Pensate al caso Higuain di qualche anno fa o a quello più recente di Donnarumma. Pensate a Rajola, agli agenti, ai procuratori. Fatto? Bene, ora dimenticateli, perché Gigi Riva era, ed è, fatto di un’altra pasta. E non perché si trattasse di “altri tempi”, oggi come allora dire no alla Juventus non era mica facile. Eppure Rombo di Tuono i colori rossoblù ce li aveva attaccati come una seconda pelle
Anche nel calcio in bianco e nero la Juventus era sempre la Signora alla quale nessuno diceva di no. Da “core ingrato” Altafini a Sivori, il fascino della Juventus e la corte della famiglia Agnelli era irresistibili allora come oggi. Ma c’è chi dice no. Nell’estate del 1973 Boniperti, presidente della Juve, bussa alla porta del Cagliari per la proposta indecente, chiedendo il bomber di Leggiuno e mettendo sul piatto soldi e giocatori. Due miliardi in tutto, e un ingaggio per Riva da far tremare le vene ai polsi.
Sei i giocatori che la Juve propone ai rossoblù per il passaggio di Riva in bianconero: si trattava di Gentile, Bettega, Cuccureddu, Musiello, Ferrara e Butti, in cambio del solo Riva. I dirigenti sardi nicchiano, dopo i buoni risultati degli anni precedenti, la società inizia ad essere in affanno dal punto di vista economico, e tutti quei soldi e quei giocatori farebbero comodo. La piazza però non gradirebbe, Riva è l’eroe di tutta la Sardegna e cederlo porterebbe quasi a una rivolta.
A chiudere la porta in faccia all’offerta indecente della Juve ci pensò così lo stesso Riva: «Mi vergogno per chi ha fatto queste valutazioni -disse Rombo di Tuono l’estate di quarantaquattro anni fa- Io contro sei, è immorale. Non mi sento di valere sei giocatori, dovrei fare tre gol a partita. Poi ormai io mi sento sardo, non posso tradire questa gente». Trovatelo oggi uno che risponde così.
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Fonte: Ogliastra News La Redazione