Lo sapevate? I cavallini della Giara discendono dai cavalli selvatici presenti in Sardegna già dal Neolitico.
C’è chi sosteneva fossero di origine araba, altri studiosi hanno teorizzato fossero stati importati dai Fenici, un recente studio ha invece proposto l’ipotesi valida che i cavallini della Giara siano già stati addomesticati dalle popolazioni nuragiche un millennio prima dell’avvento dei Fenici. Sarebbero quindi i discendenti dei cavalli selvatici presenti in Sardegna già dal Neolitico e dei quale sono stati rinvenuti fossili del 6000 a.C. circa.
Occhi neri a mandorla, gambe corte, pelo folto, nero o bruno. Sono i cavallini della Giara. Tra i pochissimi selvaggi nel nostro continente (ci sono anche quelli dell’Aveto in Liguria). Ne sono rimasti circa 600 e rappresentano una delle più grandi attrazioni di questa sub regione. Sono più piccoli e tozzi dei cavalli normali: al garrese sono alti tra i 120 e i 130 cm. Nonostante le piccole dimensioni non vengono considerati come dei pony.
Il cavallino era diffuso allo stato selvatico in tutta la Sardegna almeno fino al Tardo Medioevo, mentre ora si trova solamente nell’altopiano della Giara. Alcuni esemplari vivono anche sul monte Arci, nella riserva naturale di capo Caccia ad Alghero e a Foresta Burgos, dove nel 1971, l’Istituto di incremento ippico di Ozieri ha creato un centro di allevamento e di ripopolamento. I cavallini della Giara venivano usati fino agli anni cinquanta per la trebbiatura del grano in Sardegna.
I quaddeddus, o cavallini, non si possono toccare e raramente si vedono da vicino. Sono indomiti e irrequieti e si raggruppano in branchi (le mandrie sono i raggruppamenti di cavalli domestici) familiari stabili costituiti da un maschio dominante e da una a otto femmine. Vivono a 600 metri d’altitudine su un blocco di basalto formatosi 2,5 milioni di anni fa in seguito a un’eruzione vulcanica, un altopiano che si distende su 45 chilometri quadrati. È un’oasi faunistica protetta, dove pascolano liberi anche 300 bovini (cosa altrettanto rara in Europa). Nelle caratteristiche pinnette (capanne) trovavano rifugio i pastori, anche per 6-7 mesi, scendendo a valle ogni 20 giorni. La Giara comprende quattro comuni: Gesturi, Tuili, Setzu e Genuri, oltre a Genoni (quest’ultimo fuori dalla provincia del Medio Campidano).
Caratteristici della Giara sono i paulis, sorta di laghi poco profondi, che costituiscono riserve d’acqua e cibo importantissime per gli animali. Tra gli endemismi più interessanti ci sono l’erba Morisia monantha e il Lepidurus, minuscolo crostaceo con coda biforcuta, rimasto identico a 200 milioni di anni fa. Una macchia bassa molto folta è sovrastata dalle tre querce principali della Sardegna (sughera, leccio e roverella), che non crescono tantissimo perché sopra il basalto c’è pochissima terra e anche le piante non riescono a svilupparsi tanto in altezza.
Per visitare la Giara, luogo che offre pochi punti di riferimento e quindi è facile perdersi, potrebbe essere utile l’accompagnamento di una guida ambientale molto preparata come Roberto Sanna, della società Jara di Tuili (telefono 348 2924983), che organizza visite per bambini e per amanti del trekking.
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Fonte: Ogliastra News La Redazione