Grande regista, sceneggiatore e attore, Nanni Loy, all’anagrafe Giovanni Loy, nasce a Cagliari il 23 ottobre 1925. Conosciuto come uno dei migliori registi italiani del Novecento, il suo cinema di denuncia, nel ventennio 1970-80, regala capolavori indimenticati come “Detenuto in attesa di giudizio” o pellicole di crudo realismo come “Café Express” e “Mi manda Picone”; quest’ultimo consacrò come attore Giancarlo Giannini e trionfò ai David di Donatello del 1984.
Trasferitosi a Roma, dopo essersi diplomato in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, inizia la trafila nel mondo dello spettacolo come assistente di Luigi Zampa e documentarista. A 32 anni esordisce alla regia (ed alla sceneggiatura), insieme a Gianni Puccini, con un giallo ambientato nel dopoguerra, Parola di Ladro. Nel 1959 dirige, per la prima volta da solo, L’audace colpo dei soliti ignoti, sulla falsariga de I soliti ignoti, girato da Mario Monicelli l’anno prima. Negli anni successivi il regista si dedica a temi più impegnativi con Un giorno da leoni (1961) e Le quattro giornate di Napoli (1962, con Gian Maria Volontè), che vince due Nastri d’Argento ed un premio al Festival di Mosca. Tuttavia, è con la celebre battuta “Scusi, posso fare la zuppetta?” (nella prima candid camera tv italiana dove chiede a stupiti avventori di un bar di poter intingere la sua pasta nel loro cappuccino) che Loy conquista il cuore degli italiani. Dopo la parentesi televisiva, durata due anni, rientra nel mondo del cinema dedicandosi alle commedie. Settantenne, muore nella sua abitazione di Fregene (sul litorale romano) in seguito ad un ictus cerebrale il 21 agosto 1995.
Film a parte, un suo grande successo di televisione fu il programma Specchio segreto (1964), in cui comicità e indagine psicologica si coniugavano profondamente. Ispirato al format inglese Candid Camera, le 7 puntate di Specchio segreto erano così costruite: una telecamera nascosta riprendeva le reazioni della gente comune di fronte a situazioni irrituali creati ad arte da attori professionisti. Come reagivano gli italiani degli anni 60 di fronte alle richieste di aiuto di un evaso o vedendosi intingere il cornetto da un estraneo nel proprio cappuccino? Il programma di Nanni Loy, tra i registi più avanzati della storia della Rai, suscitò all’epoca numerose polemiche, soprattutto perché giocava con l’inconsapevolezza dei malcapitati di turno.
A Cagliari sono dedicati a Nanni Loy il cineteatro dell’Ersu e una scuola di via Schiavazzi.
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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis