C’erano una volta i giochi del passato. Quelli fatti senza tecnologia, ma fra tanti amici. Di strumenti, spesso, non ne serviva nemmeno uno. Bastava solamente un buon numero di partecipanti e tanta fantasia.
Uno di questi è “l’una monda”, ovvero quello de “la prima senza pena”. Ci si giocava in gruppo e il ragazzo sorteggiato doveva chinarsi stringendo le ginocchia con le mani. Tutti gli altri, invece, poggiandogli i palmi sulle spalle, dovevano scavalcarlo pronunciando dieci volte frasi diverse con precisi significati.
Occhio, però, all’errore. Eccezion fatta per il primo salto che non prevedeva penalità, da qui il significato della frase da pronunciare “l’una monda”, nei successivi salti le frasi dovevano essere pronunciate senza errori. Altrimenti chi sbagliava, sia la frase che l’atto dello scavalcamento, avrebbe dovuto prendere il ruolo di chi stava accucciato.
“Quàttru scovadòris arregollenèndi ciccas”, la frase da pronunciare, ad esempio, al quarto passaggio. Nel ricadere dopo il salto, il ragazzo avrebbe dovuto poggiare le mani per terra.
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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis