Tante volte si parla di tradizioni sarde che vanno a morire nelle mani delle nuove generazioni. O, peggio ancora, da queste vengono proprio ignorate. C’è chi invece le arti dei nostri nonni ancora oggi le coltiva e già dalla tenera età.

A Lula scuola e campagna per il piccolo Giampietro Porcu, sette anni, con l’amore per la pastorizia. Quella vera, sarda, fatta di lavoro quotidiano e tanta passione per la natura. Così, dopo la scuola e i compiti per casa, ecco che il bimbo accompagna papà Patrizio nell’affascinante mondo agreste, imparando a poco a poco i segreti del mestiere. E dal contatto con le sue pecorelle non c’è solo un possibile lavoro per l’età adulta, ma anche dei valori per la vita.

Tradizioni e valori importanti trasmessi quotidianamente, acquisiti immersi nella natura. Lo sa bene Katia, titolare di un’impresa agricola a Lula, con terreni e circa ottanta pecore, e mamma a tempo pieno. “Portiamo i nostri figli con noi, in campagna, per svagarsi, cambiare aria, staccarsi un po’ dalla routine domestica. E qui imparano la vita e le arti della vita del pastore”. Sette anni per Giampietro, seconda elementare in corso e neonato interesse per il calcio, giocato nella Bittese. “Gli piace tanto studiare e fare i compiti. Poi, di pomeriggio, con il padre va in campagna, sua grande grande passione”.

Dai banchi di scuola alla natura, a contatto con il mondo animale. E Giampietro impara divertendosi, mungendo le pecore e aiutando il padre nella transumanza, così come nella piccole mansioni della pastorizia. “Lui, poi, ha le sue pecore preferite e nonostante siano tante è capace di riconoscerle. E gli piace prendersene cura. Prima ha iniziato il fratello Silvio, 15enne, e ora lui. E ora insieme talvolta fanno a gara a chi ne munge di più”.

Per Patrizio e Katia, oltre alla pastorizia e alle tradizioni, lo studio e la scuola sono importantissimi. “Noi vorremmo che imparasse tutto di questo lavoro e che da grande si laureasse. Magari in Veterinaria o in Agraria, avendo così un quadro completo di tutte le competenze di questo settore”.

Antichi saperi nelle piccole mani di Giampietro, e non lo Smartphone, a differenza di molti suoi coetanei. Anche se, come racconta la mamma, a casa qualche partita alla “Play” non manca mai nel tempo libero. Tutto nelle giuste dosi. “È capitato che con noi venissero anche degli amichetti. E si divertono tutti quanti insieme, tanto che qualcuno di loro quasi non vuole andare via”.

Scuola, compiti, calcio e campagna per Giampietro. E tradizioni da portare avanti, per la gioia dei nonni. “L’anno prossimo pensiamo di fargli seguire un corso di organetto. Se ai bambini le cose non le si insegna da subito, queste si perdono. Anche con la lingua sarda, ad esempio: mio figlio la parla sempre con il padre”.

Ma nel lavoro con le pecore, quotidiano e senza ferie, non c’è solo un mestiere da imparare per Giampietro. A contatto con la natura e gli animali ci sono valori fondamentali per la vita, forse difficili da conoscere per un bimbo di città. Gli esseri viventi, infatti, nascono, crescono, si riproducono, muoiono. È il ciclo della vita, difficile da spiegare a un bambino di sette anni, forse meno arduo farglielo vedere nel mondo agreste. “Io credo che chi cresce così, a contatto con la natura, sia più sensibile da grande. E certo anche più rispettoso nei confronti del prossimo”.

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Fonte: Ogliastra News Mario Marcis