo, lasciò alle sue spalle una lunga striscia di sangue. Molti omicidi efferati, con una crudeltà inaudita sui corpi delle sue vittime, in alcuni casi ancora agonizzanti.

Nel 1897 passò alla storia un manifesto affisso alla porta dell’edificio del municipio di Dorgali, nel quale ammoniva i dorgalesi di non mettersi al servizio di Dore evitando di coadiuvarlo nei lavori di casa e nei campi.

Nel messaggio si firmava il “delegato speciale di campagna” raccomandandosi di ascoltare le sue parole perché voleva bene ai compaesani.

Il bandito dorgalese classe 1873 era solito accompagnarsi ad altri due latitanti, gli olianesi Antonio Mulas noto “Su Bellu ‘e Uliana” e Giuseppe Pau noto “Paeddu”.

Nel 1899 però viene ingaggiata una vera “caccia all’uomo” dal governo dell’epoca contro i banditismo sardo, e uno dopo l’altro vengono uccisi tanti latitanti di grosso calibro. 

Nella notte tra il 14 il 15 maggio 1899 a cadere sarà il bandito Berrina non lontano dalla grotta che per anni rappresentò il suo rifugio. 

Il capitano Giuseppe Petella, comandante la compagnia carabinieri di Nuoro, mise in pratica una grande operazione da lui ideata per inferire un colpo decisivo al banditismo nella celebre “notte di San Bartolomeo”. 

Fancello era in compagnia di Pau – Mulas era stato ucciso a febbraio – mentre stavano tendando di raggiungere la spiaggia di Cala Luna per imbarcarsi e scappare lontano dalla Sardegna, si trovarono accerchiati dalle forze dell’ordine. 

Berrina scorgendo un’ombra su un albero e intuendo il pericolo, esplose un colpo di fucile verso la sagoma. Il proiettile spezzo il ramo dove era acquattato il maresciallo Gasco, che cadde a terra. Successivamente ne nacque una colluttazione tra il carabiniere e il bandito, nella quale mentre erano avvinghiati Berrina riuscì ad impugnare il proprio coltello. Proprio mentre stava per sferrare il colpo al maresciallo, intervenne il tenente Iannelli che uccise con un colpo di fucile il latitante.

Questo in sintesi quanto riportato dal verbale dei carabinieri sulle dinamiche della morte di Fancello. 

Pau riuscì a sottrarsi all’accerchiamento di quella notte, unendosi alla banda dei fratelli Serra-Sanna. Sarebbero passati solo due mesi e anche lui avrebbe perso la vita nel conflitto a fuoco di Morgogliai (Orgosolo) insieme ai nuovi compagni di latitanza.  

Oggi il rifugio segreto di Berrina è diventato meta di escursione. Una grotta immersa nel verde che si affaccia nella acque limpide della baia di Cala Gonone, sulla strada che porta a Cala Luna.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Oggi parliamo della Donnola Sarda (Mustela Nivalis Boccamela): sarebbe stata introdotta in tempi antichi dall’uomo e si distingue per le dimensioni maggiori rispetto alla specie che vive nel resto d’Europa.

Animale dotato di un aspetto elegante, ha un corpo slanciato con una piccola testa, il muso sottile, occhi grandi e orecchie tondeggianti. Ben distinti il collo e il tronco rispetto alla testa, possiede una lunga coda.

La pelliccia è marrone scuro ad eccezione del ventre di colore bianco, le zampe sono corte e dotate di unghie affilate.

La donnola è il carnivoro più piccolo presente sulla Terra, un formidabile predatore che si ciba sia di piccoli roditori, anfibi, rettili, insetti e piccoli uccelli, che di animali più grandi come lepri, conigli e pollame.

Ha una vista eccezionale, un olfatto sviluppato e un udito sensibilissimo, doti che ne esaltano l’istinto predatorio. Quando la donnola riesce ad entrare all’interno di un pollaio fa strage di animali creando molti danni al malcapitato allevatore.

La donnola è un animale solitario, predilige le ore notturne per cacciare, tende a riunirsi in gruppo solo durante il periodo riproduttivo.

È un animale molto territoriale, utilizza un secreto prodotto dalle ghiandole perianali per delimitare il suo territorio – il maschio si accaparra solitamente di uno spazio più ampio di quello della femmina.

La gestazione della specie dura tra le 5-7 settimane, dopo la quale nascono dai 3 ai 7 piccoli, allevati dalla madre che gli protegge e allatta fino alle 7 settimane in rifugi nascosti e sicuri.

Sempre la femmina insegna ai piccoli a procacciare il cibo, e una volta in grado di alimentarsi in maniera autonoma li lascia vivere da soli.

Vive in tutte le zone della Sardegna, dalle montagne alle pianure, nelle zone boscose e in quelle antropizzate.

Non è una specie in via di estinzione, alcune volte viene confusa con la martora, che risulta assai più grande e differente nell’aspetto.

Il nome sardo della donnola è differente nelle varie zone: jana’ e muru, annaemèle, bucamèli, tana ‘e muru.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Fino alla fine degli anni Cinquanta, a Seui, era attiva una miniera di carbone dove veniva estratta l’antracite.

Il giacimento di questo minerale, dall’elevato potere calorifero, è unico in Sardegna e tra i pochi in Italia.

Oggi rimangono alcuni edifici, oramai circondati dalla vegetazione, testimonianza di questa avventura industriale del paese montano.

Tra questi, alcuni fabbricati nella zona di “Fundu de Corongiu”, dove veniva estratto il minerale “grezzo” per poi essere trasportato attraverso una teleferica nella Laveria. Questa struttura, nella località San Sebastiano, dove l’antracite subiva il “lavaggio”, è ancora visibile nelle vicinanze della linea Mandas-Arbatax. Qui il carbone veniva caricato sui vagoni del treno, diretto al porto ogliastrino.

Invece non c’è più traccia degli ingressi della miniera che portavano alle viscere della Terra, varcati da tanti operai per lavorarsi il pane. Alcuni sono crollati e altri sono stati chiusi per sempre, per evitare possibili incidenti.

Uno di questi era il Pozzo di Sant’Antonio, dove sopra l’ingresso, era presente una piccola statuetta in gesso bianca del protettore dei poveri e degli oppressi. Chissà quanti minatori avranno scrutato la nicchia di Sant’Antonio da Padova osservando il simulacro, poco prima di iniziare il duro turno di lavoro. Alcuni di questi persero la vita a causa delle frane delle gallerie, quasi tutti si ammalarono di silicosi. La grave malattia professionale causata dall’inalazione di polveri di anidride silicica, durante le fasi estrattive del minerale. Infatti le conseguenze sono gravi e irreversibili: portano ad un’insufficienza polmonare invalidante e una condanna ad una breve esistenza. Oggi vogliamo pubblicare una rara immagine di questo accesso, pensando ai minatori che l’hanno oltrepassato. Una foto scattata nella fine degli anni ’60 da Anedda Achille, quando la miniera era già stata chiusa e in tanti emigrati.

Pozzo di Sant'Antonio della Miniera di Fundu de Corongiu di Seui.

Ph: Achille Anedda

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

In Sardegna capita spesso che le rocce assumano forme molto particolari.

Sono tantissime quelle le cui sembianze ricordano le fattezze degli animali: orsi, cani, tartarughe, polpi e un elefante.

Quest’ultima è forse la più suggestiva. Si trova a Castelsardo, al km 4,3 della strada statale 134 che conduce al paese di Sedini.

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Si tratta di un grosso masso trachitico e andesitico di color grigio-ruggine alto circa 4 metri. Oltre alla sua perfetta forma di pachiderma la roccia è importante perché ospita al suo interno due importanti domus de janas del periodo prenuragico.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

Il sindaco di Tortolì Massimo Cannas è intervenuto con un lungo post sulla concessione delle aree demaniali di Arbatax alla Saipem.

«Ritengo che sia indispensabile rinnovare la concessione delle aree demaniali, in uso da oltre 40 anni al cantiere Saipem di Arbatax, per un numero di anni almeno pari a quelli già trascorsi – osserva il primo cittadino – tale provvedimento sarebbe in linea con quanto avvenuto con gran parte delle concessioni demaniali, che hanno beneficiato di un rinnovo automatico per effetto della normativa di sostegno anticrisi legato all’emergenza pandemica».

«Oggi Saipem rappresenta una realtà occupazionale in crescita perché sta vivendo una ripresa produttiva, ma se non avesse la sicurezza di poter disporre di queste aree in concessione sarebbe nell’impossibilità di accettare nuove commesse, che, come è facilmente intuibile, necessitano di una programmazione pluriennale – spiega Cannas -. Ad oggi non risulta che su queste aree di cantiere siano state proposte nuove iniziative imprenditoriali, né si profilano nuovi investimenti certi. Appare dunque ingiustificato, in questo momento, aprire una discussione che verta sullo spostamento dell’industria in altri siti del nostro territorio. Mettere all’ordine del giorno una simile questione rischierebbe di causare l’effetto indiretto di uno spostamento del sito Intermare verso altre aree geografiche. È già successo con la nautica, che in parte si è ricollocata nelle aree del distretto produttivo di Olbia; e lo stesso sta accadendo per una parte della metalmeccanica nel sud Sardegna».

«Quanto detto non deve però escludere a priori che il territorio debba essere pronto a discutere ed a valutare, senza pregiudizio, nuove iniziative imprenditoriali certe e che dispongano di risorse finanziarie definite, qualora si presentassero – conclude il sindaco tortoliese -. Sicuramente si possono intraprendere nuove e più moderne relazioni industriali con la Saipem e con le imprese insediate al fine di migliorarne la convivenza ambientale e paesaggistica col centro urbano e di favorire una maggior ricaduta occupazionale nel territorio».

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

Da anni la Barbagia ha attirato tanti turisti con l’ormai collaudato e fortunato “Autunno in Barbagia” organizzato dalla camera di commercio di Nuoro in collaborazione con le realtà locali che aderiscono al nutrito calendario che parte da settembre per concludersi a dicembre.

Il covid-19 ha messo uno stop a tutte queste manifestazioni ma nonostante ciò quest’anno il Comune di Oliena, tra le cortes più apprezzate della manifestazione, ha deciso di aprire coraggiosamente le porte del paese ad una nuova manifestazione, Hortes de Ulìana, prevista da venerdì 10 a domenica 12 settembre e organizzata dall’ Associazione Battos Moros in collaborazione con il Comune.

Non potendo più permettersi le 40.000 presenze toccate nelle edizioni precedenti a causa delle restrizioni dettate dalla pandemia si è pensato di contingentare l’ingresso con la prenotazione e l’acquisto di un biglietto.

L’acquisto del biglietto da diritto ad un percorso guidato attraverso 18 cortes che faranno conoscere al visitatore uno spaccato delle eccellenze olianesi, dall’arte tessile alla lavorazione della filigrana, dalla produzione del celebre Nepente ai dolci tipici.

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Foto di Pierpaolo Dore

Questo cambio ha fatto sollevare molte perplessità e scontento sui social e molti utenti non hanno ben accolto l’introduzione del biglietto cha ha fatto perdere, secondo alcuni commenti, l’ospitalità barbaricina.

L’Assessore con delega al Turismo Guglielmo Puligheddu replica a queste accuse spiegando che questo progetto non va a sostituire il modello cortes, ma è solo una nuova opportunità nata da un momento storico sfavorevole. «Dopo tante riunioni abbiamo deciso di provare a dare un nuovo input curando la qualità e mostrando le eccellenze che Oliena può offrire – spiega Puligheddu – non potendo ospitare decine di migliaia di persone abbiamo deciso di offrire una esperienza diversa al turista».

Il percorso guidato tra gli artigiani locali sarà chiuso, ma il paese resterà aperto con altre iniziative aperte a tutti. «Non vediamo l’ora di tornare alla normalità con le cortes, ma vogliamo pensare a nuove proposte per valorizzare il nostro territorio tutto l’anno» conclude l’Assessore Puligheddu.

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Fonte: Ogliastra News Alessandra Useli