Forse non tutti sanno che i sardi nuragici erano degli arcieri formidabili. Leggete il racconto scritto da Pierluigi Montalbano che descrive l’arco di cui parla Omero nell’Odissea: è esattamente quello del bronzetto di Urzulei. Ma c’è un’importante differenza: a Itaca nessuno sapeva fabbricarlo, tantomeno usarlo.
“La sfida con l’arco: a differenza di Itaca, la Sardegna era terra di arcieri. Nel racconto di Omero scopriamo che nessuno riesce a tendere la corda, solo Antinoo intuisce che l’arco per funzionare deve essere prima scaldato e ingrassato, per cui ordina che sia acceso il fuoco, ciononostante, tutti i Proci provano inutilmente a tenderlo per cui Antinoo, per evitare altre brutte figure, propone di rinviare la gara all’indomani, con la scusa che, evidentemente, il dio Apollo non vuole che si faccia sfoggio di bravura nel giorno della sua festa.
Dopo aver fatto sbarrare le porte della reggia per iniziare la mattanza, Ulisse prende l’arco e inizia a palparlo accuratamente; nessuno a Itaca aveva mai visto un grande arco di quel tipo, non era un semplice pezzo di legno ricurvo con una corda tesa alle estremità, Omero ci racconta che era molto più complesso, assemblato con legno e corno animale, e la corda veniva tesa con forza, aiutandosi col ginocchio per fare leva e riuscire a invertire la forma rispetto alla sua curvatura naturale nella posizione di riposo. A quel punto Ulisse infila la corda, già preparata con due cappi legati in due scanalature alle estremità (un’operazione che richiedeva tecnica, esperienza e addestramento), prende la mira, scaglia la freccia e infila al primo colpo gli anelli delle dodici scuri, tra lo stupore generale. Un’istante dopo, Telemaco gli si mette accanto e inizia la strage.
I sardi rappresentati nei bronzetti sono formidabili arcieri che utilizzano vari strumenti, e fra essi c’è la tipologia di arco usato da Ulisse, lo usa l’arciere di Urzulei”.
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Fonte: Ogliastra News Michela Girardi