Oggi proponiamo tre proverbi antichi, da tenere a mente sempre utili nella vita quotidiana. “Dicius” pronunciati sempre meno nelle case e nelle strade dell’Isola, e per questo sempre più preziosi e da custodire. Potrebbero esserci piccole differenze dei detti da paese a paese.
“Cun macus e cun santus no si podet brullai”. Con i matti (sciocchi) e con i santi non si può scherzare.
Questo detto ha un preciso significato che supera il significato letterale. Deriva dall’esperienza del vissuto, sconsigliando di scherzare con le persone inadatte, facendo un esempio indicando i santi e i pazzi. Da considerare che in “Limba” la parola “macu” indica anche gli stolti. Se le figure dei santi meritano rispetto, la categoria dei pazzi e stolti invece impone attenzione e timore per le possibili reazioni allo scherzo, quindi come afferma il detto meglio evitare tale condotta.
“Menzus terra chene pane / che terra chene giustissia”. Meglio una terra senza pane, che una terra senza giustizia.
Questo è uno dei proverbi sardi tra i più conosciuti tra le massime riguardanti la presenza della giustizia e la sua corretta applicazione. Il significato è eloquente in proposito: è più importante il bisogno della giustizia rispetto a quello primario del cibo. Quasi a far capire che è più sopportabile la fame in un popolo rispetto all’assenza di un ordinamento giuridico equo, stabile e funzionante.
Arbili, torrat lepuri a coili. In aprile ritorna la lepre nell’ovile.
Questo antico proverbio frutto della saggezza e dall’esperienza pastorale, ci ricorda di fare attenzione alle stranezze metereologiche. Il mese di aprile è noto soprattutto a chi lavora in campagna, per gli sbalzi delle temperature passando repentinamente dal primo caldo primaverile al freddo lungo e intenso. Il detto nelle varie zone dell’Isola conosce differenze, tra le quali riguardo l’animale preso ad esempio. Può capitare di sentirlo riportato in tal modo: “Arbili, torrat cani a coili”, oppure ancora più arcaico “Abrile torrat porcu a suile”. In quest’ultimo caso la parola “suile” di derivazione latina, indica l’antico ricovero per maiali nei boschi di querce preparato in inverno e dove l’animale trovava riìfugio nella cattiva stagione.
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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda