Oggi, 9 maggio, in occasione dell’anniversario dalla morte di Aldo Moro, avvenuta in quel giorno del 1978, si celebra in Italia il Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo.
La ricorrenza è stata istituita per legge dal 2007 e ricorda tutti coloro che morirono in Italia per mano terroristica, indipendentemente dalla matrice della stessa.
L’AIVITER, associazione italiana per le vittime del terrorismo fondata dal sardo di origini Maurizio Puddu (gambizzato nel 1977 da un attentato delle Brigate Rosse), ha calcolato 200 vittime individuali del terrorismo e 156 vittime di stragi terroristiche.
Anche la Sardegna pagò un salatissimo tributo, soprattutto sul fronte della lotta e del contrasto al terrorismo. I sardi che morirono per mano di terroristi in Italia furono – sempre secondo i dati dell’Aiviter – tredici (non sono conteggiate le vittime di mafia, che vengono commemorate il 21 marzo in concomitanza con l’anniversario della strage di Capaci).
Ecco le loro storie tratte dal sito dell’Associazione, che ringraziamo per la grande memoria storica da loro custodita e tramandata.
Palmerio Ariu
Biografia. Nato a Mogoro (OR) il 2 aprile 1939. Si arruolò nell’Arma nel 1961 e, dopo le prime esperienze presso le Stazioni di Prato alla Drava (BZ) e Villabassa (BZ), fu destinato nel 1965 alla Stazione di Sesto Pusteria.
Descrizione attentato. Alle 21.00 del 26 agosto 1965, alcuni terroristi appartenenti a una organizzazione separatista sud-tirolese – presumibilmente la stessa che il 3 settembre 1964 aveva ucciso il carabiniere Vittorio Tiralongo – esplosero, attraverso una finestra posta al pianterreno della Stazione Carabinieri di Sesto Pusteria, alcune raffiche di armi automatiche che provocarono la morte di Palmiero Ariu e Luigi De Gennaro, due militari dell’Arma.
Salvatore Cabitta
Biografia. Si arruolò nella Guardia di Finanza nel 1962 e, dopo aver frequentato il corso d’istruzione presso la Scuola Nautica di Gaeta, fu assegnato alla Brigata Lido di Ostia. Prestò poi servizio presso varie Brigate della Provincie di Roma e Viterbo. Nel 1964 fu trasferito in provincia di Belluno e nel 1966 presso la Brigata di S. Martino di Casies.
Descrizione attentato. Alle 23.20 del 24 luglio 1966, mentre rientravano in caserma, i finanzieri Salvatore Cabitta e Giuseppe D’Ignoti furono coinvolti in una imboscata tesa da terroristi appartenenti a una organizzazione separatista sud-tirolese. Colpiti da alcuni proiettili esplosi da breve distanza, rimasero gravemente feriti. Morirono il 1° agosto 1966 presso l’Ospedale Civile di S.Candido.
Martino Cossu
Biografia. Si arruolò nella Guardia di Finanza nel 1965 e, dopo aver frequentato il corso d’istruzione, prestò servizio presso la Compagnia del Brennero.
Descrizione attentato. Alle 11.15 del 9 settembre 1966, una bomba ad alto potenziale devastò la casermetta della Guardia di Finanza di Malga Sasso. Tre militari persero la vita. Due morirono sul colpo e il terzo, il successivo 23 settembre. Altri quattro militari rimasero feriti. Autori della strage – da iscriversi tra quelle riferibili al terrorismo sud-tirolese -furono individuati e condannati.
Alessandro Floris
Biografia. Alessandro Floris, scapolo di 31 anni, è dipendente da tre anni dello IACP di Genova, tra i cui compiti vi era quello di accompagnare il capoufficio a ritirare gli stipendi degli impiegati. Insignito della medaglia d’oro al valor Civile “alla memoria”, il 30 marzo 1971.
Descrizione attentato. Due persone tentarono una rapina per autofinanziare il proprio gruppo terroristico e a tal fine aggredirono Alessandro Floris -fattorino portavalori dell’Istituto Autonomo Case Popolari – che aveva prelevato in banca una ingente somma di denaro per conto dell’Ente. L’uomo cercò di bloccare i rapinatori in fuga aggrappandosi alla caviglia di uno di essi, che lo uccise, però, con un colpo di pistola. Grazie alla foto scattata da un passante, gli autori del fatto e un loro complice furono arrestati e, in seguito, condannati. Emergerà trattarsi di esponenti di spicco del gruppo terroristico “XXII Ottobre” che si era costituito a Genova nel 1969 e che qui era stato attivo fino al 1971, quando – a causa delle indagini sulla rapina ai danni di Floris e della conseguente individuazione di gran parte dei suoi militanti o fiancheggiatori – aveva finito per dissolversi aderendo ai “Gruppi di Azione Partigiana” (GAP) e più tardi alle “Brigate Rosse”. Per evidenziare il rilievo che l’omicidio di Floris ebbe per le organizzazioni terroristiche di estrema sinistra e la importanza rivestita per esse dagli arresti effettuati, è sufficiente ricordare che nel 1978 e nel 1974 le “Brigate Rosse” chiesero il rilascio degli arrestati come “parte” del “prezzo” per la liberazione dell’on. Aldo Moro e del magistrato Mario Sossi. Quest’ultimo peraltro era stato rapito dalle BR il 18 aprile 1974, specie per aver sostenuto l’accusa nel processo contro il gruppo “XXII Ottobre”. Al procuratore generale presso la Corte di Appello di Genova, Dott. Francesco Coco, la opposizione al rilascio degli arrestati costò poi la vita: le “Brigate Rosse” lo uccisero l’8 giugno 1976.
Antonio Niedda
Biografia. Nato a Bonorva (SS) il 2 febbraio 1931. Entrò in Polizia nel 1955 e, dopo aver frequentato la Scuola di Vicenza, prestò servizio presso Reparti di Piacenza e Roma e, da ultimo, presso la Sezione Polizia Stradale di Padova. Gli furono conferiti un Attestato di Benemerenza (per aver partecipato alle operazioni di soccorso delle popolazioni del Vajont) e la Croce di Argento al Merito di Servizio. Insignito della medaglia d’oro al Merito Civile “alla memoria”, il 12 maggio 2004. 214
Descrizione attentato. L’appuntato Antonio Niedda era componente di una pattuglia di pronto intervento e vigilanza stradale quando, mentre effettuava un’operazione di controllo nei confronti di due individui sospetti, fu mortalmente raggiunto da colpi d’arma da fuoco esplosigli contro da un terrorista, poi arrestato dall’altro membro dell’equipaggio e che risultò essere un esponente di spicco delle “Brigate Rosse”.
Antioco Deiana
Biografia. Si arruolò nell’Arma nel 1955, conseguendo la promozione ad Appuntato nel 1972. Dopo aver svolto servizio in Piemonte, fu destinato nel 1964 al Nucleo di Polizia Giudiziaria di Genova. Insignito della medaglia d’oro al Valor Civile “alla memoria”, il 31 marzo 1977.
Descrizione attentato. Il dott. Francesco Coco, procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Genova, fu ucciso, nei pressi della sua abitazione. Gli attentatori gli esplosero alle spalle più colpi di pistola. Nell’occasione uccisero spietatamente anche l’agente addetto alla tutela Giovanni Saponara e l’appuntato Antioco Deiana che era rimasto all’interno dell’auto di scorta. L’omicidio del dott. Francesco Coco, presumibilmente già programmato per il 5 giugno -primo anniversario della morte di una terrorista appartenente al “nucleo storico” delle Brigate Rosse -, fu rivendicato dalle “Brigate Rosse” come una “rappresaglia esemplare” per il comportamento che il magistrato aveva tenuto dopo la liberazione del sostituto procuratore della Repubblica Mario Sossi. Quest’ultimo era stato sequestrato dalle “Brigate Rosse” -dal 18 aprile 1974 al 20 maggio 1974 -per aver inquisito appartenenti al gruppo di estrema sinistra “XXII ottobre”, cui era riferibile, tra l’altro, l’omicidio di Alessandro Floris. Per ottenere la liberazione del dott. Sossi, la Corte d’Assise d‘Appello di Genova – aderendo alle richieste dei brigatisti -aveva concesso la libertà provvisoria ad alcuni detenuti del gruppo, subordinandone però la effettiva scarcerazione al fatto che fosse assicurata la integrità fisica del sequestrato. Il dott. Sossi fu liberato, ma il dott. Coco non fece eseguire la ordinanza di scarcerazione. Ritenendo che non ricorressero le condizioni cui tale scarcerazione era stata subordinata, impugnò il provvedimento della Corte d’Assise d’Appello ottenendone l’annullamento in Cassazione.
Salvatore Porceddu
Biografia. Entra in polizia nel 1976 alla scuola di P.S. di Piacenza e poi è a Torino. E’ compagno di camera di Salvatore Lanza alla caserma Valdocco. Medaglia d’Oro alla memoria.
Descrizione attentato. Mentre erano impegnate in un servizio di vigilanza nei pressi del carcere di Torino, le guardie di Pubblica Sicurezza Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu vennero mortalmente ferite da colpi d’arma da fuoco, a seguito di un attentato compiuto da terroristi delle “Brigate Rosse” nell’ambito della “campagna contro il trattamento carcerario dei prigionieri politici” decisa dopo la istituzione, nel luglio 1977, del circuito penitenziario di massima sicurezza. Per il duplice omicidio sono stati condannati esponenti del gruppo terroristico. E’ intitolato a lui ed al suo collega Salvatore Lanza il Centro Professionale di Strada delle Cacce. Una lapide è posta dal Comune sul luogo della tragedia.
Pietro Ollanu
Biografia. Entrò in Polizia nel 1971 e, dopo aver frequentato la Scuola Allievi di Vicenza, prestò servizio presso il Reparto Celere di Roma e la Questura di Roma. Insignito della medaglia d’argento al Valor Militare “alla memoria”, il 24 giugno 1980.
Descrizione attentato. Il 3 maggio 1979, pochi giorni dopo l’inizio della campagna elettorale, le “Brigate Rosse” eseguirono un sanguinoso attentato nel pieno centro di Roma. Quindici uomini, armati di bombe e mitra, entrarono nella sede del comitato romano della Democrazia Cristiana in Piazza Nicosia e, dopo aver immobilizzato decine di presenti, asportarono varia documentazione e danneggiarono gravemente i locali facendo esplodere ordigni. Un equipaggio di polizia giunto sul posto fu colpito con raffiche di mitra. Un componente dell’equipaggio, il brigadiere Antonio Mea fu ucciso; la guardia Pietro Ollanu riportò ferite che ne cagionarono la morte due giorni dopo. Il terzo componente dell’equipaggio fu ferito. L’azione rientrò fra quelle organizzate contro la DC, tra le quali va ricompreso anche l’omicidio dell’avv. Italo Schettini, del 29 marzo 1979. L’agente Vincenzo Annunziata rimane ferito.
Antonino Casu
Biografia. Fu arruolato nell’Arma nel 1948, conseguendo nel 1968 la promozione ad appuntato. Operò in numerosi Comandi territoriali delle Regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria; dal 1967 fu in forza alla Legione Carabinieri di Genova. Insignito della medaglia d’oro al Valor Civile “alla memoria”, l’8 maggio 1981.
Descrizione attentato. Nell’agguato teso da un gruppo di terroristi, vennero uccisi, con numerosi colpi d’arma da fuoco esplosi a distanza ravvicinata, il colonnello Emanuele Tuttobene e l’appuntato Antonino Casu, conducente dell’automezzo di servizio sul quale si trovava l’alto ufficiale. Nel volantino di rivendicazione dell’attentato si sosteneva che il colonnello Tuttobene era “il comandante della struttura di spionaggio dei carabinieri … che lavora in strettissimo rapporto con la NATO”. L’attentato fu rivendicato dalle “Brigate Rosse – colonna Francesco Berardi”, dal nome dell’impiegato dell’Italsider che si era suicidato in carcere tre mesi prima dell’agguato (il 24 ottobre 1979) dopo che era stato arrestato a seguito della denuncia sporta contro di lui da Guido Rossa, il sindacalista ucciso dalle “Brigate Rosse” il 24 gennaio 1979.
Angela e Maria Fresu
Descrizione attentato. Alle 10.25 di sabato 2 agosto 1980, un ordigno ad altissimo potenziale esplose nella sala di aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna. L’esplosione provocò il crollo della struttura sovrastante le sale di aspetto e di trenta metri della pensilina. Investì anche due vetture di un treno in sosta al primo binario. Le conseguenze della esplosione furono di terrificante gravità anche a ragione dell’affollamento della stazione in un giorno prefestivo di agosto. Rimasero uccise ottantacinque persone; oltre duecento furono ferite. Tra queste c’erano Maria, 24enne sarda, e la figlia Angela di 3 anni, la più giovane vittima della strage. Il bilancio giudiziario dell’attentato consta di 27 anni di processi, l’ultimo dei quali si è concluso nell’aprile 2007. Risulta tuttora aperto un ulteriore filone dell’indagine. Per la strage sono stati condannati in via definitiva tre appartenenti a un gruppo della destra eversiva che in quegli anni erano stati autori, coautori o complici di omicidi terroristici quali quelli del magistrato Mario Amato e degli agenti di polizia Arnesano ed Evangelista.
Francesco Straullu
Biografia. Nato a Nuoro il 10 luglio 1955. Nel 1974 entrò nell’Accademia del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. Nel 1978 fu assegnato al Raggruppamento di Roma. Nel 1979 venne promosso al grado di Capitano e assegnato nel 1980 alla Digos della Questura di Roma. Nel corso della carriera, gli furono conferiti due Encomi per la partecipazione a indagini conclusesi con la cattura di esponenti di organizzazioni eversive. Insignito della medaglia d’oro al Merito Civile “alla memoria”, il 31 marzo 2005.
Descrizione attentato. Mentre ad Acilia, località del comune di Roma, percorrevano a bordo dell’auto di servizio uno stretto e breve tunnel, il capitano di Pubblica Sicurezza e il suo autista, la guardia scelta Ciriaco Di Roma, vennero mortalmente raggiunti da numerosi colpi d’arma da fuoco esplosi da armi automatiche ad alta potenzialità offensiva. L’agguato fu realizzato dalla formazione terroristica di estrema destra “Nuclei Armati Rivoluzionari” (NAR) che temeva sempre di più l’intelligente impegno posto dal giovane capitano nel contrastare la loro organizzazione. Questo impegno aveva già condotto a numerosi e importanti arresti nell’area della eversione di destra e indotto alla collaborazione alcuni suoi esponenti. Il fatto fu rivendicato con un comunicato nel quale gli autori dell’agguato, dopo aver assunto di aver ucciso anche Luca Perucci e Marco Pizzari, sostenevano: “Non abbiamo né poteri da inseguire né masse da educare, per noi quello che conta è la nostra etica. Per essa i nemici si uccidono e i traditori si annientano. Il desiderio di vendetta ci nutre: non ci fermeremo”. I responsabili del duplice omicidio saranno individuati e condannati.
Benito Atzei
Biografia. Nato a Gonnostramatza (OR) il 1° marzo 1934. Si arruolò nell’Arma nel 1955 quale Carabiniere effettivo e fu promosso Vice Brigadiere nel 1981. Prestò servizio in varie Stazioni della Regione Piemonte e, dal 1976, presso la Stazione Carabinieri di Corio (TO). Insignito della medaglia d’argento al Valor Militare “alla memoria”, il 9 agosto 1983.
Descrizione attentato. Alle 18.30 dell’8 ottobre 1982, il brigadiere Benito Atzei e un carabiniere ausiliario istituirono un posto di blocco nelle vicinanze di Corio Canavese. Nel corso di un controllo a una autovettura in transito, i tre occupanti, scesi dal veicolo, impugnarono le pistole e spararono sui due appartenenti all’Arma. Atzei morì durante la corsa verso l’ospedale, mentre il giovane carabiniere, che aveva risposto al fuoco, riportò gravi ferite. Gli assalitori fuggirono su una vettura parcheggiata nei pressi. Il giorno dopo giunse una telefonata di rivendicazione al quotidiano “La Stampa”: “Qui Potere Rosso. Rivendichiamo noi l’annientamento e disarmo della squadretta dei Carabinieri di Corio”. Il successivo 10 ottobre i terroristi erano già stati individuati in quanto la vettura controllata apparteneva a uno di loro. I processi ne accerteranno le responsabilità. Lascia la moglie Nadia e suo figlio, Fabrizio, che ha intrapreso la carriera militare nell’arma dei Carabinieri.
[ARTICOLO A CURA DI MARIO MARCIS]
L’articolo 9 maggio, Giorno Memoria Vittime Terrorismo: tra queste anche tantissimi sardi. Ecco le loro storie proviene da ogliastra.vistanet.it.
Fonte: Ogliastra News Mario Marcis