L’attore, milanese, dagli anni Sessanta passava lunghi periodi nell’Isola dove era diventato un istruttore di vela. Nel 1994 è morto improvvisamente, sul set, a 61 anni durante le riprese del film Lo sguardo di Ulisse di Theo Angelopoulos, stroncato da un arresto cardiaco.

Per suo volere fu sepolto nel cimitero di La Maddalena: lo ricordano una piccola lapide di granito a forma di vela, una pietruzza che sembra un cuore e una citazione di Paul Valéry: «S’alza il vento. Bisogna tentare di vivere».

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Prosegue l’agenda sarda di Pasqua del sottosegretario alla Cultura Vitorio Sgarbi in Sardegna.

Il critico d’arte ha partecipato alla manifestazione “S’Incontru” a Oliena.

“A Oliena la semplicità e la naturalezza di questa processione, rappresentano la purezza che è l’essenza propria della Sardegna” ha commentato Sgarbi.

Poi saluti, selfie e un po’ di ballu tundu in piazza per celebrare al meglio la tradizione barbaricina.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Non tutti sanno che nella zona di Cala ‘e Luas, nel territorio di Gairo, si trova una roccia a forma di balenottera.  Questo sito naturale è uno dei tesori dell’Ogliastra, in Sardegna, e attira ogni anno migliaia di turisti e visitatori.

La roccia che si trova a Cala ‘e Luas si trova incastonata tra le pareti della costa e sembra effettivamente raffigurare una balenottera: è un simbolo di forte impatto emotivo per i visitatori di questa zona della Sardegna, seppur ancora poco conosciuto.

La roccia è stata scolpita dagli elementi naturali nel corso dei secoli, creando una vera e propria opera d’arte naturale. Ringraziamo di cuore Cristian Mascia per averci mandato questa foto.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Il paese di Sedini, situato a soli 15 minuti di auto da Castelsardo, offre una tappa imperdibile per coloro che sono alla ricerca di un’esperienza unica e ricca di storia. La Domus de Janas “La Rocca”, situata nel cuore del borgo e sulla sommità del vallone di Baldana, rappresenta uno dei siti archeologici più significativi e noti della Sardegna.

Le Domus de Janas, conosciute anche come “Case delle fate” o “Case delle streghe”, sono un esempio unico di patrimonio storico e culturale, con tombe risalenti all’epoca preistorica scavate nella roccia. La visita a La Rocca vi permetterà di immergervi in diverse epoche della storia sarda, passando dal Neolitico all’Ottocento e scoprendo la ricchezza e la diversità dell’architettura funeraria preistorica.

Scegliere di visitare La Domus de Janas “La Rocca” a Sedini significa avere l’opportunità di conoscere e apprezzare il patrimonio archeologico unico della Sardegna, in un’atmosfera indimenticabile e piena di storia e cultura.

La Domus de Janas “La Rocca” è un sito archeologico unico nel suo genere situato nel cuore del borgo di Sedini, soprannominato “il paese nella roccia”. La posizione centrale di La Rocca e la sua particolare architettura, scavata nella roccia, hanno determinato il suo utilizzo eccessivo nel corso dei secoli, ma nonostante ciò, la struttura ha mantenuto le sue caratteristiche originali e rappresenta una testimonianza straordinaria della millenaria storia della Sardegna.

L’accesso alla Domus avviene tramite una scala in legno che conduce alla sala principale d’ingresso e alle sei celle, due delle quali unite in un unico ambiente. Nel corso del tempo, la struttura ha subito diverse modifiche, tra cui la trasformazione in una cava per l’estrazione di mattoni e la trasformazione in una vera e propria casa. Tuttavia, molte delle caratteristiche medievali sono ancora intatte, come il pavimento roccioso, le scale a chiocciola e il focolare al centro della stanza.

La Domus de Janas “La Rocca” è facilmente accessibile e non passerà inosservata a chi percorre la via principale di Sedini. La visita a questa struttura unica vi permetterà di scoprire la ricchezza e la diversità della storia e della cultura sarda.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Un gruppo di mufloni oggi si è goduto una passeggiata al tramonto nella spiaggia di Porto Frailis, a Tortolì.

Molti passanti, incuriositi, si sono fermati ad osservare i bellissimi esemplari.

Ad Arbatax e Porto Frailis non è inusuale incontrare i mufloni, con la loro eleganza e bellezza.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Ha trovato un portafogli per strada, tra Tortolì e Bari Sardo, con all’interno una grossa quantità di denaro e ha fatto di tutto per restituirlo alla proprietaria.

E’ la storia di cui è stato protagonista questa mattina Graziano Becchia, 45 anni, agente di vigilanza della Mondiapol.

Dentro al portafogli c’erano i documenti di una signora di Cardedu. L’agente non ha esitato un solo istante e ha cercato di rintracciare subito la signora, per poi riportarglielo di persona poche ore dopo.

L.A, la proprietaria, stupita e grata per l’encomiabile gesto, ha tenuto a commentare: “Non tutti avrebbero fatto lo stesso. Ringrazio tanto Graziano per l’onestà che ha dimostrato”.

Bellissimo il gesto di Graziano, che ha dimostrato grande senso civico e di rispetto verso il prossimo.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Nuova missione, andata peraltro perfettamente a segno, per Cristian Moroni che, con la sua cavalla Furia, ha girato l’Italia con le sue cene solidali in aiuto di realtà bisognose approdando alla Sardegna: in 70 ieri sera, ad Arbatax, presso il Ristorante Pizzeria Aquolina, si sono riuniti per la serata di beneficenza i cui ricavati sono andati all’Associazione Piccolo Principe di Tortolì per aiutare i bambini con autismo e le loro famiglie.

La cena benefica è stata organizzata dall’organizzazione di volontariato Cristian e Furia ODV – di cui Moroni è presidente – in collaborazione con Mario Cadau, presidente della FITETREC-ANTE, e con l’associazione sportiva dilettantistica A.S.D Centro Equestre Maneggio Pastrengo di Antonello Demuro.

Presenti, oltre a Mario Cadau e a Mariolino Loddo (vicepresidente della FITETREC-ANTE), anche i cavalieri di Mamoiada, di Fonni e di Arzana e il presidente dell’Associazione Piccolo Principe Fabio Scalas – soddisfatto dell’entusiasmo e dell’interesse delle persone.

«Furia si sta riposando al Maneggio Pastrengo, sotto le cure di Antonello Demuro» spiega Moroni. «Siamo molto soddisfatti di questo nuovo evento, oggi ci riposiamo, ma stiamo già pensando al prossimo che sarà a Villaputzu».

Sì, oggi un po’ di riposo ci sta, del resto Cristian e Furia, insieme, negli ultimi due anni hanno percorso circa seimila chilometri. Dopo il perimetro dello Stivale, adesso tocca al perimetro dell’Isola con il “Cammino delle 100 torri”: il cavaliere e la sua amica a quattro zampe si preparano a una nuova, emozionante e solidale sfida di 1300 chilometri che passa per le 105 torri di avvistamento costiere sarde. L’idea nasce proprio durante il primo viaggio di Moroni, fatto senza fondi e con la generosità delle persone a supportare la sua opera: adesso la Cristian e Furia ODV si occupa di ricambiare affetto e supporto. E quindi, abbiamo detto, oggi ci si riposa ma… da domani si progetta il prossimo evento, non prima di una tappa alla Torre di Arbatax e alla Torre di San Gemiliano.

 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

In passato i giochi dei bambini erano fortemente legate alla tradizione della Sardegna e in alcuni casi avevano significati simbolici.

In Ogliastra, tra questi possiamo annoverare un’attività ludica praticata dai giovanissimi denominata “giogai a celu e inferru” – giocare a cielo e inferno -.

Si praticava in gruppo e aveva inizio quando due bambini, in disparte dagli altri, decidevano di rappresentare uno il paradiso e l’altro l’inferno. Uno dunque “indossava” le vesti dell’angelo e l’altro del diavolo, inoltre allo stesso tempo ciascuno di questi sceglieva se corrispondere ad un determinato colore (ad esempio: asulu – azzurro – o orùbiu – rosso -), ad un fiore (es: orròsa – rosa – e gravellu – garofano), un animale (es: aquila – àbila- o corvo – crobu), un oggetto o altre categorie ancora.

A questo punto i due “capi” del gioco si mettevano uno di fronte all’altro, tenendosi per mano con le braccia alzate. Sotto di questo arco gli altri bambini passavano in fila indiana, fino a che colui che chiudeva il gruppo veniva fermato con le braccia che si abbassavano dei due promotori dell’attività. A questo veniva chiesto quale dei due simboli preferiva, tra quelli decisi in precedenza – ad esempio asulu o orùbiu -, e in base alla scelta doveva disporsi dalla parte di colui al quale corrispondeva la riposta scelta.

Così di volta la fila diventava sempre più corta, per poi esaurirsi, fino a creare due diversi gruppi capeggiati dai due bambini promotori iniziali del gioco. Solo allora veniva svelato agli altri a quale gruppo si apparteneva.

Dunque le due “fazioni” iniziavano a schernirsi con varie formule in lingua sarda, vantandosi di appartenere al paradiso o all’inferno e viceversa.

Alla base di questo gioco c’è il forte valore simbolico della lotta tra il bene e il male, e le sue origini si perderebbero nella notte dei tempi. Mentre l’arco formato dalle braccia dei due bambini, rappresenterebbe un passaggio cruciale del percorso delle anime nella vita ultraterrena.

 

 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

La provincia più piccola d’Italia? Se prendiamo in considerazione il numero di abitanti in relazione all’estensione questo primato spetterebbe di diritto all’Ogliastra.

Quando è stata attiva – tra il 2005 e il 2016 – la provincia con doppio capoluogo Lanusei-Tortolì era la meno popolosa del Belpaese. Nel territorio infatti la densità di popolazione supera di pochissimo i 31 abitanti per km quadrato, un dato leggermente inferiore a quello dell’attuale provincia di Nuoro che comprende anche l’Ogliastra (35 ab/km q.)

Se dovesse tornare in auge la provincia, l’Ogliastra sarebbe di nuovo la meno popolata d’Italia. Per capire l’entità dello spopolamento del territorio ogliastrino basti pensare che nella piccola e popolosissima provincia di Milano questo dato si aggira al di sopra dei 2000 abitanti per km quadrato.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Sono i modi di dire sardi che non passano mai di moda.

Nella nostra tradizione le espressioni di saggezza popolare pungono con precisione, quando necessario, e racchiudono in poche battute esperienze di vita vissuta.

Diffusi in tutta l’Isola, is “dicius” continuano ancora oggi, in piena modernità ad essere sempre fonte di consiglio e di rimprovero. Oppure, come in questo caso, di scarcasmo.

Come l’immortale “giai ses a frori”, viva espressione che gioca sull’antitesi presente nel parlato sardo, non invecchia mai il detto “Non ses bonu mancu pro èssere fùndiu a Santu Èngiu”, anche se coniato in epoca moderna. Letteralmente “Non sei buono neanche per essere fuso a San Gavino”, con allusione alla storica fonderia di piombo e zinco della cittadina del Medio Campidanu.

Un oggetto rotto, impossibile da aggiustare, viene buttato via. Allo stesso modo, con spirito provocatorio quasi “crudele”, la tradizione popolare punge ogni persona considerata inetta.

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Fonte: Ogliastra News Maria Luisa Porcella Ciusa