Nella Gola di Gorroppu viveva una bellissima fanciulla che dimorava nella dolina di Adarre. Ben pochi erano i pastori che l’avevano vista da vicino, ma chi aveva avuto la fortuna di intravederla, anche a distanza, la descriveva di una bellezza impareggiabile. La fanciulla usciva dalla sua voragine, attraversava un passaggio segreto, e sbucava in un bosco di lecci. Qui si sedeva su uno sgabello d’oro e si metteva a dipanare la lana su un telaio anch’esso dorato.

Talvolta i pastori la vedevano in lontananza boschi e valli su un cavallo bianco, ma quando cercavano di rintracciarla non riuscivano nell’intento perchè le orme del suo cavallo segnavano una direzione diversa da quella in cui la bella signora, che tutti ritenevano una fata, era stata avvistata.

I pastori, quindi, fecero la posta per alcuni giorni e le loro speranze non furono deluse: videro la jana che, all’uscita del tunnel, girava a rovescio gli zoccoli del suo cavallo. Allora capirono perchè nessuno era mai riuscito a rintracciarla.

La fanciulla, in groppa al destriero, girava per i salti del Supramonte di Orgosolo, penetrava nell’ombrosa Gola di Gorroppu e si addentrava nella “pischina e urthaddala” che tutti credevano un pozzo senza fondo. Questo suo vagabondare aveva acceso la fantasia dei giovani e tutti avrebbero voluto vederla in volto. I più intraprendenti avevano notato che la ragazza, all’alba, non mancava mai di mostrarsi nella zona detta di S’Ascusoriu. Qui scompariva, come se la terra l’avesse inghiottita insieme al cavallo e non ricompariva se non dopo il tramonto del sole.

Quindi tutti si convinsero che la fata si nascondesse in una grotta dove celava un tesoro. I mandriani avevano sempre sentito parlare, infatti, di un immenso tesoro portato dall’Oriente e nascosto in quel luogo da un popolo che lì si era stabilito quando vennero costruiti i nuraghi. I pastori lo avevano tanto cercato ma senza risultato.

Un giorno capitò nel Supramonte un vecchio, esperto in arti magiche, che in fatto di tesori la sapeva lunga. “Se la fata della voragine di Adarre custodisce un tesoro, voi non lo troverete mai perché solo chi ha l’anima pulita può trovare un tesoro che non proviene da rapine. Servono anime innocenti, bambini. Solo loro potrebbero entrarne in possesso senza averne alcun danno” disse ai pastori.

Quando venne il bel tempo, due pastori, incuranti dello scetticismo dei compagni, portarono all’ovile del Supramonte i figli, un maschietto e una femminuccia di sette e otto anni. Fecero loro visitare la zona e chiesero loro di non temere, qualsiasi cosa vedessero. “A voi che siete innocenti nulla può fare del male. Se vedete una signora, donatele questo agnello e questo capretto e chiedetele in compenso il telaio d’oro”.

Detto ciò, i genitori si allontanarono lasciando i figli vicino alla grotta, dove si diceva che la fanciulla comparisse. I bimbi giocavano sereni con le due bestiole quando videro dinnanzi a loro il cagnolino della fata. Questo non abbaiò per tre volte come era solito fare quando qualche adulto si avvicinava ma annusò i bambini e si mise a giocare con loro. Ben presto comparve anche la Jana. I bimbi la guardarono ammirati: non avevano mai visto una signora tanto bella. Subito ricordarono le parole dei genitori e le offrirono gli animali, chiedendo in cambio il telaio d’oro.

“Il telaio non posso darvelo” rispose la fata “nelle vostre mani diventerebbe subito di legno. Ma vi darò un’altra cosa”. Scomparve per un istante, poi tornò con un recipiente colmo di monete d’oro. “Non dovete dire a nessuno chi ve le ha date” raccomandò la fata. Prese quindi con sé l’agnello e il capretto e seguita dal cagnolino, scomparve. Da allora la fata di Adarre non si fece mai più vedere da quelle parti.

A lungo i pastori ispezionarono la zona intorno alla dolina, con la speranza di scorgerla anche per un solo istante in groppa al suo cavallo o intenta a tessere, ma nessuno la vide più o sentì abbaiare tre volte il suo cagnolino.

 

Leggenda tratta dal libro di ” Leggende e racconti popolari della Sardegna”, Newton Compton editori, 1984

 

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda