Altri tre “dicius” direttamente dal passato, frutto dell’esperienza e della visione del nostro popolo. Prescrizioni, divieti e sentenze scritti sia nei momenti di sofferenza che in quelli di letizia tramandati in “Limba” da padre in figlio. Sempre meno utilizzati e conosciuti dalle nuove generazioni, rischiano di rimanere parole vuote scritte nei libri e non essere più pronunciati.

Su cuaddu frimau a sa sedda si sàddidi. Il cavallo con le piaghe sussulta quando vede la sella.

Questo proverbio molto diffuso in passato in tutta l’Isola, invita le persone a fare tesoro delle proprie esperienze. Soprattutto quelle negative – come nel caso dell’esempio – per evitare di incorrere nella stessa spiacevole situazione. Inoltre in alcune occasioni le persone utilizzano questo detto per riferirsi a quelle persone che tendono a polemizzare subito in determinate situazioni, perché hanno qualcosa da nascondere o qualche scheletro nell’armadio.

No s’agatat dinari po’ pagai s’onori. Non esiste denaro (moneta) per pagare l’onore.

Uno dei valori fondamentali della società antica sarda era l’onore, questo, essendo considerato un bene inestimabile, non poteva essere acquistato con il denaro, ma la persona lo poteva conquistare solo attraverso le proprie doti personali.

A cadaunu s’arte sua. A ciascuno la sua arte.

Un detto che esprime l’importanza della professionalità delle persone, sia derivata da proprie doti naturali e un’innata predisposizione che da percorsi di acquisizione di competenze successivi. Riguarda l’importanza in una comunità dell’opera della propria maestria nella quale ognuno di noi, più o meno, può eccellere.

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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda