Cristo girava con Pietro nei salti di Baunei. I due ebbero fame e appena videro un uomo che zappava il suo campo si fermarono e gli chiesero qualcosa da mangiare. “Andate avanti”, disse l’uomo, “troverete la mia casa e mia moglie vi darà da mangiare e da bere”.
Proseguirono finché trovarono la casetta e chiesero alla donna un pezzo di pane con un sorso d´acqua. “Un bicchiere d’acqua si può dare, ma il pane bisogna lavorarlo”, rispose la donna. I due si volsero per andarsene, con la bisaccia vuota sulle spalle, quando la donna esclamò: “Aspettate, vi darò qualcosa”. Raccattò un sasso e lo gettò entro la bisaccia di Pietro. Fatto un buon tratto di strada i due si fermarono e Cristo disse a Pietro: “Guarda cosa ti ha dato la donna”. Pietro ficcò la mano nella bisaccia ed esclamò: “E’ un sasso!”. “Allora sopra i sassi vivranno!”, decretò Cristo.
Infatti il paese di Baunei si trova su un territorio sassoso completamente circondato da rocce. Anche l’acqua un tempo scarseggiava a causa della maledizione di Cristo che aveva voluto colpire l´avarizia di quella donna. Ma Baunei fece di tutto per scrollarsi di dosso quella maledizione. L’occasione si presentò quando la peste distrusse il vicino villaggio di Eltili, ricco di terre fertili e di acque abbondanti. Baunei incorporò quelle terre e si appropriò di quelle acque e divenne un paese ricco.
Narra la leggenda che quando la peste si abbattè su Eltili, tanti secoli fa, tutti gli abitanti perirono. Una sola donna riuscì a sopravvivere: Maria Eltili. Con la morte dei suoi compaesani, Maria diventò padrona incontrastata del villaggio e delle terre intorno. Ma si annoiava a star sola. Non sapeva con chi parlare e desiderava vedere persone vive; era brutto abitare in un paese di morti.
Un giorno, stanca di star sola col suo cavallo, decise di recarsi al villaggio di Urzulei e di donare tutti i beni di Etili a questo paese in cambio di ospitalità. Non pretendeva molto, le bastava una casa in cui ripararsi e una capra per avere un po’ di latte tutti i giorni. Sellò il suo cavallo e si avviò in direzione di Urzulei. Lungo il percorso la donna si fermò presso un ruscello per abbeverare il cavallo e per dissetarsi.
Un pastore di Baunei che pascolava in quella zona la vide, le si accostò e le chiese dove era diretta. La donna si mise a chiacchierare con lui e raccontò la sua storia. Quando era bambina Maria fu rapita dai Mori che la portarono in Africa. Qui fu venduta ad un sultano che la tenne per tanto tempo al suo servizio. Il suo soggiorno in Africa durò 40 anni, perciò la ragazzina, diventata donna, apprese usi e costumi di quei popoli e divenne musulmana. Tanti anni dopo, in uno scambio di schiavi, fu rimandata alla sua terra. Tornò ad Eltili ove dovette imparare di nuovo la sua lingua. Vestiva in modo strano, si addobbava con gioielli curiosi, aveva dei tatuaggi ed era tanto diversa dal resto della sua gente.
Il pastore la ascoltò a lungo, nel mentre il sole tramontava, la condusse nel suo ovile ove le offrì ospitalità per la notte. Il figlio del pastore governò il suo cavallo mentre alla donna fu offerto pane di ghiande e ricotta. La mattina seguente il pastore convinse Maria Etili a recarsi a Baunei anziché a Urzulei e la fece accompagnare dal figlio perché le indicasse la strada. Quando furono in vista del paese il ragazzo tornò all´ovile e Maria si presentò al majore di Baunei. Offrì il villaggio di Eltili e tutto il suo territorio e chiese di poter restare in quel paese. Il majore le diede una casetta con orticello, un maiale, una capra e la donna si sistemò nel nuovo villaggio. Gli abitanti si meravigliavano delle sue abitudini e stavano a curiosare per vedere cosa facesse durante il giorno quella strana donna. Maria si affacciava cinque volte al giorno alla finestra della sua casetta e, guardando verso Oriente, gridava: “Allà u mamè!”.
Non riuscivano a capire quel modo di pregare, il suo comportamento sembrava a loro molto strano e la consideravano diversa. Parlava una lingua quasi incomprensibile, il sardo era frammisto a tante parole arabe, adorava Allah e tutti credevano che ad Eltili, per alleviare le pene dei moribondi, avesse fatto s’accabadora. La ritenevano molto esperta in arti magiche e si rivolgevano a lei quando dovevano sciogliere qualche incantesimo o quando avevano bisogno di scacciare gli spiriti maligni.
In Ogliastra si suppone che le misteriose parole che mormorano ancora oggi alcune fattucchiere le abbiano apprese da lei: “adonay, tarabulis, arabonas, eloyn, murgas, jerablem, dalzafios, abrox, balaim, gazal, amen”.
(Fonte : Leggende e racconti popolari della Sardegna, di Dolores Turchi)
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Fonte: Ogliastra News Roberto Anedda