Luca è un ragazzo di 40 anni di Ilbono la cui storia fu raccontata da Le Iene nel 2015, quando ne aveva 32.

Luca è interessato da autismo fin dalla nascita ed è nato in una famiglia piena d’amore. Papà Luciano, mamma Rita e le sorelle minori Lisa, Laura e Letizia hanno costruito un percorso che va avanti da più di 30 anni e che ha permesso a Luca di diventare grande, grazie a importanti progressi nell’apprendimento e nella comunicazione e grazie alla passione per lo sport. Il tutto è culminato con il progetto di Ogliastra Informa che da diversi anni aiuta i ragazzi come Luca a migliorare la propria vita proprio con lo sport.

Il bellissimo servizio rientra nel progetto “Inside: L’amore” de Le Iene che segue da alcuni anni delle piccole storie di amore. Testimonial e commentatori dei sei racconti, tra cui quella di Luca e della sua famiglia, sono sei personaggi famosi: Belen Rodriguez, Erri De Luca, Eva Robin’s, Alex Britti, Chiara Moscardelli e Rosa Chemical. Il servizio è curato da Nina Palmieri.

Bellissimo in particolare il pensiero finale dello scrittore Erri De Luca.

Sul sito del programma è possibile rivedere tutto a partire dal minuto ’20: https://www.iene.mediaset.it/video/le-iene-presentano-inside-amore_1239983.shtml?fbclid=IwAR3z3mRegrzGl3JhA1m8OAT57pstMOxpOcmbNeOHHpbKAtO5Dscgu7oY6A4

L’articolo (VIDEO) Le Iene in Ogliastra: su Italia 1 la bella storia di Luca e dell’”amore che fa diventare grandi” proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

“In beranu”, termine in “Limba” che indica la primavera, quando i primi caldi opprimono il gregge, è tempo di alleggerire le pecore dell’ingombrante vello con “sa tundimenta”, ossia la tosatura. Uno dei momenti più intensi del pastoralismo sardo, attività che risale a tempi antichissimi. 

Un vero e proprio rito, che in alcuni luoghi conserva i propri cerimoniali tramandati da padre in figlio. Attualmente in base alla zona di appartenenza, la tosatura può coincidere all’inizio della primavera nei territori vicino alla costa, per essere posticipata in estate inoltrata in quelli di montagna. In passato per millenni è coincisa con il rientro dei pastori con gli animali da “sa tramuda”, il periodo invernale nel quale le greggi venivano portate a svernare nei pascoli più ricchi e dal clima più mite dell’isola. 

Sa tundimenta ha inizio all’alba con il raduno delle pecore all’interno de  “sa corti”, un antico recinto chiuso di forma circolare in pietra, o in un altro spazio adibito.
Di volta in volta le pecore vengono prelevate singolarmente da questo, e sdraiate sul dorso con una abile e fulminea mossa. 
Sdraiate a terra, vengono “trobias” cioè legate, in questo caso tutte le zampe affinché immobilizzate sia più facile effettuare l’operazione.
Un tempo venivano utilizzati “is ferrus ‘e tundimenta”, così denominate le forbici di ferro brunito, appuntite, grandi, lunghe oltre 30 centimetri, con lame triangolari affilatissime prive di viti e a fare da molla è una curvatura del ferro posta sul manico. 

Per utilizzare questi arnesi serviva grande abilità e destrezza in quanto senza esperienza e queste abilità poteva essere ferito l’animale.  Oggi “sa tundimenta” viene effettuata soprattutto tramite rasoi meccanici. Bisogna tosare la pecora in tutte le parti del corpo, dalla testa fino alla coda e bisogna effettuare l’operazione in modo tale che il vello sia composto e uniforme.

Finite le operazioni di taglio, la pecora viene liberata e riportata nello spazio recintato. La lana un tempo era un elemento importante, in quanto poteva essere venduta o utilizzata e lavorata nei telai familiari per realizzare capi in lana. Oggi resta importante oltre alleggerire l’animale dal pesante vello, anche per evitare impedimenti nel movimento. 

Il banchetto rappresenta una cerimonia, organizzato dal proprietario del gregge, momento conviviale per i partecipanti alla tosatura nel quale in passato si stringevano amicizie e alleanze. Immancabili le partite “ de murra”, la tradizionale morra, durante le quali i giocatori davano prova della propria abilità animando partite infinite. Non mancavano i canti a “tenore” e a “muttetu”, espressioni canore tradizionali della nostra Isola. 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Invito ai Commercianti: il circolo PD di Tortolì promuove un incontro per discutere e confrontarsi sui problemi della categoria.

“Vogliamo coinvolgere le categorie per completare il programma, renderlo condiviso e partecipato da chi veramente sarà in prima linea nell’applicazione. Invitiamo i commercianti a partecipare: abbiamo bisogno di ascoltare le persone e capire le priorità per stabilire gli obiettivi”, spiegano.

Appuntamento in via Pirastu, 20
Mercoledì 29 marzo, alle ore 17:30

 

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Fonte: Ogliastra News Maria Luisa Porcella Ciusa

Dopo il boom economico in molte regioni italiane furono in tanti ad abbandonare i mestieri tradizionali.

Accadde soprattutto nell’allevamento, in particolare quello ovino, lavoro duro e con pochi giorni di riposo.

Fu così che migliaia di pastori sardi abbandonarono la propria Isola per trovare fortuna, soprattutto nel centro Italia, dove la produzione di formaggi ovini era da sempre molto diffusa.

In tantissimi raggiunsero, per esempio, la Toscana. In questo video degli anni ’80, tratto da un servizio del giornalista Tonino Oppes del settimanale di TGR (Rai) i protagonisti di quella storia raccontano questa lunga epopea fatta di lavoro, sacrifici e speranze.

L’articolo (VIDEO) Quando migliaia di pastori sardi emigrarono in Italia salvando i comparti locali e trovando fortuna proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Si sono svolti oggi a Lanusei i funerali di Manuel Deiana, il ragazzo di 26 anni morto improvvisamente nei giorni scorsi a causa di un infarto.

Gli amici hanno atteso la salma in cimitero in sella alle loro moto, la passione che condividono con lo sfortunato ragazzo di Lanusei che viveva e lavorava a Ilbono.

Il consigliere comunale di Lanusei Marco Melis ha condiviso una foto struggente di questo momento davvero commovente.

L’articolo L’ultimo commovente saluto di Lanusei a Manuel Deiana: gli amici gli dicono addio con il rombo delle moto proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

La foto di oggi ritrae la Via Monsignor Virgilio, a Tortolì, in una cartolina degli anni Cinquanta.

Lo scatto è stato gentilmente concesso da Giuseppe Puncioni, amministratore del gruppo FB “I love Tortolì”.

Invia anche tu le foto del passato ogliastrino alla mai redazione@vistanet.it (indicando il nome del fotografo e del luogo immortalato).

Le più belle saranno pubblicate sul nostro giornale.

L’articolo Come eravamo. Tortolì, la Via Monsignor Virgilio in una cartolina degli anni Cinquanta proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Tra gli episodi più tragici della Resistenza c’è sicuramente il terribile eccidio delle Fosse Ardeatine. Il 24 marzo 1944 335 tra civili e militari italiani furono barbaramente trucidati a Roma dalla truppe di occupazione naziste come rappresaglia dell’uccisione di 33 soldati tedeschi compiuto il giorno prima in via Rasella da parte dei partigiani.

Di queste 335 vittime, ben 9 erano sardi. Questi i loro nomi: Gavino De Lunas, Gerardo Sergi, Salvatore Canalis, Giuseppe Medas, Pasqualino Cocco, Candido Manca, Agostino Napoleone, Sisinnio Mocci, Antonio Ignazio Piras.

Conosciamo la loro storia nelle biografie tratte dal sito ufficiale dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (Anpi) e da altre fonti storiche.

Candido Manca

Candido Manca

Candido Manca

Nato a Dolianova (Cagliari) il 31 gennaio 1907, fucilato a Roma il 24 marzo 1944, impiegato, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Dipendente, come ragioniere, del Ministero dei lavori pubblici – dopo avere in precedenza prestato servizio nell’Arma dei carabinieri – Manca era stato richiamato, nel 1935 e di nuovo nel 1940. L’8 settembre 1943 era a Roma come brigadiere dei CC, nella compagnia Squadre reali. Manca, riuscito a sfuggire, con altri trenta carabinieri, ai tedeschi che stavano occupando le caserme, entrò nella banda partigiana “Caruso” con l’incarico della raccolta di informazioni, ma partecipando anche a numerose azioni militari contro l’occupante. Il 10 dicembre del 1943, caduto nelle mani della Gestapo con altri due compagni di lotta, Candido Manca fu rinchiuso nelle celle di via Tasso. Nonostante fosse stato sottoposto a tortura durante ripetuti interrogatori, il brigadiere dei CC non si lasciò mai sfuggire la più piccola informazione. Fu fucilato alle Fosse Ardeatine, tre mesi dopo la cattura (Fonte: Anpi).

Sisinnio Mocci

Sisinnio Mocci

Sisinnio Mocci

Nato a Villacidro (Cagliari) il 31 dicembre 1903, ucciso dai tedeschi alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Aveva combattuto in Spagna con le Brigate Internazionali. Caduta la Repubblica, Mocci era passato in Francia, dove era stato internato nel campo di Vernet. Successivamente il combattente antifascista era stato consegnato alle autorità italiane, che l’avevano confinato a Ventotene. Tornato libero alla caduta del fascismo, dopo l’armistizio Mocci, entrato nella Resistenza, si diede ad organizzare le prime bande partigiane nel Lazio. Catturato dai tedeschi e incarcerato, fu fucilato alle Fosse Ardeatine con gli altri 334 Martiri, eliminati per rappresaglia all’azione messa a segno dai gappisti romani in via Rasella (Fonte: Anpi).

Salvatore Canalis

Salvatore Canalis

Salvatore Canalis

Nato a Tula (Sassari) il 14 novembre 1908, ucciso alle Fosse Ardeatine (Roma) il 24 marzo 1944, professore di Lettere. Salvatore Canalis (Rino per gli amici), era uno degli insegnanti del Collegio militare di Roma quando, il 13 marzo del 1944, gli fu richiesto di aderire al governo repubblichino per poter continuare ad insegnare. Già militante clandestino del Partito d’Azione, il professore rispose sdegnosamente: “Meglio la morte che aderire a questo governo!”. Il giorno dopo fu prelevato da quattro agenti della banda Kock, che lo portarono alla “Pensione Oltremare”, prima sede dell’organizzazione di torturatori fascisti. Torturato e accusato di connivenza con i partigiani, Canalis non fece i nomi dei suoi compagni di lotta e i fascisti non poterono raccogliere prove a suo carico. Lo stesso questore fascista Caruso, al quale si era rivolta per avere notizie del marito la moglie di Canalis (Regine, che il professore aveva conosciuto durante un periodo d’insegnamento in Belgio), rassicurò la donna con una frase sibillina: “Stia tranquilla, suo marito sarà sistemato tra qualche giorno”. Di lì a poco, Canalis fu trucidato alle Fosse Ardeatine. In occasione del sessantesimo anniversario dell’eccidio, la figura di Salvatore Canalis e degli altri tredici sardi che caddero in quella circostanza, è stata ricordata con un convegno a Tula, organizzato nel giugno del 2004 da quell’Amministrazione comunale, in collaborazione con l’Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia (Fonte: Anpi).

Gerardo Sergi

Gerardo Sergi

Gerardo Sergi

Nato a Portoscusso (Cagliari) nel 1917, ucciso a Roma il 24 marzo 1944, brigadiere dei carabinieri, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Aveva preso parte alla seconda guerra mondiale, impegnato nella campagna di Grecia. Rientrato in Italia era stato assegnato, a Roma, alla Compagnia Comando dell’VIII Battaglione Carabinieri. Dopo l’8 settembre 1943 era riuscito a sottrarsi alla cattura da parte dei tedeschi e si era impegnato nel Fronte della resistenza militare, attivo nella Capitale. Caduto nelle mani dei nazifascisti fu sottoposto a tortura, ma non si piegò. Fu fucilato alle Fosse Ardeatine (Fonte: Anpi).

Gavino De Lunas

Gavino_De_Lunas

Gavino_De_Lunas

Gavino Luna, in arte Gavino De Lunas, nasce a Padria l’11 aprile del 1895 da Pietro Luna, di professione sarto, e Maria Maddalena Are, casalinga. Dopo aver frequentato la scuola prima a Padria e poi nel vicino centro di Pozzomaggiore, nel 1914, all’età di diciannove anni, si arruola soldato volontario ordinario nel 46º Reggimento fanteria “Reggio”. Combatté nella Prima guerra mondiale, durante la quale a Sasso di Stria nel giugno del 1915 fu ferito ad una gamba. Dopo la guerra, il 4 maggio 1918 si sposa con Maria G. F. De Gioannis, dalla quale ebbe una figlia, rimasto vedovo, il 29 luglio 1920 si risposò con Antoniangela Attene, da cui ebbe tre figlie. Entrato come impiegato alle Poste e Telegrafi di Cagliari, nel 1933 rifiutò di tesserarsi al Partito Nazionale Fascista e per questo fu trasferito a L’Aquila. Durante il terremoto del 26 settembre si distinse per il particolare impegno e fu premiato con il trasferimento nel 1935 alle poste centrali di Roma. Aderì alla Repubblica Sociale Italiana e si arruolò come ufficiale nel Battaglione Volontari di Sardegna – Giovanni Maria Angioy, reparto composto interamente da volontari sardi; entrò però ben presto in contatto con le formazioni clandestine del Partito d’Azione e collaborò con la Resistenza in azioni di sabotaggio. Tradito da una spia, fu arrestato dalle SS il 26 febbraio 1944. Condotto alle Fosse Ardeatine fu fucilato il 24 marzo. (Fonte: Wikipedia).

Agostino Napoleone

Agostino Napoleone

Agostino Napoleone

Nacque a Cagliari, nella via Manno, il 14 settembre 1918 da Giuseppe, commerciante, e Carolina Ferralasco, casalinga, entrambi nativi di Carloforte. Frequentò gli studi prima a Cagliari (prima e seconda elementare), e poi a Carloforte, dove si era trasferita la famiglia, fino alla licenza media. Nel novembre 1939 è ammesso a frequentare il Corso Allievi Ufficiale di Complemento per diplomati (sez. Vascello). Nel 1940 è prima Aspirante Guardiamarina del Corpo dello S.M., successivamente Guardiamarina di Complemento e infine come Sottotenente di Vascello è imbarcato sulla Regia Torpediniera “Polluce” fino al 4 settembre 1942, giorno in cui venne affondata da un siluro. Dalla fine del 1942 è comandante di un MAS di stanza a La Maddalena e dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943 si diresse a Voltri dove il giorno dopo fu coinvolto in uno scontro a fuoco contro le forze tedesche perché le truppe del Reich avevano bloccato gli accessi ai porti liguri e stavano occupando tutti i cantieri navali. Sbarcato e unitosi ad altri suoi colleghi, andò a Roma ed entrò in contatto con il Fronte Clandestino di Resistenza della Marina. Il 19 marzo 1944 venne arrestato, assieme ad altri colleghi, dalle SS e condotto nelle carceri di via Tasso per essere interrogato e torturato. Nel primo pomeriggio del famigerato venerdì 24 marzo 1944 giunse all’ultima destinazione: le Fosse Ardeatine. (Fonte: www.isoladisanpietro.org).

Antonio Ignazio Piras

Antonio Ignazio Piras

Antonio Ignazio Piras

Lotzorai (Nuoro), 12 giugno 1879. Contadino. Combattente della Grande Guerra. Antonio Ignazio Piras fu chiamato alle armi per mobilitazione col R.D. del 22 maggio 1915 e assegnato prima al 317° Battaglione di Fanteria e poi al 319°. Il 23 gennaio del 1917 giunse al deposito del 46° Reggimento Fanteria e il 28 aprile giunse al fronte, in forze al Battaglione Complementare Brigata Campagna, partecipando alle campagne di guerra del 1917 e del 1918. Durante l’occupazione tedesca di Roma pare abbia svolto attività militare in una banda partigiana. Secondo una fonte pare che abbia operato nella banda Maroncelli sotto il nome di Antonio. Fu arrestato dalla polizia repubblichina per motivi di pubblica sicurezza. Inserito nella lista dei cinquanta italiani consegnati dalle autorità fasciste ai nazisti, il 24 marzo 1944 fu trucidato dalle SS alle Fosse Ardeatine. Aveva 64 anni. (Fonte: www.carlofigari.it di Martino Contu).

Pasqualino Cocco

Pasqualino Cocco

Pasqualino Cocco

Pasqualino Cocco tra il 1938 e il 1939 seguì un corso di volo a Borore (NU) al termine del quale gli fu rilasciato il brevetto di pilota civile di I grado. Giunto alle armi, nel luglio del 1941, con il grado di I aviere sottufficiale pilota, fu destinato al Centro Istruzione Reclute dell’Aeroporto di Orvieto. Nell’estate del 1942 frequentò la Scuola piloti di Frosinone, mentre dall’aprile del 1943 seguì un secondo corso per piloti presso la Scuola militare dell’aeroporto umbro di Foligno. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 giunse a Roma con il vano intento di raggiungere con mezzi di fortuna la Sardegna.  Si sistemò allora in un pensionato di via Cairoli e, successivamente, si mise in contatto con il personale dell’Ufficio Assistenza Sardi che il neo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio della Repubblica di Salò, Francesco Barracu, aveva fatto aprire nella sede del Collegio militare per arruolare tutti gli isolani in età militare che si presentavano per chiedere assistenza, nel Battaglione Volontari Sardi “Giovanni Maria Angioy”. Quando, però, gli fu imposto di partire al Nord con i repubblichini del Battaglione, egli si tagliò le vene dei polsi per evitare il trasferimento. (Fonte: www.carlofigari.it di Martino Contu).

Giuseppe Medas

Giuseppe Medas

Giuseppe Medas

Nato il 27 agosto 1908, Medas è tra i 9 sardi uccisi insieme a Rino Canalis di Tula l’intellettuale antifascista, azionista, uno dei più consapevoli della lotta ai nazisti e ai fascisti e dunque dei rischi per la propria vita nelle Resistenza romana all’indomani dell’8 settembre 1943. Avvocato, sottotenente di complemento dell’81° Fanteria, era entrato in contatto col fronte clandestino antifascista, aderì al movimento “Giustizia e Libertà” e, dopo la caduta di Mussolini, entrò nelle file del Partito d’Azione. Chiamato «il silenzioso eroe sardo», si prodigò a servire la causa della libertà. Il 3 marzo 1944, Medas si recò a casa dell’amico e collega Donato Bendicenti mentre gli agenti della polizia fascista stavano eseguendo illegalmente l’arresto di quest’ultimo e la perquisizione della sua abitazione, sita in via dei Gracchi 195. Lì, tra le ore 18,00 e le ore 19,00, fu arrestato anche l’avvocato sardo. Non gli fu contestato reato o illecito giuridico. Fu trattenuto in detenzione illegale prima nella prigione della Banda Koch in via Principe Amedeo e successivamente a Regina Coeli; carcere dal quale venne prelevato il 24 marzo del 1944 per essere condotto alle Fosse Ardeatine. Aveva 35 anni, una moglie e due figli. (Fonte: www.amsicora.net)

 

 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Le notizie su Perdìtta Basigheddu sono poche e frammentarie: gli atti originali del suo processo sono andati perduti, e le informazioni su di lei sono contenute nella Relación de las causas pendientes y despachadas dell’anno 1605 e negli atti del secondo processo a carico di Julia Carta, una ragazza di Siligo accusata di stregoneria, che fu compagna di cella della nuorese.

Perdita, come riportano gli studi di Salvatore Loi, Tomasino Pinna e Salvatore Pinna, fu inquisita a causa della sua attività di preparazione di unguenti a base di erbe, che le valsero la qualificazione di  fattucchiera e maga.  Fu arrestata senza sequestro di beni (segno che era povera), e mantenuta nelle carceri segrete del castello aragonese di Sassari dove venne presumibilmente torturata: confessò infatti tutto ciò di cui era accusata secondo le testimonianze contro di lei, ammettendo di essere idolatra del demonio e avere abbandonato la fede.

La confessione fece sì che la nuorese venisse annotata nei documenti come “eretica e apostata formale” accusa gravissima che indusse gli inquisitori a condannarla alla pena di morte. Le confessioni di Julia Carta, nel suo secondo processo, non dovettero giovare alla causa: la silighese disse che il diavolo in persona le aveva offerto la sua protezione, così come aveva già fatto con Perdita, che senza di lui sarebbe morta in carcere. Perdita e la sua compagna ebbero comunque una sorta di trattamento di favore in carcere: il direttore della prigione concesse loro di stare nella sua casa, in cambio del loro servizio nel distribuire i pasti ai prigionieri regolari.

Perdita fu anche costretta a curare la gamba di Gregorio, un servo dell’inquisitore Martin de Ocio y Vecila, con gli stessi unguenti per i quali era stata imprigionata. Per delle ragioni che non emergono dai documenti, la condanna della donna fu alleggerita. Fu riconciliata con la Chiesa il 23 ottobre del 1605, pur mantenendo la condanna del carcere a vita e del sambenito (il sacco dei penitenti) perpetuo. La condanna fu ulteriormente scontata, in quanto in un atto notarile del 1611 rinvenuto da Salvatore Pinna nell’archivio di Stato di Cagliari, la si trova residente a Cagliari e sposata.

Nel 1622, incaricò il maestro campanaro cagliaritano Giovanni Pira per la realizzazione di una campana della chiesa della Vergine della Solitudine a Nuoro.

La data e il luogo di morte, sempre secondo Salvatore Pinna, sono tuttora sconosciute.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

cocone-cun-foza-gavoi-un-fior-di-paese

Paese che vai, pane che trovi: la Sardegna è un vero e proprio “continente” della panificazione.

Una delle ricette più interessanti, artigianali e ancorate alla tradizione ci porta in Barbagia, per la precisione tra Gavoi e Ollolai.

In questi curatissimi borghi con case in pietra e legno alle pendici del Gennargentu nasce un pane davvero speciale: su “cohone (o cocone) cun foza”. Il pane con foglia è una ricetta che utilizza tutte le materie prime disponibili in questi territori: farina di semola di grano duro, acqua, sale, lievito, patate e foglie di cavolo.

Per prepararlo come impone la tradizione ci vuole innanzitutto il forno a legna. L’impasto, una mescola piuttosto morbida e umida ottenuta con gli ingredienti citati sopra, viene adagiato su una foglia di cavolo. A quel punto, l’incontro con il forno produce una vera e propria magia.

Se vi capita di passare per Gavoi nei giorni di festa, per esempio durante Cortes Apertas, sentirete un profumo caldo e avvolgente nell’aria: quello è il pane cun foza in cottura, una delizia per tutti e cinque i sensi.

Viene realizzato ancora oggi in modo artigianale e non è facile da trovare. È buonissimo da solo, ma anche accompagnato ai saporiti salumi e formaggi del territorio: metteteci sopra un paio di fette di guanciale o lardo quando ancora il pane è caldo e le vostre papille gustative andranno in paradiso.

L’articolo I pani della Sardegna: su “cohone cun foza”, il fragrante pane con patate che riposa sulla foglia di cavolo proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Dramma a Ilbono.

Manuel Deiana, 26enne originario di Lanusei e residente a Ilbono, è morto questa mattina stroncato da un infarto improvviso.

Il giovane si era trasferito a Ilbono per lavoro ed era fidanzato con una ragazza del posto. È stata lei ad accorgersi che il compagno era senza vita.

Sul posto sono subito accorsi i soccorritori del 118, ma per Manuel Deiana non c’è stato purtroppo niente da fare. Il medico ha potuto solo constatare il decesso.

 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis