Circa 2mila persone oggi hanno manifestato nelle vie del centro di Cagliari contro l’obbligo del “green pass” nel posto di lavoro.

Un corteo partito da piazza del Carmine è giunto davanti all’assessorato regionale della Sanità per poi concludere la marcia di protesta sotto il palazzo della Regione.

Mentre i manifestanti procedevano in via Pola, da un’abitazione è piovuta una secchiata d’acqua. I “no green pass” centrati in pieno, hanno reagito rivolgendosi verso il palazzo da cui è stato compiuto il gesto, minacciando il responsabile e invitandolo a palesarsi.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Violento scontro fra pullman e auto in Sardegna.

Sulla Strada Statale 292, nel territorio di Cuglieri, la sala operativa 115, ha ricevuto la richiesta di soccorso, intorno alle 16:40 per un incidente tra un autobus di linea, in cui era presente solo l’autista che in prossimità di una stretta curva al km 109 , entrava in collisione con una vettura che procedeva in direzione opposta – ancora da chiarire la dinamica -. Il conducente dell’auto è rimasto ferito.

Inviata sul posto la squadra di pronto intervento dal distaccamento VVF di Cuglieri, la quale giunta sul posto ha provveduto alla messa in sicurezza dei mezzi coinvolti ,ed iniziato le operazioni necessarie al ripristino della viabilità, rimasta interrotta per circa 40 minuti.

Al termine della messa in sicurezza, i Carabinieri hanno provveduto ad eseguire i rilievi di competenza. Presente anche il 118 che preso in cura l’autista dell’auto accompagnandola al San Martino per accertamenti.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Sono in via di ultimazione i lavori del maxi-cantiere per la sistemazione idraulica del Rio Foddeddu.

Un intervento da oltre tre milioni di euro per la messa in sicurezza del fiume che attraversa la cittadina, che riduce notevolmente il rischio idraulico.

In sintesi, i lavori che da cronoprogramma andranno a concludersi entro metà novembre, riguardano il tratto del fiume per una lunghezza di 650 metri, compreso tra la nuova SS125 e il ponte sulla vecchia statale, all’ingresso dell’abitato.

Fra le opere principali: l’allargamento dell’attuale sezione a monte dell’ex Ponte di Ferro per garantire un migliore deflusso del fiume in regime di piena; la creazione di interventi di arginatura sulle sponde del rio con tecniche costruttive differenti: in parte in cemento armato e in parte con tecniche di ingegneria naturalistica; l’adeguamento del muro di cinta di via delle Lavandaie il quale è stato rialzato, e la pulizia generale del letto del fiume.

Si è adottata una variante al progetto richiesta dal genio civile sul lato destro del fiume al fine di proteggere gli argini dall’azione della corrente (inizialmente previsto con interventi mediante geostuoie), con una scogliera inerbita in grado di garantire una migliore risposta all’azione della corrente e un’efficace azione antierosiva.

Fra le opere varie di finitura, la realizzazione a ridosso dei lavori del marciapiede su via delle Lavandaie; in prossimità dell’acqua saranno inserite specie arbustive con elevata biomassa in grado di esercitare una significativa azione di contenimento.

Nell’alveo e negli argini verranno impiantate specie legnose arbustive resistenti alle forze delle correnti che possono svolgere una adeguata azione di difesa alla base degli argini.

Si tratta di una serie di interventi atti a ridurre il rischio esondazione mantenendo il più possibile inalterate le caratteristiche morfologiche e naturalistiche del sito.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

In Sardegna si registrano oggi 49 ulteriori casi confermati di positività al COVID, sulla base di 1520 persone testate. Sono stati processati in totale, fra molecolari e antigenici, 2555 test.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 10 (stesso numero di ieri).

I pazienti ricoverati in area medica sono 79 (2 in più rispetto a ieri).

1546 sono i casi di isolamento domiciliare (7 in meno rispetto a ieri).

Si segnala 1 decesso: una donna di 66 anni, residente in provincia di Oristano.

 

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

Lo sapevate? I cavallini della Giara discendono dai cavalli selvatici presenti in Sardegna già dal Neolitico.

C’è chi sosteneva fossero di origine araba, altri studiosi hanno teorizzato fossero stati importati dai Fenici, un recente studio ha invece proposto l’ipotesi valida che i cavallini della Giara siano già stati addomesticati dalle popolazioni nuragiche un millennio prima dell’avvento dei Fenici. Sarebbero quindi i discendenti dei cavalli selvatici presenti in Sardegna già dal Neolitico e dei quale sono stati rinvenuti fossili del 6000 a.C. circa.

Occhi neri a mandorla, gambe corte, pelo folto, nero o bruno. Sono i cavallini della Giara. Tra i pochissimi selvaggi nel nostro continente (ci sono anche quelli dell’Aveto in Liguria). Ne sono rimasti circa 600 e rappresentano una delle più grandi attrazioni di questa sub regione. Sono più piccoli e tozzi dei cavalli normali: al garrese sono alti tra i 120 e i 130 cm. Nonostante le piccole dimensioni non vengono considerati come dei pony.

 

Il cavallino era diffuso allo stato selvatico in tutta la Sardegna almeno fino al Tardo Medioevo, mentre ora si trova solamente nell’altopiano della Giara. Alcuni esemplari vivono anche sul monte Arci, nella riserva naturale di capo Caccia ad Alghero e a Foresta Burgos, dove nel 1971, l’Istituto di incremento ippico di Ozieri ha creato un centro di allevamento e di ripopolamento. I cavallini della Giara venivano usati fino agli anni cinquanta per la trebbiatura del grano in Sardegna.

I quaddeddus, o cavallini, non si possono toccare e raramente si vedono da vicino. Sono indomiti e irrequieti e si raggruppano in branchi (le mandrie sono i raggruppamenti di cavalli domestici) familiari stabili costituiti da un maschio dominante e da una a otto femmine. Vivono a 600 metri d’altitudine su un blocco di basalto formatosi 2,5 milioni di anni fa in seguito a un’eruzione vulcanica, un altopiano che si distende su 45 chilometri quadrati. È un’oasi faunistica protetta, dove pascolano liberi anche 300 bovini (cosa altrettanto rara in Europa). Nelle caratteristiche pinnette (capanne) trovavano rifugio i pastori, anche per 6-7 mesi, scendendo a valle ogni 20 giorni. La Giara comprende quattro comuni: Gesturi, Tuili, Setzu e Genuri, oltre a Genoni (quest’ultimo fuori dalla provincia del Medio Campidano).

Caratteristici della Giara sono i paulis, sorta di laghi poco profondi, che costituiscono riserve d’acqua e cibo importantissime per gli animali. Tra gli endemismi più interessanti ci sono l’erba Morisia monantha e il Lepidurus, minuscolo crostaceo con coda biforcuta, rimasto identico a 200 milioni di anni fa. Una macchia bassa molto folta è sovrastata dalle tre querce principali della Sardegna (sughera, leccio e roverella), che non crescono tantissimo perché sopra il basalto c’è pochissima terra e anche le piante non riescono a svilupparsi tanto in altezza.

Per visitare la Giara, luogo che offre pochi punti di riferimento e quindi è facile perdersi, potrebbe essere utile l’accompagnamento di una guida ambientale molto preparata come Roberto Sanna, della società Jara di Tuili (telefono 348 2924983), che organizza visite per bambini e per amanti del trekking.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

La Sardegna è una delle terre emerse più antiche d’Europa. Le sue rocce più antiche risalgono a oltre 500 milioni di anni fa.

Alcune di queste si trovano in una grotta che presenta alcune particolarità uniche al mondo. Stiamo parlando di Is Zuddas, grotte situate nel territorio del Comune di Santadi.

Visitate ogni anno da migliaia di persone queste grotte, cavità carsiche generate all’interno del monte Meana dai corsi d’acqua sotterranei, sono davvero straordinarie. Oltre a conservare al suo interno rocce con 530 milioni di anni alle spalle, sono ricche di un minerale particolarissimo, l’aragonite.

La sala finale, detta delle “Eccentriche”, ospita una quantità innumerevole di concrezioni calcaree denominate per l’appunto eccentriche. Sono presenti nel soffitto di questa sala e si ramificano in ogni direzione sfidando la forza di gravità. Sembrano letteralmente piante di cristallo. Questa particolarità rende le grotte di Is Zuddas uniche al mondo.

Tra le altre particolarità di sono stalattiti e stalagmiti di ogni genere e forma generate dalla combinazione di acqua, minerali e carbonato di calcio. C’è la stalattite a forma di medusa, un organo frutto di una colonna spezzatasi in due durante il crollo di un pavimento, e altre concrezioni che ricordano i personaggi più disparati: Pippo è senz’altro la più celebre.

 

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

In Sardegna si registrano oggi 35 ulteriori casi confermati di positività al COVID, sulla base di 2675 persone testate. Sono stati processati in totale, fra molecolari e antigenici, 7361 test.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 10 (2 in meno rispetto a ieri). I pazienti ricoverati in area medica sono 77 (uno in più rispetto a  ieri). 1553 sono i casi di isolamento domiciliare (44  in meno rispetto a ieri).

Si segnalano due decessi: una donna di 67 anni, residente all’estero e domiciliata in provincia di Nuoro, e un ulteriore decesso registrato in provincia di Sassari.

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Fonte: Ogliastra News La Redazione

 

 

Clara Elisa Melis, è una giovane e brillante dottoressa di Villagrande Strisaili. Dopo essersi diplomata al liceo delle Scienze Umane di Lanusei, ha conseguito una laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Cagliari. Al termine del suo percorso formativo ha deciso di specializzarsi in Medicina Estetica, con lo scopo di aiutare le persone a vivere meglio con il proprio corpo e a ritrovare la fiducia perduta. In questo l’aiutano la sua grande professionalità e spiccata sensibilità. Lavora presso il centro “Medico Keion” di Selargius – del quale è socia – una struttura sanitaria di nuova generazione che con una organizzazione moderna e flessibile delle visite e degli spazi, che mira ad adattare ai ritmi di vita delle persone il lavoro dei propri specialisti in maniera tale da rendere semplice a tutti accedere alle prestazioni specialistiche di cui si ha bisogno.

Conosciamo meglio lei e il suo lavoro.

Quando hai deciso di fare il medico e di specializzarti in medicina estetica?

Ho deciso di voler intraprendere la carriera medica da quando avevo circa 15 anni. Inizialmente il mio obiettivo era specializzarmi in psichiatria, considerato il mio percorso formativo precedente. Quando sono riuscita ad entrare nella facoltà di medicina ho però cambiato totalmente rotta: la scelta di studiare medicina estetica è arrivata dopo la mia grande passione per la chirurgia plastica, sua sorella maggiore, e poi concretizzata anche grazie alla mia tesi di laurea sulla ricostruzione della mammella post mastectomia. In questo mia nonna è stata fonte di ispirazione.

Cosa ti ha spinto a intraprendere proprio questo percorso lavorativo?

La decisione di fare il medico nasce nel 2001 quando mi venne diagnosticata una patologia autoimmune che mi costrinse a continui ricoveri ma soprattutto a una terapia con alte dosi di cortisone. La patologia mi fece perdere la fisionomia, il mio peso forma e ovviamente la fiducia in me stessa, soprattutto a causa delle profonde smagliature. Questa situazione è rimasta immutata per diversi anni fino all’ingresso nella facoltà di medicina. La malattia l’avevo metabolizzata ma le cicatrici che mi aveva lasciato erano devastanti e ogni giorno mi ricordavano quello che avevo passato. Da lì l’importanza, seppur possano sembrare a molti frivolezze, di trattare anche l’aspetto fisico del paziente.

Cosa rappresenta per te e nella tua professione, il concetto di bellezza?

La bellezza per me rappresenta tutto ciò che è benessere psicosomatico, il sentirsi a proprio agio con se stessi, aldilà di stereotipi, proporzioni canoniche dettate dal classicismo, una visione d’insieme armoniosa, tutto ciò che ci distingue e caratterizza e ci dà una percezione diversa agli occhi degli altri. Per il mio lavoro invece è più una questione di proporzioni da rispettare ed è tutto influenzato dall’idea di un individuo sano, che si alimenta correttamente, fa sport, previene le patologie cutanee oncologiche. In sostanza che si prende cura di sé stesso.

Questa è la direzione moderna che sta prendendo la medicina estetica, dove ogni trattamento è personalizzato, i filler sono dinamici e si adattano alla forma del viso senza stravolgerla, dove la cellulite viene trattata come patologia e non come semplice inestetismo, dove si tende alla minor invasività possibile affinché ogni paziente possa accedere ai trattamenti in sicurezza.

C’è un forte legame tra corpo e mente, ovvero il sentirsi bene con sé stessi. Per il suo lavoro, questo quanto è importante?

È importante trattare l’aspetto fisico del paziente, ad esempio in casi di malattie gravi, si è costretti ad affrontare terapie con esiti estetici e funzionali che possono aumentare il disagio psicologico e solitamente far vivere al paziente la patologia in maniera drammatica.

Il mio lavoro deve riuscire ad aiutare le persone a il ritrovare il proprio benessere, la migliore versione di sé stessi in seguito a periodi di stress, lutti, malattie, disturbi alimentari e tanti altri motivi personali. Infatti è fondamentale coccolare la mente quanto il fisico, in quanto spesso le due cose sono correlate.

Secondo te, in Ogliastra, ci sono ancora dei pregiudizi su questo lavoro?

Penso dì sì. In Ogliastra ci sono pregiudizi dettati dall’ignoranza ma anche perché nessuno ha mai proposto medicina estetica di alto livello. Inoltre sono dati anche da ciò che vediamo continuamente in televisione o nei social network. Infatti molto spesso si vede una medicina estetica esasperata che ovviamente da un cattivo esempio. Questo porta molti pazienti a non voler sottoporsi a determinati trattamenti, senza in realtà conoscere nulla sulle indicazioni e sul trattamento in sé.

Infatti in questa zona sono pochissimi o quasi del tutto assenti i medici estetici. Secondo te perché?

A parer mio, ci sono pochi medici estetici che fanno bene medicina estetica. Infatti intraprendere questo lavoro significa non solo passione ma anche corsi di formazione lunghi e molto spesso fuori dall’Isola. Non tutti hanno voglia, tempo o soldi da investire per spostarsi. Molto spesso la medicina estetica viene vista dai colleghi come un’attività redditizia che serve per arrotondare, piuttosto che una vera e propria professione a cui dedicare anima e corpo.

 

 

Qual è stato uno dei più grandi luoghi comuni sul tuo lavoro che hai dovuto smentire?

Il più grande luogo comune è che i medici estetici siano persone superficiali e ciniche, che hanno dei canoni estetici standardizzati da rispettare. Personalmente quando un paziente si presenta da me a fare una consulenza chiedo sempre cosa vorrebbe migliorare o cosa lo disturba di sé stesso, non mi permetto mai di dire “c’è da fare questo o migliorare quest’altro”.

Quando, per lei, è necessario dire no ad un intervento di medicina estetica?

I trattamenti che propongo sono sempre personalizzati, ho un occhio di riguardo per i pazienti oncologici o che hanno patologie autoimmuni – nei limiti delle controindicazioni – perché so bene cosa voglia dire “vedersi malati”. La malattia si può riuscire ad accettarla e a conviverci dal punto di vista psicologico, ma quando il tuo aspetto te lo ricorda costantemente è difficile pensare ad altro ed essere sereni. Quindi se posso aiutare le persone lo faccio.

Ha mai pensato di aprire uno studio in Ogliastra?

Mi piacerebbe moltissimo avere uno studio nella “mia terra”, soprattutto perché tante persone hanno difficoltà a raggiungere Cagliari e perché per alcuni trattamenti occorrono sedute settimanali. L’Ogliastra sicuramente ha bisogno di eccellenze in questo campo.

Un consiglio per i nostri lettori.

Posso dire che è importante prendersi cura di sé stessi a 360 gradi: dall’aspetto fisico a quello mentale. Ma soprattutto di affidarsi a professionisti formati adeguatamente e appassionati.

 

L’articolo Intervista alla dott.ssa Clara Elisa Melis di Villagrande, specialista di medicina estetica: “L’obiettivo? Far stare bene le persone con il proprio corpo” proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Morena Pani

Helen Seal, 53 anni, si è trasferita 18 anni fa a Gairo, insieme alla sua famiglia. Adesso è un insegnante madrelingua di lettura inglese al liceo linguistico di Isili. Oltre al suo lavoro, partecipa attivamente alla vita del paese ogliastrino: organizza eventi, mostre e varie attività. Soprattutto per questo, ma non solo, è ben voluta da tutto il paese.

Conosciamola meglio.

 

Quando sei venuta per la prima volta in Sardegna?

Sono venuta in Sardegna per la prima volta nel 89, per via del mio ragazzo di allora, Roberto, che poi nel 91 è diventato mio marito. Ci siamo conosciuti in Svizzera, io frequentavo lì l’università. Dopo aver terminato i miei studi ci siamo trasferiti insieme in Inghilterra per 18 anni. Nel 94 e nel 98 abbiamo avuto le nostre bellissime figlie, Francesca e Rhianna. Per tantissimi motivi poi, nel 2004, ci siamo trasferiti a Gairo dove viviamo da quel momento.

Quali sono i motivi che ti hanno spinto a lasciare l’Inghilterra?

Il motivo principale è che la vita che conducevamo in Inghilterra era molto dura. Io lavoravo dal lunedì al venerdì come manager di catering, mentre mio marito lavorava nei week end in un albergo. I nostri orari non coincidevano e non ci permettevano di poter passare molto tempo insieme, rendendo il tutto difficile anche per le nostre figlie. Quindi nel 2004, ho deciso di preparare le valigie e trasferirmi qui. Volevo trovare la tranquillità che non avevo, lontana dal caos dell’Inghilterra.

Ti trovi bene a Gairo? Quali sono gli aspetti che ti piacciono di più?

Gairo mi piace tantissimo: mi ha donato la tranquillità che tanto desideravo. Inoltre qui, sono vicina sia al mare che alla montagna. Entrambi posti che amo tantissimo. Gli aspetti che mi piacciono di più di Gairo ma in generale della Sardegna è l’attaccamento dei cittadini verso la propria cultura e le proprie tradizioni. La cultura è totalmente differente da quella inglese, soprattutto per quanto riguarda il modo di pensare e come far crescere i bambini. Un altro aspetto che amo particolarmente è l’attaccamento verso la famiglia: non solo con il nucleo familiare ma anche con zii, nonni e parenti. Mi piace tantissimo, e sono molto attaccata, pure a Gairo vecchio: ogni volta che vado sento emozioni fortissime. Nonostante non sia la mia storia, grazie alle foto, a Vincenzo il fratello di mio marito, è come se lo fosse anche solo un po’.

Inizialmente hai avuto delle difficoltà? Quali sono state?

Sin da subito, il problema più grande che ho dovuto affrontare è stata la differenza linguistica. Quando sono venuta qui non sapevo bene l’italiano e tutto è stato reso più difficile dal dialetto. Infatti come ogni paese sardo, le persone, soprattutto le più anziane, si rapportano attraverso il dialetto. Il primo anno ho avuto difficoltà a comunicare con gli altri perché avevo paura di sbagliare e di non essere capita. Non tutte le persone conoscono l’inglese e quindi questo mi frenava tantissimo. Quando le mie figlie sono andate a scuola, ho iniziato a parlare e stringere amicizia con le madri degli altri bambini e a conoscere sempre più persone. Lo scoglio della lingua, che mi sembrava insormontabile, è stato superato. Ho iniziato a conoscere sempre più persone e a sentirmi parte della comunità quando mia figlia, Rhianna, è diventata un membro del gruppo folk del paese: questo mi ha permesso di conoscere meglio la Sardegna grazie alle trasferte e a stringere dei rapporti di amicizia con le altre mamme.

Tra i tanti hobby, so che la fotografia è il tuo preferito. Quando è nata questa tua passione? 

La mia passione per la fotografia è nata sin da quando ero piccola, mi è stata trasmessa dai miei genitori. Quando mi sono trasferita a Gairo, ho conosciuto Vincenzo, il fratello di mio marito, che coltivava la mia stessa passione. Ha lasciato un archivio inestimabile, ovvero una raccolta di foto da quando le persone vivevano ancora a Gairo vecchio. Quando è scomparso, 11 anni fa, mi sono sentita in dovere di continuare il suo lavoro. Ho comprato la mia prima camera professionale e ho coltivato sempre di più la mia passione. Volevo che niente andasse perduto e che la storia di Gairo continuasse ad essere fotografata per le persone che verranno dopo, come lui avrebbe voluto. Infatti moltissime mie fotografie si concentrano sulle feste paesane, per racchiudere in semplici scatti tutto l’amore che i gairesi hanno verso le loro credenze, la religione e le tradizioni. Iniziai l’archivio nel 2010.

Qual è il luogo che ami fotografare di più a Gairo, anche a distanza di anni? 

Il posto che amo fotografare più di qualsiasi altro posto è Perd’e Liana. Infatti è stata la prima cosa che ho fatto quando è finito il lockdown a maggio. Perd’e Liana è il mio posto preferito nel mondo. Mi dà pace e tranquillità. Probabilmente l’amore per questo posto è nato sin dal primo momento che l’ho visto, da lontano, prima di raggiungerlo con la macchina. Poi probabilmente l’associo ad un ricordo felice. Era la prima volta che andavamo a Perd’e Liana con la famiglia, Vincenzo e i miei genitori. Nel tragitto si era bucata una gomma e avevamo dovuto cambiarla. Tutti insieme.

Le prime foto che ho scattato a Gairo in assoluto sono proprio lì.

Sei un membro attivo della Proloco. Quali sono i motivi che ti hanno spinto a farne parte?

Inizialmente avevo partecipato e organizzato insieme a loro delle mostre: una per le foto di Gairo vecchio di Vincenzo e l’altra per i costumi tradizionali del paese. Dopo mi hanno chiesto di diventare un membro e sono stata felicissima di accettare. I motivi della mia partecipazione principalmente sono stati due: volevo migliorare la padronanza della lingua e conoscere persone nuove.

 

PH Cristian Mascia

Ogni estate organizzi un Camp inglese per i bambini del paese. Ti va di parlarne?

Dal 2011, tramite l’associazione culturale A.C.L.E, organizzo un camp di lingua inglese chiamato City Camp, indirizzato ai bambini e ragazzi, del paese e non. Per me organizzarlo è molto importante e divertente. Questo camp dura una o due settimane, per l’intera giornata, e vengono tre tutor madrelingua inglese, da diverse parti del mondo. Per me, il City camp è un’ottima possibilità di crescita e di apprendimento della lingua inglese per i bambini, perché è un giusto mix di didattica e di divertimento. I bambini vengono divisi in tre classi, e ogni tutor diventa l’insegnante, affiancato dagli helper, che aiutano ad organizzare i giochi e servono anche da tramite nei casi in cui dovessero sorgere difficoltà di comprensione. La giornata è divisa in due parti: la mattina si svolge la lezione, mentre il pomeriggio vengono organizzate tantissime attività ricreative, individuali e di gruppo, tutte in inglese, dove i bambini si mettono in gioco. Dopo l’inglese lo imparano davvero!

Ti manca l’Inghilterra?

L’Inghilterra non mi manca in questo momento. Ci sono tantissimi aspetti che mi mancano della cultura inglese perché è il luogo in cui sono nata ma non mi manca la vita caotica che conducevo li. Mi piace tornarci una volta o due all’anno ma sono felice di vivere qui proprio per la tranquillità. Inoltre qui ho la possibilità di godermi i paesaggi, dal mare alla montagna, anche semplicemente andando a lavoro. Dell’Inghilterra ovviamente mi mancano tantissimo i miei genitori e i miei amici. I mie genitori amano la Sardegna quanto me, quindi vengono spesso a trovarci.

 

L’articolo Il mondo in Ogliastra. Dall’Inghilterra a Gairo, la storia di Helen Seal: “Cercavo una vita meno caotica per me e la mia famiglia” proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Morena Pani

Ancora nessuna traccia di Graziano Mesina, il super latitante di cui non si hanno notizie dal 4 aprile 2020.

La scomparsa che gli fu notificata la sentenza con cui la Cassazione confermava la condanna a 30 anni di carcere per associazione a delinquere specializzata nel traffico internazionale di droga. Mesina è entrato nella lista dei super latitanti del Viminale.

Intanto proseguono le ricerche del 79enne ad Orgosolo. I Carabinieri del comando Provinciale di Nuoro, unitamente a personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori Sardegna, e del Reparto Squadriglie di Nuoro, nella mattinata odierna hanno effettuato un vasto servizio di controllo delle Campagne circostanti il paese barbaricino, alla ricerca del noto latitante.

Numerosi gli ovili perquisiti e le abitazioni sempre in campagna controllate per verificare l’eventuale presenza di Mesina. In particolare sono stati perquisiti 8 ovili e controllate 12 abitazioni. Impiegati 45 militari, 13 veicoli militari.
L’operazione al momento non ha portato a nessun risultato di rilievo.

Non si sono mai interrotte le ricerche della latitante soprattutto con l’ausilio di Unità speciali, cinofile, elicotteri, di personale dello squadrone Cacciatori e del reparto squadriglie impiegate abitualmente nell’ambito rurale.

L’articolo Sardegna, continuano le ricerche del latitante Graziano Mesina: vasta operazione ad Orgosolo proviene da ogliastra.vistanet.it.


Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda