Pubblicato dal Servizio di Protezione Civile regionale un Avviso di Condizioni Meteorologiche Avverse che sarà in vigore dalla mezzanotte alle 18 di lunedì 7 febbraio 2022

Tale provvedimento è stato adottato per vento e mareggiate.

A partire dalle prime ore della giornata e sino alle 18, sono previsti venti forti da Ovest, Nord-Ovest, localmente di burrasca sulle coste settentrionali della Gallura. I venti forti nelle ore centrali della giornata, interesseranno tutte le coste ad eccezione delle coste sottovento al Gennargentu, le zone interne come Campidano, Nurra e i crinali. Saranno possibili anche mareggiate sulle coste esposte a Ovest Nord-Ovest.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Una foto delle mogli dei devoti di San Salvatore negli anni ’50, che in occasione de “s’ottava” (ottavo e ultimo giorno della festa) preparavano il pranzo (generalmente una favata).

La foto è stata gentilmente inviata da Massimo R. Mulas di Tortolì.

Invia anche tu le foto più belle del passato ogliastrino alla mail redazione@vistanet.it ( indicando la data e il luogo dello scatto).

Le più belle saranno pubblicate nella rubrica “Come Eravamo” del nostro giornale.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Sono molte le storie in varie parti della Sardegna che parlano di uomini definiti “selvatici”.

Figure tra mito e fantasia che in passato si celavano nelle zone più impervie dell’Isola, tra le montagne, in mezzo ai fitti boschi secolari dove vivevano cibandosi di selvaggina e di prodotti naturali.

Secondo la tradizione orale popolare, si vestivano di pelli e si celavano agli uomini che vivevano nei paesi.

Solo ai pastori capitava di scorgerli in rare occasioni. Secondo alcuni sarebbero stati i rappresentanti di una razza umana nata e vissuta nelle campagne, ma molto più semplicemente si trattava di persone comuni che per varie tristi vicende avevano scelto – o erano costretti – quella vita.

In “Limba” queste persone venivano definite “arestes” e i racconti riguardanti le loro storie si fanno risalire a varie epoche, anche a quelle recenti.

Il giornalista Antonangelo Liori, nel suo libro “Demoni, miti e riti della Sardegna” del 1992, menziona uno di questi individui che avrebbe vissuto nelle campagne di Baunei.

Pare che fosse originario di un centro lontano dal paese ogliastrino di almeno cinquanta chilometri – non viene nominato il nome – e che, verso l fine degli anni ’60, si nascondesse alle persone e si arrampicasse agilmente sugli alberi.

Avrebbe vissuto nutrendosi di bacche e rubando qualche capra, e il suo rifugio sarebbero state le grotte.

Il giornalista lo avrebbe conosciuto da vecchio all’inizio degli anni ’80, quando non riusciva più a correre e a saltare come un tempo.

La gente del posto aveva creduto alla sua esistenza quando non poteva più nascondersi. Il suo vestiario consisteva in un vecchio abito di velluto e in pelli di pecora. Non riusciva a parlare, a tutti era sconosciuta la sua storia e come fosse arrivato fino alle campagne di Baunei.

Non era un “arestes” dei racconti tramandati tra generazioni davanti al focolare, ma un povero uomo.

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Mahmood e Blanco sono i vincitori della 72° edizione del Festival di Sanremo, hanno incantato pubblico e critica con il bellissimo brano “Brividi”, dominando la kermesse dalla prima puntata.

Grande soddisfazione per la Sardegna, che faceva il tifo per il duetto formato dal cantautore originario di Orosei e l’autore della hit “Mi fai impazzire”.

Il podio del Festival è stato completato da Elisa e Gianni Morandi.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda

Lo sapevate? In Sardegna vive un piccolo serpente con le zampe.

Non tutti sanno che sull’Isola vive un piccolo sauro provvisto di zampe. Si tratta di un rettile sprovvisto di veleno (come tutte le bisce e i serpenti che si trovano in Sardegna) che, nonostante una terribile leggenda, è del tutto innocuo.

 

Il Gongilo sardo è una sottospecie (Chalcides ocellatus tiligugu) diffusa in Sardegna ma anche in altre zone del Mediterraneo: Sicilia, Pantelleria, Malta, Marocco, Algeria, Tunisia.

Qui da noi è diffuso su tutto il territorio, meno presente invece alle quote più alte.

Si tratta di un piccolo sauro può raggiungere i 30 cm di lunghezza ma difficilmente. in Sardegna raggiunge queste dimensioni.

Ha la palle color azzurro argentato, il colore varia dal rossastro al marrone chiaro o grigio-verde e presenta il disegno ad occhielli sul dorso e sui fianchi. Le parti inferiori sono bianco giallastre.

La testa è piccola, corpo cilindrico, e particolare curioso presenta cinque dita su ciascuna delle zampe, che in realtà poco usate perché si muove serpeggiando.

Si nutre di vermi, insetti e piccoli artropodi mentre a sua volta è preda di uccelli rapaci, volpi e dal biacco, un altro serpente. I forestali di Sardegna Foreste raccomandano di non toccarlo e manipolarlo, non perché sia pericoloso, ma perché si tratta di un animale delicato, che soffre se spostato dal proprio habitat.

Una curiosità che è necessario conoscere: una leggenda metropolitana che è diffusa soprattutto in Sicilia ha portato alla credenza popolare che questo rettile sia attirato dall’odore del latte, entri nelle bocche dei lattanti, soffocandoli, o “rubi il latte” dalle mammelle di ovini e bovini. Solo una leggenda, appunto, perché questo piccolo sauro, come detto, è del tutto innocuo.

(Foto Cristian Mascia).

Perché questa diceria? Il gongilo in Sicilia è conosciuto anche con la denominazione “tirasciatu” (succhiarespiro) tipica della Sicilia, dovuta a questa inquietante leggenda, tramandata da secoli. Un’idea assurda. Il gongilo, come detto, si nutre d’insetti, e i rettili, non possedendo gli enzimi necessari a digerire il galattosio, non mangiano quindi latte e latticini (nonostante le credenze nessun serpente si nutre di latte).

 

 

La coda rappresenta quasi la metà della lunghezza totale, la testa è corta e poco appuntita. La coda è più fine rispetto al resto del corpo e le zampe, non sono adatte alla deambulazione ma servono solo per sorreggere il corpo.
Habitat:
Vive nei luoghi soleggiati e aridi, in prossimità delle spiagge, nelle vigne e nei campi, ma si può trovare anche nei giardini. Spesso si nasconde nelle fessure delle rocce o nei buchi sul terreno, ma può agevolmente scavare nella sabbia soffice o tra la vegetazione. Trascorre l’inverno, da novembre a marzo, nel sottosuolo o sotto grandi massi.

Si tratta di una specie ovovivipara, un tipo di riproduzione in cui le uova sono incubate e si schiudono nell’organismo materno. La femmina “partorisce” da 3 a 10 piccoli per volta, lunghi 4 cm e indipendenti.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

 

Tante volte si parla di tradizioni sarde che vanno a morire nelle mani delle nuove generazioni. O, peggio ancora, da queste vengono proprio ignorate. C’è chi invece le arti dei nostri nonni ancora oggi le coltiva e già dalla tenera età.

A Lula scuola e campagna per il piccolo Giampietro Porcu, sette anni, con l’amore per la pastorizia. Quella vera, sarda, fatta di lavoro quotidiano e tanta passione per la natura. Così, dopo la scuola e i compiti per casa, ecco che il bimbo accompagna papà Patrizio nell’affascinante mondo agreste, imparando a poco a poco i segreti del mestiere. E dal contatto con le sue pecorelle non c’è solo un possibile lavoro per l’età adulta, ma anche dei valori per la vita.

Tradizioni e valori importanti trasmessi quotidianamente, acquisiti immersi nella natura. Lo sa bene Katia, titolare di un’impresa agricola a Lula, con terreni e circa ottanta pecore, e mamma a tempo pieno. “Portiamo i nostri figli con noi, in campagna, per svagarsi, cambiare aria, staccarsi un po’ dalla routine domestica. E qui imparano la vita e le arti della vita del pastore”. Sette anni per Giampietro, seconda elementare in corso e neonato interesse per il calcio, giocato nella Bittese. “Gli piace tanto studiare e fare i compiti. Poi, di pomeriggio, con il padre va in campagna, sua grande grande passione”.

Dai banchi di scuola alla natura, a contatto con il mondo animale. E Giampietro impara divertendosi, mungendo le pecore e aiutando il padre nella transumanza, così come nella piccole mansioni della pastorizia. “Lui, poi, ha le sue pecore preferite e nonostante siano tante è capace di riconoscerle. E gli piace prendersene cura. Prima ha iniziato il fratello Silvio, 15enne, e ora lui. E ora insieme talvolta fanno a gara a chi ne munge di più”.

Per Patrizio e Katia, oltre alla pastorizia e alle tradizioni, lo studio e la scuola sono importantissimi. “Noi vorremmo che imparasse tutto di questo lavoro e che da grande si laureasse. Magari in Veterinaria o in Agraria, avendo così un quadro completo di tutte le competenze di questo settore”.

Antichi saperi nelle piccole mani di Giampietro, e non lo Smartphone, a differenza di molti suoi coetanei. Anche se, come racconta la mamma, a casa qualche partita alla “Play” non manca mai nel tempo libero. Tutto nelle giuste dosi. “È capitato che con noi venissero anche degli amichetti. E si divertono tutti quanti insieme, tanto che qualcuno di loro quasi non vuole andare via”.

Scuola, compiti, calcio e campagna per Giampietro. E tradizioni da portare avanti, per la gioia dei nonni. “L’anno prossimo pensiamo di fargli seguire un corso di organetto. Se ai bambini le cose non le si insegna da subito, queste si perdono. Anche con la lingua sarda, ad esempio: mio figlio la parla sempre con il padre”.

Ma nel lavoro con le pecore, quotidiano e senza ferie, non c’è solo un mestiere da imparare per Giampietro. A contatto con la natura e gli animali ci sono valori fondamentali per la vita, forse difficili da conoscere per un bimbo di città. Gli esseri viventi, infatti, nascono, crescono, si riproducono, muoiono. È il ciclo della vita, difficile da spiegare a un bambino di sette anni, forse meno arduo farglielo vedere nel mondo agreste. “Io credo che chi cresce così, a contatto con la natura, sia più sensibile da grande. E certo anche più rispettoso nei confronti del prossimo”.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

progetto-differenze

Lo sport può aiutare a scardinare stereotipi e pregiudizi riguardanti la violenza di genere? Il progetto #Differenze, organizzato dalla Uisp in collaborazione con la rete D.i.re, si propone proprio questo obiettivo: aiutare i ragazzi e le ragazze, anche mediante l’attività sportiva, a comprendere il triste fenomeno e a combatterlo.

In questa fase in Ogliastra si lavora su giochi e allenamenti mirati alla riflessione e all’acquisizione di importanti valori e strumenti di intuizione potenti quanto antichi. Tutto bello in teoria, ma come avviene nella pratica? In che modo gli educatori e le educatrici ogliastrin* stanno lavorando in questo senso?

Ogni lezione è strutturata in modo differente. Nella prima parte, quella caratterizzata da giochi a bassa intensità – come piccole gare a staffetta –, si impara di solito a vedere le eventuali differenze tra ogni alunn* come ricchezza e non come ostacolo: non solo devono emergere, ma anche giustapporsi per ottimizzare l’organizzazione strategica. Quando poi l’intensità aumenta, come nel calcio e nel basket, si gioca in modo da permettere a tutti la partecipazione con qualsiasi livello di competenza si sia in possesso. Alcuni giochi incentrati sull’uso delle mani – come palla capitano, pallamano, dodgeball – permettono di soddisfare il criterio di inclusività, parola chiave di ogni proposta all’interno della nostra programmazione.

Menzione speciale per il taekwondo: non solo è disciplina ricca di spunti di riflessione, ma anche modo per acquisire consapevolezze corporee e spirituali. Nondimeno, è anche strumento importante – se vista come pratica di autodifesa, per le potenziali vittime di violenza.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis

Nuoro in festa per i 102 anni di Emanuele Zoroddu.

La Sardegna si conferma ancora una volta terrà di longevità.

«Arrivare a questa età significa aver vissuto la trasformazione della nostra città, conosciuto diversi usi e costumi e percorso un lungo cammino. Al signor Emanuele, dunque, va un ringraziamento speciale per il suo esempio e un augurio di grande serenità per i prossimi anni, assieme alla sua amata moglie» afferma il sindaco di Nuoro Andrea Soddu sui social.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

La Sardegna, si sa, ha una grande tradizione nella produzione dei coltelli. “Sa leppa” – questo il nome comune – è un oggetto che ogni sardo che si rispetti possiede e usa per affettare le migliori prelibatezze nostrane.

I paesi con maggiore tradizione nella produzione sono senza dubbio Pattada, Santu Lussurgiu e Arbus. Quello che molti non sanno è che in quest’ultimo comune si trova il coltello più pesante, e fino a pochi anni fa anche più grande, del mondo.

Il merito è tutto di un grande amante ed esperto di coltelli del posto, Paolo Pusceddu, che proprio ad Arbus ha dato vita al “Museo del coltello”, dove sono custodite tutte le arburesi più belle. L’”Arburesa” più grande si trova al centro di questo museo ed è stata costruita da Pusceddu negli anni ’90. È lunga 4,85 metri e pesa la bellezza di 295 chili.

Nel 1996 è entrata nel Guinnes dei primati come il coltello a serramanico più grande e pesante del mondo, ma da qualche anno il primato del più grande (ma non del più pesante) è stato “scippato” da un altro coltello sardo, la “Pattadesa” di 5,65 metri costruita dall’artigiano gallurese Gianmario Tedde.

 

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi

Non c’è barriera più insormontabile del silenzio, scriveva Proust, una verità con cui tutti ci siamo confrontati durante le nostre vite, in questo periodo più che mai. E invece l’amore apre i “cancelli” che ci portiamo dentro, spalanca le braccia dell’amicizia, parola di Manuela Mameli, pronta a intonare, con il rigore della cantante e l’amore di compositrice e autrice isolana romantica e poliedrica, tutte le metamorfosi del sentimento, quelle che “attivano in noi la libertà delle emozioni, che ci rendono pronti a tendere la mano, che fanno dell’affetto, trepidazione sincera”.

Come possiamo scatenare questa vicinanza interiore verso chi amiamo? Lo scopriamo nel suo nuovo brano “Muti forte” già trasmesso sui social nel giorno di Natale e ora disponibile su Youtube e sui digital store, supportato dal video realizzato nei luoghi più cari a Manuela divisa per lavoro, studio e famiglia tra Roma e la sua casa di Triei.

Muti forte” “chiama ad alta voce “: basta tradurne in Italiano il titolo per intuire a quale profondità dell’animo umano si sia voluta calare Manuela Mameli con questo nuovo brano, una potente e coraggiosa prova musicale che scuote i sentimenti e lancia un segnale di vicinanza: “nel momento in cui tutto sembra andare come non vorremmo, – ha spiegato Manuela – avere qualcuno il cui nome possiamo chiamare in nostro aiuto, fa tutta la differenza. Questa canzone vuol essere un inno all’amicizia e all’amore, alla presenza e al desiderio di esserci sempre per sostenere e celebrare chi è importante per noi”.

“Nel corso del tempo, viene naturale cercare di collocare la propria vita in una dimensione più ampia e  universale –continua la giovane compositrice e interprete moderna della tradizione sarda che ha scelto di indugiare su una scrittura più evidentemente intimista ispirata ai tempi che stiamo vivendo – in questo periodo di chiusure e distanziamenti, è il ‘lock-down’ del cuore quello che dobbiamo temere di più ma abbiamo anche compreso la necessità di selezionare accuratamente a chi rilasciare il ‘green-pass’ della nostra anima, chi è in grado di ricordarsi chi siamo, di stringere la nostra mano tesa senza farci inciampare”.

Muti forte esordisce intonando l’amicizia con parole di sofferta e dolce intensità che si elevano sopra immagini girate tra Roma e Triei. Con decisione la cantante sarda ha messo insieme un racconto musicale popolato di vissuti che appartengono a ciascuno e che acuiscono la sete di amicizia, di famiglia, di casa soprattutto in questi giorni di festività natalizie.

Il brano tratto da questo progetto è stato lanciato il giorno dell’8 dicembre scorso nella sua versione in duo piano e voce con Alessio Zucca, poi a Natale sui canali social con la versione in quartetto con Alessio Zucca al pianoMatteo Marongiu al basso e il fratello di Manuela, Giovanni Mameli alla batteria, accompagnato al video inedito in attesa che nei prossimi mesi, si possano riannodare i fili di un tour europeo e asiatico interrotto dalla pandemia.

Triesina o trieddina di nascita, la voce di Manuela Mameli (33 anni) conquista il pubblico nei teatri che l’hanno vista impegnata sul palco dei jazz club di Cina, Russa, Siberia e Crimea, nei progetti scelti da lei sono incise le coordinate che da sempre ne guidano l’attività, ovvero l’attenzione per la musica isolana e l’amore per quello che può e deve continuare a essere. Gli ultimi lavori discografici “Is Goccios po sa Nàschida de Gesu Cristu” e Rosa Galana (2020) si sviluppano intorno alla musica tradizionale, ai sentimenti e alla religiosità della Sardegna, tematiche declinate in videoclip che hanno toccato record di visualizzazioni su Youtube. E poi ancora collaborazioni con i musicisti quali Luca Faraone, Kevin Leo, Luigi Lopez, Paolo Carrus, Massimo Satta, Andrea Dall’Olio, Franco Melis, lavori sulla musica popolare che la candidano come giovane interprete tra le più interessanti del panorama isolano.

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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi