Melissa Deiana è una ventiseienne originaria di Arbus, dopo il diploma in lingue straniere al liceo Piga di Villacidro nel 2015 è partita in Scozia, cosciente del percorso di studi che voleva intraprendere: medicina d’urgenza.
Nel frattempo per perfezionare la lingua e approcciarsi meglio alla cultura scozzese, ha lavorato come ragazza alla pari in due famiglie, in diverse città per circa un anno e mezzo.
Dal 2019 ha iniziato un progetto di studi focalizzato sulla medicina d’urgenza nelle ambulanze, conosciuta nel Paese del Regno Unito come Paramedicina. Nel 2020 è stata ammessa al corso di “paramedic science” alla Queen Margaret University e da allora studia e svolge tanti tirocini nelle ambulanze, con l’obiettivo di diventare un paramedico in Scozia o all’estero.
Nel tempo libero ama viaggiare ed esplorare posti nuovi, anche se con l’arrivo della pandemia si è dovuta accontentare dei dintorni di Edimburgo, dove attualmente vive.
Cosa ti ha portata ad andare all’estero?
Mi sono spostata a vivere in Scozia nel 2015, dopo essermi diplomata. Le mie ex insegnanti di inglese del liceo mi hanno supportata in ogni modo per intraprendere questa esperienza. Ho avuto una mezza idea di stare in Italia, ma per motivi economici anche legati agli studi, ho preferito la Scozia, dove attualmente per i cittadini europei che risiedono in questa nazione è previsto il percorso universitario gratuito, con inerente borsa di studio consegnata ogni mese. Inoltre, il percorso che volevo intraprendere non esiste in Italia.
Di cosa ti occupi in Scozia?
Quello che studio è legato principalmente alla sfera pre-ospedaliera, ovvero medicina d’urgenza. Qui in Scozia, come tutto il Regno Unito, il paramedico è una figura autonoma e specializzata al servizio in ambulanza, dove possono diagnosticare e aiutare i pazienti che stanno male e stabilizzarli per poterli portare in ospedale il prima possibile. Il paramedico è una figura molto importante nel settore sanitario britannico, e qui ho la possibilità di poter migliorare le mie qualità per poter un giorno diventare anche io una professionista. Al momento sono alla fine del secondo anno, e l’anno prossimo dovrei specializzarmi e spero di iniziare già a lavorare.
Come è stato l’impatto con la nuova realtà?
Onestamente non ho trovato tanti problemi a inserirmi, ho fatto subito amicizia e gli scozzesi sono stati molto accoglienti nei miei confronti. Anche nelle piccole realtà, le persone hanno una mentalità molto aperta allo straniero. L’Università è il centro del multiculturalismo, infatti nella mia più del 50% sono studenti, e così anche in altre della Scozia. La cucina è forse il punto più dolente per un italiano, ma se si conosce il posto dove si vive, si può trovare tutto. Il pesce qui è buonissimo, e quando si è fortunati si può trovare cibo italiano o mediterraneo per sentirsi un po’ a casa. Il clima qui è un po’ più freddo della Sardegna, ma non mi ha mai dato tanti problemi in questi 6 anni.
Differenze tra Italia e Scozia?
Sicuramente la mentalità, qui sono aperti alle critiche e ai suggerimenti. La gente è aperta al dialogo e a risolvere i problemi, più di crearli. Oltre al fatto che lo straniero è visto come una risorsa e viene valorizzato tantissimo. Per un italiano qui è semplice inserirsi, molti si fanno problemi per il cibo o il tempo, ma ribadisco sono più i lati positivi che negativi
a mio avviso.
Ultimi anni caratterizzati dalla pandemia, come sono stati vissuti dagli scozzesi?
Gli ultimi anni di pandemia sono stati vissuti un po’ male, il Regno Unito ha avuto un lockdown più lungo di altri Stati, ma mai troppo rigido sulle regole. Un po’ mi mancava l’ordine che c’è stato in Italia all’inizio, perché qui si è verificato un ritardo nel prendere azioni preventive. La nazione ha sofferto parecchio, molti, inclusa me, hanno perso il lavoro ma ci sono stati anche tanti aiuti dal governo, quindi ha sicuramente alleggerito un po’ la situazione. Personalmente penso
di essere cambiata parecchio, oltre ad andare all’Università e a fare tirocini ho perso molto della mia vita sociale, ma questo mi ha permesso di avere più tempo per me e permettermi di concentrarmi sul mio obiettivo di diventare paramedico. Il resto della popolazione si sta ancora riabituando ai rapporti sociali, specialmente nei posti al chiuso, e alcune aziende si stanno rialzando solo ora. Sicuramente la situazione green pass è meglio qui, perché non è previsto nessun controllo per andare al bar o al cinema. Solo se si vuole andare a ballare o ai concerti bisogna avere il “passaporto verde”.
Consiglieresti ai giovani un’esperienza all’estero?
Consiglierei a tutti di fare un’esperienza all’estero, oltre al fatto che apre la mente, si hanno più opportunità, tra cui anche esplorare, diventare indipendenti e conoscere nuove persone. Il mondo del lavoro è molto più accessibile, ora però per il lavoro con la brexit è diventato più complicato. Consiglierei magari di scegliere l’Irlanda o altre nazioni europee.
Senti la mancanza della Sardegna?
Quello che mi manca di più della Sardegna è sicuramente il cibo e il mare in estate, e ovviamente la mia famiglia. Ma la Scozia è diventata la mia seconda casa. A volte non ci faccio nemmeno caso da quanto tempo non rientri nell’Isola.
Un auspicio per il tuo futuro.
Mi auguro entro l’anno prossimo di riuscire a diventare un paramedico qualificato e spero di portare questo progetto di studi in Italia, cosa che sto cercando di fare da qualche mese. Spero che l’Italia si renda conto che questa figura è necessaria alla salute del cittadino e potrebbe aiutare tanto a far risparmiare soldi alla sanità, inoltre creerebbe nuovi posti di lavoro. Un giorno, se ci riuscirò, potrei anche ritornare a lavorare in Italia, ma fino ad allora il mio futuro sarà qui o in altri Paesi anglofoni se ne avrò la possibilità. Spero chi governa l’Italia guardi di più all’Europa e alla Scozia, prendendo ispirazione e accorgendosi che il servizio di emergenza deve essere legalizzato, valorizzato e retribuito in maniera adeguata, per il bene della collettività.
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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda