In passato i giochi dei bambini erano fortemente legate alla tradizione della Sardegna e in alcuni casi avevano significati simbolici.

In Ogliastra, tra questi possiamo annoverare un’attività ludica praticata dai giovanissimi denominata “giogai a celu e inferru” – giocare a cielo e inferno -.

Si praticava in gruppo e aveva inizio quando due bambini, in disparte dagli altri, decidevano di rappresentare uno il paradiso e l’altro l’inferno. Uno dunque “indossava” le vesti dell’angelo e l’altro del diavolo, inoltre allo stesso tempo ciascuno di questi sceglieva se corrispondere ad un determinato colore (ad esempio: asulu – azzurro – o orùbiu – rosso -), ad un fiore (es: orròsa – rosa – e gravellu – garofano), un animale (es: aquila – àbila- o corvo – crobu), un oggetto o altre categorie ancora.

A questo punto i due “capi” del gioco si mettevano uno di fronte all’altro, tenendosi per mano con le braccia alzate. Sotto di questo arco gli altri bambini passavano in fila indiana, fino a che colui che chiudeva il gruppo veniva fermato con le braccia che si abbassavano dei due promotori dell’attività. A questo veniva chiesto quale dei due simboli preferiva, tra quelli decisi in precedenza – ad esempio asulu o orùbiu -, e in base alla scelta doveva disporsi dalla parte di colui al quale corrispondeva la riposta scelta.

Così di volta la fila diventava sempre più corta, per poi esaurirsi, fino a creare due diversi gruppi capeggiati dai due bambini promotori iniziali del gioco. Solo allora veniva svelato agli altri a quale gruppo si apparteneva.

Dunque le due “fazioni” iniziavano a schernirsi con varie formule in lingua sarda, vantandosi di appartenere al paradiso o all’inferno e viceversa.

Alla base di questo gioco c’è il forte valore simbolico della lotta tra il bene e il male, e le sue origini si perderebbero nella notte dei tempi. Mentre l’arco formato dalle braccia dei due bambini, rappresenterebbe un passaggio cruciale del percorso delle anime nella vita ultraterrena.

 

 

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis